Il sangue rimane sulle lenzuola pulite...

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Se ne andava in giro vestito come al solito.

Giaccone grigio, guanti senza dita neri, pantaloni e scarponcini anche quelli neri con un cappello bianco ben calcato sul capo in cui erano infilati i capelli e un paio di occhiali scuri per nascondere gli occhi.

Aveva le cuffie sulle orecchie mentre ascoltava le sue canzoni preferite in un loop infinito: "Shounen yo Gekka wo Hashire", in inglese chiamata "Boy, run under the moonlight" e "Darkness my Sorrow".

Mimava le parole delle due canzoni giapponesi con le labbra e non fece caso alla strada.

Risultato: si era scontrato contro un ragazzo, era caduto e, come se non bastasse, gli occhiali erano finiti sul marciapiede mentre il cappello si era spostato.

Il ragazzo in questione si era voltato per dirgliene quattro ma si fermò alla vista di quel ragazzo: l'enorme giaccone nascondeva la sua magra figura, i guanti gli fasciavano le mani così come i pantaloni con le gambe.
Era tremendamente magro.
Ma quello che lo colpì di più furono gli occhi: capì che il ragazzino albino soffriva di eterocromia segmentaria.

Il ragazzino restò a guardare lo sconosciuto dai capelli corvino per poi, in fretta e furia, aggiustarsi il cappello, inforcando gli occhiali e facendo un piccolo inchino seguito da un flebile "scusa". Dopodiché si voltò e riprese a camminare per la sua strada.

***

Il ragazzo albino arrivò al supermercato dove comprò qualcosa da mettere sotto i denti: non aveva assolutamente voglia di tornare a casa...

Per mangiare si fermò in un parco seduto su una panchina.

Adesso nelle sue orecchie risuonava Asphyxia di Co Shu Nie.

Dopo aver mangiato si trattenne nel parco per un paio d'ore per poi tornare di malavoglia a casa.

Appena varcata la soglia della casupola, un uomo dai capelli scuri gli venne incontro a passo svelto per poi mollargli un ceffone in pieno viso.

Quello doveva essere il "padre" dell'albino ma un essere che mena il proprio figlio non è da considerarsi tale.

Mentre il ragazzo cercava di fuggire verso la sua stanza, continuò ad essere picchiato dall'uomo.

All'improvviso afferrò con una mano i capelli bianchi del ragazzo e con l'altra un paio di forbici per poi iniziare a tagliare via i fili argentati sbraitando qualcosa riguardo alla moglie e ai sui capelli chiari.

Il ragazzino riuscì a liberarsi per miracolo e corse zoppicante verso la propria cameretta, che era piccola come uno sgabuzzino.

Con le lacrime agli occhi si lasciò cadere sul materasso e, portandosi una mano ai capelli, cominciò a piangere.

Pianse per quella situazione e per il dolore alle gambe.

A fatica si alzò e diede un'occhiata all'angolo della stanzetta: le stampelle erano ancora lì perciò il giorno dopo sarebbe potuto uscire.

Poi volse lo sguardo verso le lenzuola che aveva cambiato il giorno prima trovandole, ancora una volta, macchiate di rosso.

Sangue secco.

Perché si sa... Il sangue resta anche sulle lenzuola pulite...


















Ecco il primo capitolo!!!
Fatemi sapere cosa ne pensate e se volete che la continui.
Volevo inoltre informarvi che la storia si ispira ad una serie di canzoni di Melanie Martinez e che i capitoli di questa avranno i nomi dei versi di Sippy Cup.

Comunque le canzoni che ascolta il nostro caro Sushi-Roll sono queste :

Questa è Shonen yo Gekka wo Hashire

Questa è Darkness my Sorrow

E.....

Questa è Asphyxia di Co Shu Nie e opening di Tokyo Ghoul: Re

Sippy Cup -Shin Soukoku- [SLOW UPDATE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora