Il foglio era interamente bianco. Non una frase, non un disegno, nemmeno un segno di penna che riconducesse a un messaggio.
A quanto pare il mio istinto questa volta non mi aveva condotto sul mio sentiero.
Eppure nonostante quella fosse l'evidenza, il mio cuore ci credeva, credeva pienamente in quell'insignificante aereoplanino; ne era sicuro. E come la vita mi aveva dimostrato fino ad allora... si sa che il cuore ha sempre ragione.
Così, per nulla deluso o insoddisfatto, mi ritrovai disteso ad osservare il soffitto della mia stanza.Mi scossi solo quando mia madre mi chiamò per accompagnarla a fare la spesa. Allora feci ricorso a tutta la mia buona volontà per mettermi in piedi e far funzionare quei muscoli che imploravano pietà per tutti gli allenamenti dell'ultimo periodo.
La mia città era una città di mare, un porto tra i più famosi nel paese e, come tale, vantava un'enorme zona portuale: il porto costeggiava tutta la città da est a ovest e forniva gli attracchi sia per le navi mercantili che per gli ultimi modelli di crociere grazie a cui la città era popolata di turisti provenienti da tutte le nazioni.
Non c'era da stupirsi quindi che il nostro supermercato si trovasse sul porto, esattamente all'interno del terminale dei traghetti.
Lasciata la macchina nel parcheggio, ci incamminammo e, come mio solito, mi arrestai per qualche minuto dal parapetto per osservare il mare.
Le onde si infrangevano dolcemente sulle banchine e il vento primaverile tirava portandosi con sé il profumo dei fiori. Le macchine avanzavano a passo d'uomo in attesa del proprio turno di posteggiare e i turisti affollavano gli ingressi pedonali ai piani superiori; l'estate era vicina e già si poteva sentire nell'aria.Mamma era ormai dentro da qualche minuto e se non l'avessi raggiunta avrebbe iniziato a preoccuparsi, così decisi di tornare sui miei passi.
Proprio in quel momento però, un petalo mi si posò sul naso e catturò la mia attenzione. In quell'esatto istante inciampai: un bambino era finito tra i miei piedi perché cercava di raccogliere qualcosa. Mi accovacciai allora e presi quell'oggetto; era un aeroplanino in carta colorata e sul fianco per un attimo intravidi una scritta:"Trust me"
L'ultima cosa che ricordo furono dei profondi occhi grigio azzurri, poi il fischio del capotreno e la partenza.