|3| INCUBI

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Il buio si era completamente impossessato del cielo, il colore delle tenebre si espandeva così fitto da far perdere il senso della prospettiva, calando una tenda scura lungo il paesaggio. Neanche la luna teneva compagnia alla Terra, in quella notte fredda, sola e silenziosa. Il mio sguardo era rivolto un po' al cielo e un po' in terra, alla ricerca di qualcosa che mi distraesse da quel fluire di pensieri insopportabili che come cavalli impazziti correvano nella mia testa in tutte le direzioni.
- Qualcosa non va? -
La voce allarmata di Reiner spezzò la mia catalessi, mentre con fare sicuro sedeva alla sua scrivania con le gambe accavallate, nella mano destra la penna, alla sua sinistra una sfilza di documenti, mappe, strumenti di scrittura, missioni e l'immancabile taccuino rosso. I suoi mocassini alla destra della porta chiusa a chiave, i miei sandali accanto. La candela soffusa accanto ai suoi fogli era l'unica fonte di luce, grazie alla quale potevo distinguere i suoi occhi dorati osservarmi a metà tra la preoccupazione e la dolcezza. Il suo sguardo era troppo intenso perchè riuscissi a reggerlo nella fragilità di quel momento, così sviai con gli occhi e coprii la mia veste bianca di seta sotto la mantellina rossa di pile, dolcemente la stringevo sul mio petto con le braccia incrociate, sospirando ripetutamente e respirando l'aria nuova che si accomodava dall'esterno nella stanza, affievolendo l'oppressione del silenzio di quella notte senza luna.
- No. Tutto a posto. - risposi.
- A me, non sembra. E' raro quel turbamento sul tuo viso -.
Mi si curvò un sorriso sulle labbra, mi stiracchiai poi, stendendo tutti i muscoli ed i tendini, ingannando il nervosismo. Non ricevendo risposta, Reiner posò la penna e, dopo una strizzata agli occhi, lo vidi lentamente dirigersi verso di me.
- Vieni con me - propose, tendendomi la mano.
- Dove? -
- A fare una passeggiata -.
Ero curiosa di capire cosa gli passasse per la testa, ma non era imprevedibile e se lo conoscevo almeno un minimo, aveva intenzione di farmi aprire. Una volta usciti di casa, lui frugò un po' nel ripostiglio e, dopo qualche minuto, tirò fuori una lanterna che accese e, con quella, ci addentrammo verso la fiancata della collina, lungo il percorso selvaggio che portava alla cima della stessa. Intanto ero aggrappata al suo braccio sinistro e tranquillamente camminavo al suo stesso passo, tirando di tanto in tanto con i piedi qualche sassolino, e tenendo la mantella rossa chiusa sulla scollatura della mia veste. La fiamma illuminava la strada e potevo osservare, nel raggio di un mezzo metro, il percorso che dal buio si mostrava: era una strada ciottolosa, contornata dall'erba un po' fresca e un po' sciupata, alla fine della quale si trovava una zona pianeggiante e a strapiombo: fu lì che
mi accomodai a terra, sistemando con cura la mia larga gonna e, senza neanche accorgermene, venni avvolta dall'abbraccio di Reiner, che una volta conficcata la lanterna nel terreno, mi avvolse col suo corpo alle mie spalle.
- Luce e calore -. Disse sfregandosi le mani, per poi avvolgermi nelle sue grandi braccia possenti e sicure. Sentii le sue labbra schioccare un bacio sulla mia testa e lentamente mi lasciai andare.
Tirai un grosso respiro, mentre un venticello freddo pizzicava sulla mia pelle protetta dalla mantellina. Il mio futuro marito mi guardava sorridente.
- Stai meglio? -
- Si...-
- Allora, avevo ragione, avevo capito che qualcosa ti sta turbando...-
Mi fece ridere l'idea di essere caduta in una innocente trappola, ma non aggiunsi nulla.
- Ti vedo soprappensiero dall'ultima crisi epilettica che hai avuto la settimana scorsa. Se non stai bene, ti prego, dimmelo...-
Si disegnò una piccola smorfia di disapprovazione sul mio volto: aveva già tanti problemi e pensieri che lo tormentavano, non avevo alcuna intenzione di essere l'ennesima preoccupazione, ma non potevo rivelagli ancora la verità. Così optai per quella che mi sembrò la strada meno cattiva, ovvero una "mezza verità", che mi perseguitava da oramai due anni.
- Sto bene, davvero. E' solo che...Quegli incubi hanno ricominciato, ed ho paura di addormentarmi...-
- Di nuovo? -
Le sue dita si intrecciarono con le mie e sentii il calore del suo fiato sulla mia spalla.
- Si...-
- Perchè non me lo hai detto? -
- Non volevo che ti preoccupassi...-
- Mi sto preoccupando lo stesso. Cosa hai sognato, stavolta? -
- Di nuovo quel piccolo distretto devastato da quei mostri giganti che mangiano le persone, ma ieri ho visto anche quello che sfonda il muro con una spallata. È veramente orribile, ma come se non bastasse, si è aggiunta agli incubi gente malata, corpi mutilati, deturpati, operazioni, infezioni, poi sogno di continuo di essere sotto processo... -.
- Capisco - .
Il piede di Reiner iniziò a muoversi nervosamente, mentre la sua fronte grondava di centinaia di goccioline di sudore e le sue mani, ugualmente, divennero appiccicose. Contro la mia schiena potevo sentire il suo cuore pulsare ritmicamente, sempre più forte.
- Sono solo incubi - aggiunse - forse sei solo...stressata, forse i preparativi delle nozze, oppure l'ansia oppure, il tuo lavoro, no? Hai assistito a qualche operazione che ti ha lasciata particolarmente scossa? -
- Non...non credo, io pensavo per lo più...- mi morsi le labbra - ad una proiezione dei ricordi del mio passato - sussurrai, poi. Calò il silenzio per qualche istante.
-  Non può essere -. Rispose lui deciso. Mi staccai dalla sua schiena e mi girai verso di lui, fissandolo negli occhi.
- Reiner...- chiesi, con le mani aggrovigliate al suo collo - Mi parleresti ancora dell'attacco terroristico? -
- Maria, sei già stressata! Sei proprio sicura di voler riascoltare questa storia? -
Domandò, stringendo forte le mani sui miei fianchi.
- Si...-
Lui sbuffò, portando il viso verso la destra.
- Insomma - aggiunse in tono nervoso ed aggressivo, tornando a guardarmi con aria piuttosto irritata - Per quale motivo vuoi continuare ad ascoltare quella storia?! Cosa ti manca adesso, qui, nella tua nuova vita con ME, per quale ragione vuoi andare a scavare nel passato? Sei scomparsa per OTTO ANNI, Maria! Stai ricominciando tutto da capo, perchè vuoi continuare a torturarti per scoprire cose che forse in realtà non scoprirai mai!? E ammesso e non concesso che tu lo scopra, come ti sentiresti se tu scoprissi che in questo lungo arco di tempo sei stata solo prigioniera, o peggio,  vittima di violenze? Perché rovinarti un'esistenza che potevi vivere serenamente, perché!? -
Irritata dal suo tono ed indolenzita dalle sue mani che mi stringevano sempre più forte, lo gettai all'indietro facendolo cadere.
- Mi stai facendo male! - gridai, alzandomi in piedi - E poi... - aggiunsi, pulendomi la gonna dal terriccio - Non mi manca niente, con te - Risposi seccata con le mani ai fianchi, mentre un groviglio fece capolino nella mia gola, portandomi un forte dolore che sfogò in qualche lacrima - Sono felice e non smetterò mai di ringraziarti per avermi rimessa nella società...- presi un profondo respiro per impedire alla voce di tremare, articolando a fatica le parole a cause del pianto  - Ma non puoi usare questa scusa come ricatto morale, davvero non riesco a credere che tu sia così egoista! -
Istintivamente scappai, irritata  e disgustata dal suo comportamento inaspettato.
- Ehi! Aspetta! -
Potevo sentire la sua voce supplicante in sottofondo, ma posai le mani sulle orecchie per non ascoltarlo, camminando a passo svelto in direzione opposta alla sua, sentendo rimbombare il rumore dei ciottoli smossi dalla mia camminata veloce. Ma durò poco, mi raggiunse nel giro di pochi istanti, sentivo la pressione della sua mano sul mio polso e d'un tratto ero chiusa nella stretta delle sue braccia.
- No! - urlò, tenendomi a sé - Non è questo quello che voglio, non potrei mai ricattarti! Ho solo paura che tu possa rimanere traumatizzata, non voglio che tu veda cosa c'è dietro, non voglio perderti, non di nuovo!-
Respiravo a fatica, col volto schiacciato sul suo petto. Mi sentivo irritata, quasi non credevo alle sue parole che, però, mi diedero tanto, tanto da pensare.
- Se non vuoi che io sappia - annunciai, staccandomi dal suo abbraccio - significa che tu SAI. Sai da dove vengo e sai chi sono, sai cosa mi è successo. E poi, perché hai paura di perdermi, se tra due giorni ci sposiamo? -
Reiner si morse le labbra, guardandomi a stento negli occhi. 
- So bene tu chi sei - rispose col suo solito tono deciso - ti ho raccontato già la nostra vita prima dell'attacco terroristico. Ma non so cosa ti sia successo dopo quest'ultimo, ed è quello che non voglio tu ricordi, te lo ripeto, perchè non capisci che io voglio solo proteggerti? -
Alzai un sopracciglio, qualcosa dentro di me si scatenò.
- Sei incoerente- aggiunsi, senza un briciolo di pietà per la sua espressione spaventata - Dici a me che sono io quella strana, in questi giorni, ma ho la netta sensazione che sei TU, qui, che mi stai nascondendo qualcosa. Non mi è mai tornata la storia che mi hai raccontato, per questo voglio che tu me la racconti spesso! -
Ferito e rassegnato, Reiner si sedette a terra e con una nota di dissenso, cominciò, per l'ennesima volta, a raccontare quella che lui diceva essere la mia vita, prima che perdessi la memoria...

Armin, All in! - Cambio le regole del gioco  -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora