1. Con le mani in mano.

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Alla Sword & Cross era tutto normale. Una mattina dei primi giorni di autunno, grigia e piovosa. Non era passato molto dall'incidente e dalla fuga di Daniel e Lucinda dalla scuola. Anzi, erano giusto 5 mesi.
Da quel giorno Arriane e Gabbe erano sempre tormentate dall'idea che la loro amica fosse morta. A Roland e Molly poco importava della sorte della ragazza, che non avevano quasi mai considerato come un'amica o qualcosa di prezioso, non facevano alto che disprezzarla e forse spaventarla.
Un'unico ragazzo in un bivio, tra i suoi problemi con la scuola e il pensiero dei due "fuggitivi", in disparte da tutto e da tutti, stava nel cimitero, seduto sotto un albero di pesche, accanto alla recinzione mezza argentata e mezza arancione per la ruggine.
Cam.
Quegli ultimi giorni, da quando Luce scelse Daniel al suo posto, era turbato. Il motivo? Lucinda. Sì, ma non solo. Nella scuola non era cambiato molto, a parte la loro assenza.
Da poco, quando nessuno la frequentava, Cam, si era messo ad andare in piscina, cosa che lui non avrebbe mai fatto prima di quei giorni. Sentiva che qualcosa stava per accadere. Ma ancora non sapeva cosa.

Nei pochi minuti di tregua dalla pioggia soffiava un leggero venticello carico di odori, i soliti che si manifestavano in quella zona del cortile della scuola. La campana suonò il cambio dell'ora.
A Cam non faceva più piacere andare a lezione.
Gli altri frequentavano come se non fosse successo niente nel corso dell'anno, ma ogni tanto gli argomenti della lezione di filosofia della religione, siccome la scuola non aveva ancora trovato chi potesse sostituire Miss. Sophia, divagavano con domande del genere "Luce sarà viva?" o "Si sarà fatta nuove amiche Luce, dovunque Daniel l'abbia portata?".
Arriane e Gabbe erano sempre insieme, qualche volta avevano anche l'onore di avere in più la compagnia di Roland o per qualche eccezione di Cam, che cercava sempre scuse per evitare discorsi scomodi o argomenti poco appropriati, Molly non era palesata, visto il suo carico di arroganza nei loro confronti ma soprattuto in quelli di Cam.
La scuola si era fatta più silenziosa e tetra in quei periodi.
Non era arrivato nessun nuovo studente, né professore, sembrava che tutti coloro che stavano nella Sword & Cross fossero stati abbandonati. Le regole erano sempre le stesse. Non era cambiato assolutamente niente.

I giorni passavano, le lezioni annoiavano e le feste? Le feste, per quello che si poteva festeggiare le organizzava Roland, non ci andava tanta gente. Arriane stava chiusa in camera, e valeva lo stesso per Gabbe e Cam.

                                                                                                  ⚜

Nel cielo rimbombò un tuono, le nuvole erano nere e cariche di pioggia.
Le luci della biblioteca erano accese, sul tavolo pigne di libri sulla guerra tra angeli e demoni, bicchieri di caffè, quaderni con appunti e penne di ogni genere.
Appoggiata su di un gomito Arriane stava leggendo alcune righe a Gabbe, che stava in piedi davanti ad uno scaffale in cerca di altri libri.
«Forse è sbagliato...?» Arriane tolse lo sguardo dal libro
«Sbagliato? Pensi che Luce possa scappare alla morte?» la fissò Gabbe
In quel momento stava passando Cam davanti alla porta della biblioteca, sentendo ciò che si dicevano le due ragazze entrò
«È impossibile! Luce non può scappare da Lucifero, e lo sapete benissimo!» cercò di stare calmo, mentre si sedeva sulla poltrona che stava in mezzo ad un tappeto difronte ad una scrivania tutta in disordine.
«Lo so, Cam...» rispose Arriane «...penso solo che, magari, ci può essere un modo o una soluzione per farla star qui con una sorta di protezione...» si rimise sotto con la lettura, sfogliando e risfogliando il libro.
«Non penso.» chiuse gli occhi sprofondando nella poltrona
«Mmm...» mugugnò Gabbe, sempre un po' scontrosa con Cam.
«Io penso il contrario, come fai a dirlo tu che stai dalla sua parte?» fece seccata.
Cam riaprì leggermente gli occhi, giocando con il suo plettro verde con il numero della sua stanza, la 44, lasciando un occhiata a Gabbe per poi rialzarsi e dirigersi verso la porta
«...ah, e comunque, cara Gabbe, non sono più dalla parte di Lucifero già da un bel po'...!» finì lui chiudendosi dietro le spalle la porta.

Il corridoio era deserto, se non per dei fogli che sventolavano sulla bacheca di sughero per la corrente, un leggero sibilio passava da sotto le porta dell'ingresso.
Era ormai sera, tutti erano chiusi nelle loro stanze, Randy stava passando davanti ai dormitori per essere sicura che tutti si stessero per coricarsi. Si fermò davanti a una porta dal quale usciva musica dal volume un po' troppo alto per i suoi gusti. La 44.
Bussò con violenza.
«Cameron Briel, spegni questo casino!» strillò
«Hai suoi ordini, capo...» rispose Cam con voce bassa e assonnata, dopo la sua "gitarella" in biblioteca si era recato nella sua stanza e stranamente si era addormentato.
Nel frattempo Randy se ne era andata.
Non avendo la minima voglia di riaddormentarsi, con uno scatto varco la soglia della camera chiudendo velocemente la porta. Appena arrivato all'ingresso corse verso la piscina. Se non poteva ascoltare la musica a quell'ora, poteva intrufolarsi in piscina. La piscina era l'ultimo posto dove voleva stare in quel momento, ma visto che per Randy il volume era troppo alto e il sonno non si manifestava in lui...
Cam, da solo in piscina, lui che mai si sarebbe messo in costume, ora era immerso nell'acqua. A riflettere e a pensare il minimo a Luce, a tutti i momenti sbagliati alla collana con il serpente. Non era il momento per lui di stare in quello stato, non poteva permetterselo. Non poteva rendersi così invulnerabile. Aveva bisogno di staccarsi dalla sua parte demoniaca, ne era stanco.
Al limite.
Anche se forse era soltanto colpa di Gabbe e di ciò che si erano detti in biblioteca quel pomeriggio.
Sapeva di non voler obbedire più a Lucifero. Ma sapeva anche che voleva trovare un modo per poter riportare Luce e Daniel, pur non sopportandolo, alla Sword & Cross, chiedere a entrambi scusa.
Si immerse con la testa, trattenendo il respiro, gli occhi chiusi.
Addosso aveva ancora quella strana sensazione. Qualcosa che doveva capitare. Qualcosa che doveva arrivare.

Nel cielo, erano scomparse le nuvole di quella mattina, il manto stellato e la luna che illuminava tutto il complesso dell'istituto. Circondato dal silenzio più totale. L'unica e sola persona sveglia in quella desolata notte era Cam.
In piscina, nel bel mezzo della notte.

Caduti ~ FallenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora