Jungkook
Chiudo lentamente alle mie spalle la porta di casa sperando che nessuno mi senta e guardo le chiavi che ho in mano.
Nessuno dovrebbe accorgersi della mia momentanea assenza, la mia famiglia non mi cerca dopo le 23, pensa che io dorma.
Scendo le scale ed esco.
L'aria fresca notturna mi investe e io faccio un respiro profondo.
Sono stanco. Non ce la faccio più a studiare. Domani ho un compito di chimica e il mio cervello sta esplodendo. Una passeggiata probabilmente mi aiuterà. Dopo tornerò a studiare.
Non so dove andare, decido semplicemente di camminare e godermi l'atmosfera tranquilla.
Mi immergo nei miei pensieri. So che è sbagliato. So che dovrei lasciare la mente libera per farla riposare. Ma per me è impossibile, non riesco a non pensare.
Ed è un errore, perché dopo una decina di minuti sbatto contro qualcuno.
Alzo velocemente la testa. Il mio sguardo era concentrato sul suolo.
<<Dio, scusami!>> dico subito. Il ragazzo che ho scontrato è caduto e adesso è seduto sull'asfalto.
<<Cazzo, mi dispiace!>> dico ancora. Mi abbasso vicino a lui. È minuto, per cui è plausibile che io gli abbia fatto male.
<<Scusami, davvero, non guardavo dove stavo andando! Mi dispiace...>> sono un cretino. Continuo a blaterare scuse ma lui non mi risponde. Si pulisce le mani sui pantaloni e si stropiccia gli occhi. Finalmente borbotta e riesco a percepire un <<Coglione...>>
Sospiro. <<Ti ho fatto male?>> gli chiedo.
Lui scuote la testa e alza lo sguardo. I suoi occhi incontrano i miei e io perdo un battito. Ha la pelle molto pallida e i capelli scuri. Quello che ha addosso penso sia il suo pigiama. Nonostante abbia l'aria da malato è un bel ragazzo. Avrà all'incirca la mia età.
<<Ti-ti aiuto ad alzarti.>> Lui mi porge le mani e io gliele afferro tirandolo su, è parecchio leggero.
<<Stai bene?>> lo guardo. Il lampione sopra le nostre teste lo illumina meglio adesso, e noto le sue profonde occhiaie.
Mi guarda per qualche secondo prima di annuire. Non mi sembra arrabbiato.
<<Hai bisogno di qualcosa? Se sei libero per farmi perdonare almeno fatti offrire qualcosa...>> Rifletto. Cosa posso offrirgli a quest'ora? Un caffè sarebbe un'idiozia. Forse vagabonda di notte perché non riesce a dormire e un caffè peggiorerebbe la situazione.
Sempre se non ha qualcosa da fare. Ma cosa avrebbe da fare in giro con il pigiama?
<<Offrimi da mangiare.>> mi dice schietto.
Io annuisco. Grazie al cielo prima di uscire ho preso il portafoglio.
<<Dove vorresti mangiare?>> gli chiedo. Molti pensieri mi frullano in testa.
A quest'ora non ci saranno aperti molti posti per mangiare, può darsi che qualche tavola calda sia aperta.
<<Dove ti pare...ho fame>> mette le mani in tasca e mi guarda attendendo un esito.
Non penso che prima fosse diretto in un posto per mangiare. Non ha nulla con sé. A meno che non abbia qualche soldo nelle tasche della sua enorme felpa.
<<Ci dovrebbe essere un locale aperto poco lontano da qui...>> comincio a camminare e lui mi segue.
Potrebbe anche essere un ladro o un assassino ma non ho molta paura di lui. Sembra davvero fragile e io ammetto di essere forte.
Se deve succedere qualcosa saprò difendermi.
<<Ehm...come ti chiami?>> forse sapere il suo nome sarebbe il minimo della cortesia prima di offrirgli qualcosa.
<<Non ti interessa.>> adesso sembra irritato.
Ho detto qualcosa di sbagliato? Perché non vuole dirmi il suo nome?
<<Evitiamo i convenevoli per conoscerci. Non ci rivedremo mai più.>> aggiunge.
<<Oh>> è tutto quello che riesco a dire.Continuo a camminare.
<<Perché sei in giro a quest'ora? Eri a qualche festa?>> mi chiede annoiato.
<<No...avevo bisogno di fare due passi. E tu?>>
<<Idem.>> mi risponde. Si guarda intorno, sembra parecchio attento a tutto ciò che gli sta intorno.
<<Perché questo, invece, mi interessa?>> gli chiedo.
<<Non è qualcosa di poi così personale, no?>> continua a osservare tutto.
<<Ehi...hai paura che succeda qualcosa?>>
Lui scuote la testa e mi risponde: <<No, voglio solo ricordarmi di quello che vedo.>>
<<Ricordarti? Perché?>> Cosa significa? Non ha alcun senso. O forse sono io che ho la mente poco profonda per riuscire a trovarglielo.
<<Questa è una domanda personale.>>
Sono confuso. <<Quali sono le domande personali e quali no?>>
<<Tu fammi le tue domande, deciderò io se rispondere o meno.>> lo sento ridacchiare e il cuore mi si riscalda un po'. Accenno un sorriso.
<<Mmh... Ti piace il blu?>>
<<Il blu?>> mi chiede e ride un po' di più. <<Hai un pessimo senso dell'umorismo. Doveva essere una battuta?>>
<<Sì, ma non è così pessimo se hai riso.>>
<<E comunque il mio colore preferito è il nero.>> mi dice.
<<Questo non è personale?>>
<<Taci.>> lo vedo sorridere. Ha un sorriso tenerissimo. Sembra quello di un bimbo. Fa sorridere anche a me.Arrivati davanti alla tavola calda tiro un sospiro di sollievo. Nonostante sia molto tardi è aperta comunque.
Apro la porta e lo faccio entrare per primo, poi lo seguo.
Qui fa molto più caldo. Il locale è vuoto. C'è solo un cameriere al bancone che guarda il suo cellulare.
Ci sediamo ad un tavolo, uno di fronte all'altro e gli passo il menù. Lo apre e gli scompare dietro.
Nessuno mi ha ancora chiamato, ne deduco che a casa non hanno ancora notato la mia assenza.
Appoggio il mento sulla mano e mi guardo intorno.
Qui vengo spesso. Dopo scuola almeno due volte alla settimana pranzo qui con i miei amici e non è male. Il cibo è buono.
Uno dei miei amici, Jimin, ci prova sempre con la cameriera.
Il ragazzo che ho davanti abbassa il menù e in tono solenne mi dice: <<ho scelto.>>
Il cameriere lo sente e si avvicina: <<Cosa volete ordinare?>>
Il ragazzo di fronte a me ordina del pollo e io prendo solo del caffè. Il cameriere si allontana.
<<Raccontami qualcosa, mi sto annoiando a morte.>> mi dice. La voglia di conoscere il suo nome aumenta. Non so perché, so che non è importante.
<<Cosa vuoi che ti racconti?>> gli chiedo. Lui mi imita poggiando il mento sulla sua mano. Sembra buffo così.
<<Quello che vuoi...mh, vai a scuola?>>
Annuisco.
<<Cosa studi?>> mi chiede.
<<Vado allo scientifico, tu?>>
<<Non vado a scuola.>>
Ignoro il discorso: <<Davvero non vuoi dirmi il tuo nome?>>
Lui sbuffa e si poggia allo schienale: <<Se è davvero così importante chiamami...boh, Namjoon.>>
Sospiro. So che non è il suo nome e non lo chiamerò così. Mi faccio avanti io: <<Io mi chiamo Jungkook, comunque.>>
Annuisce. Non penso che gli importi.
Passa qualche secondo in cui mi osserva.
<<Non hai sonno?>> gli chiedo.
Scuote la testa: <<Non sarei qui. Mi piace dormire.>>
Dalle sue occhiaie non si direbbe.
Il cameriere gli poggia davanti il suo piatto e a me il mio caffè. Comincia a mangiare velocemente.
<<Piano o ti farà male...>> gli dico.
Sembra che non mangi da settimane.
<<Scusa, non mangio da parecchio il pollo.>> mi risponde e scoppia a ridere.
Rimango interdetto. Non so nemmeno se chiedergli spiegazioni, so che non me le darebbe.
Bevo il mio caffè.
Rimaniamo in silenzio finché finisce di mangiare, poi mi chiede un sorso di caffè.
Poggia la tazza davanti a me.
È tutto così strano.
Sono seduto a una tavola calda con uno sconosciuto che non vuole nemmeno dirmi il suo nome, e gli ho offerto anche da mangiare.
Mentre penso e sono distratto sento qualcosa che mi tocca la mano. Abbasso lo sguardo e vedo che me la prende e se la avvicina cominciando a giocare con le mie dita. La trovo una cosa parecchio tenera.
Le sue dita sono lunghe e strette, simili alle mie. Ma le sue mani sembrano senza colore. È davvero pallido.
<<Stai cercando di perdere tempo per non farmi andare via?>> dico ironicamente.
Ma lui annuisce senza alzare lo sguardo.
Probabilmente vuole fare qualcosa questa notte, sarà annoiato e non vorrà stare da solo.
<<Vuoi che vengo con te da qualche parte?>> gli chiedo.
Mi guarda: <<Lo faresti?>> inarca un sopracciglio.
Questa volta annuisco io.
<<Allora andiamo>> si alza e mi prende la mano per farsi seguire. Io mi alzo e vado a pagare.