Scacco Matto

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-Perchè oggi.
Non me lo dice come una domanda, quanto come un'affermazione. Non ho mai sopportato questa donna, crede di sapere ogni cosa meglio di me. E forse è così, altrimenti non correrei in questo studio ogni volta che mi ritrovo in situazioni del genere. Mi sembra di venire risucchiato in un enorme buco nero, al cui interno giaciono coloro che, proprio come me, riescono a scorgere solo un dolore opprimente nel proprio cuore.
-Vuole proprio che lo dica?
Perchè sono venuto qui? Nella speranza di potermi sentire meglio? Non voglio parlarne, non voglio rivivere di nuovo quel momento. Mi pare di essere tornato al periodo dopo la guerra, quello dove ogni notte ero assalito da incubi terribili. Solo che ora è diverso. Il mio cervello non fa che riportarmi al tetto della Bart's, in un susseguirsi di immagini astruse e parole apparentemente casuali. Come,ad esempio, la parola "biglietto". Non riesco a pronunciarla, anche solo il pensiero mi fa girare la testa, e vengo preso da un dolore lancinante al petto.
-Era diciotto mesi fa l'ultimo appuntamento.
Ha ragione, come darle torto? Ma da quel giorno, dal giorno in cui lo incontrai per la prima volta, da "Afghanistan o Iraq?", non ho fatto altro che migliorare. Sapevo di stare bene, ogni momento passato con Sherlock non faceva che giovare alle mie condizioni.
-Li legge i giornali?
Non si è parlato d'altro, ultimamente. La notizia ha, fin da subito, destato un certo scalpore nella cittadina Londinese. Eppure, nessuna delle teorie sui giornali assomiglia minimamente alla realtà. Hanno aggiunto dettagli inverosimili, discorsi inesistenti, azioni mai accadute. E, come se non bastasse, devo continuamente evitare i giornalisti che, senza il minimo accenno di delicatezza, mi fanno domande sull'accaduto. Perchè io ero lì. Io so cos'è successo davvero, non loro. Allora perchè non faccio luce sull'accaduto? Semplice, perchè voglio tenere tutto per me. Le sue parole, voglio che rimangano solo mie.
-A volte.
Eccola di nuovo, quell'espressione di superiorità. L'ho vista molte volte sul viso delle persone che hanno provato a consolarmi, nell'ultimo periodo. Credono di sapere come mi senta, che cosa provi. Ma no... Nessuno poteva sapere cosa fosse realmente Sherlock Holmes per me. E, a dire la verità, fino ad ora nemmeno io lo sapevo davvero. Eccolo, il "troppo tardi" che viene descritto nei film o nei romanzi.
-La guarda la tv? Lei sa perchè sono qui. Sono qui perchè...
Silenzio. Non riesco e non riuscirò a completare la frase. Sento le lacrime che minacciano di uscire copiose dai miei occhi. Anche lui piangeva, quel giorno. Percepivo la sua voce rotta dal pianto, attraverso il telefono, mentre lo fissavo terrorizzato. Quella sua facondia che sempre lo aveva accompagnato, era stata trascinata via dal vento, lo stesso vento che si era messo a sferzare i capelli e il cappotto di Sherlock, come se stesse cercando di abbracciarlo, mentre lo accompagna verso il duro e gelato suolo, quello dove il suo sangue, di un rosso cremisi e lucente, si era versato per l'ultima volta.
-Cos'è successo John.
Lei sa cos'è successo. Perchè vuole farmi questo? Non è già abbastanza difficile così? Stringo le mani attorno ai braccioli della poltrona su cui sono seduto. Nella mia testa scorrono dei ricordi, troppo velocemente per soffermarmici a lungo, ma abbastanza lentamente per far tremare la mia voce.
-Sherlock...
Chiudo gli occhi. Il cuore batte velocemente, il sangue scorre rapido nelle vene e arriva al cervello. Il mio petto si alza e si abbassa come un mantice impazzito. Mi serve una via d'uscita da tutto questo, o crollerò. Dovrei essere il soldato che tutti si aspetterebbero, che lui si aspetterebbe.
-Deve riuscire a dirlo.
Non posso farcela, non di nuovo. Sono in un maledetto labirinto, e continuo a trovarmi davanti allo stesso bivio: parlare o tacere? Permettere di essere aiutato o continuare ad agire di testa mia? Esiste davvero qualcuno che possa salvarmi dal vuoto in cui quell'idiota di un consulente investigativo mi ha abbandonato?
-Il mio migliore amico, Sherlock Holmes, è morto.
Non c'è nessuno e probabilmente nessuno verrà a consolarmi, non come nelle storie d'amore. Questa è la cruda realtà, quella che ti fanno scoprire buttandotela in faccia, come un secchio di acqua gelata dove, in questo caso, l'acqua non è altro che un semplice "È questo che le persone fanno, lasciano un biglietto". Un'altra delusione John, un altro rifiuto, uno dei tanti da aggiungere alla lista. Uno che mi sono cercato però, perchè interessarmi a lui è stato un gioco, un gioco sbagliato che usavo per divertirmi, ma giocando le cose si sono fatte serie ed ora sono qui, ho perso la partita.

Scacco matto.

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