#Chapter 4.

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Seguo Marcus all'interno della tenda di controllo e dopo poco arriva anche Elias.

"Dicci tutto." È Elias a parlare. Io mi appoggio a uno dei tavoli, braccia incrociate, curiosa di quello che hanno da dirci, o da chiederci di fare.

"Il ragazzo non vuole parlare. Non sappiamo nemmeno il suo nome, né tantomeno da dove arrivi. Non sappiamo se faccia parte di qualcuno al di sopra di noi, o se invece si stia allontanando da qualche altro campo di superstiti."

"Se fosse veramente del mondo di sopra non lo avrebbero mai lasciato qui, a morire da solo. Ho visto una brutta ferita al torace prima, credo un coltello o comunque qualcosa di molto affilato. Si è battuto con qualcuno." Dico io ricordando le bende sporche di sangue sul corpo del ragazzo.

"In ogni caso dobbiamo scoprire chi sia. Se lui sta dalla LORO parte, non possiamo permetterci di tenerlo nel nostro campo."

"Elias ha ragione. Dicci cosa dobbiamo fare Marcus." Zack da ragione a mio fratello, mentre io ho già paura della risposta.

"Il ragazzo non vuole parlare? Non servirà. Elias, Raili, potete fare qualcosa?"

"Certo!" "NO." Tutti si girano verso di me. Elias mi guarda stranito.

"No? E perché?" chiede Marcus incrociando le braccia muscolose e piene di tatuaggi al petto.

"Il ragazzo ha qualcosa che non va. Prima c'è stato un momento, dove siamo entrati in contatto e... Non ho visto nulla. Niente. Non so cosa sia, è simile al muro che fa Adam quando cerca di proteggere qualcuno, ma il muro del ragazzo è come se fosse un enorme buco nero. Non ho visto niente. Né del suo passato, né del suo futuro."

"Ora che ci penso, fin quando tu non hai aperto la mente e ti sei messa in contatto con me, io non ho percepito alcun pericolo. Non l'ho sentito nemmeno io."

Marcus ci guarda, poi si rivolge a Richard e Amanda: sono i ragazzi che "studiano" i nostri "poteri" e che creano i test psichici.

"Che cosa si fa in questi casi? C'è una specie di interruttore della luce, o qualcosa del genere che possa aiutarci?"

"Dacci 2 giorni. Lo terremo in isolamento, lo studieremo e proveremo a capire di cosa si tratta." È Amanda a parlare.

"Bene. E ora tutti fuori, i grandi hanno bisogno di parlare di cose da grandi." Dice Marcus sbattendo le mani. Con uno sguardo e un cenno saluto Zack, per poi uscire dalla tenda.

Come in una processione io e i ragazzi ci dirigiamo ognuno verso la propria tenda, tranne Elias che, non volendo probabilmente parlarmi, si dirige insieme ad Irina in quella della ragazza.

Quando arrivo alla mia, però, non faccio nemmeno in tempo ad entrare che vengo assalita dalle braccia di mia madre.

"Che cosa è successo? Stai bene? Sei ferita?" mia madre è una donna stupenda. I suoi folti capelli castani le arrivano ormai sotto le spalle, i suoi occhi verdi, invidiati da tutti, ora sono impregnati di lacrime, preoccupati per me, e le sue braccia, se pur esili molto forti, sono ancorate al mio collo come per assicurarsi che io sia ancora tutta intera.

"Mamma, mi stai strozzando." Dico io con un filo di voce. Ma lei non sembra demordere.

"Sto bene, non mi sono fatta niente. Ma tu come fai a saperlo?"

"Elias mi ha detto ogni cosa. Ha ragione Raili, Zack ha le sue colpe." Ovvio, mio fratello aveva fatto la spia, e sapendo di essere il cocco di nostra madre non perde un'occasione per essere lodato da lei.

"Oh, ora ti ci metti pure tu? Perché nessuno riesce a capire che sto bene?!" dico io districandomi dall'abbraccio definitivamente.

"Sei troppo impulsiva. Non devi mai, mai andare in giro da sola là fuori. Non sai mai cosa o chi puoi trovare." Ecco che parte la sgridata.

Blossoming. (#Wattys2018) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora