Prima prova: Raccontami una storia

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"Raccontami una storia" era così che il mio nobile sovrano, o meglio dovrei dire, che la voce del nobile coccige perennemente seduto sopra di me accoglieva ognuna delle donne che si presentavano alla sua corte.
Centinaia tra ragazze, mamme, anziane e perfino bambine si presentavano da lui, ognuna di esse con una storia diversa, a volte d'amore a volte d'odio, a volte di mondi fantastici a volte di terribili guerre, a volte brevi a volte tanto lunghe da richiedere giorni per raccontarle. Solo una cosa le accomunava: al re non sarebbero piaciute e perciò egli avrebbe condannato a morte le narratrici.
Io, dalla mia posizione, purtroppo non ho mai potuto vedere le facce del sovrano mentre annunciava le sue decisioni, perciò ho dovuto trovare un modo per ingegnarmi e, con tanto tempo e dedizione, dal solo respiro riuscivo a capire quando avrebbe deciso di dire il suo verdetto. Così facendo, sapevo se la povera fanciulla di turno sarebbe stata stroncata ancora prima di incominciare oppure sul più bello del racconto. Raramente capitava che riuscissi a sentire una storia per intero. Anzi, penso sia successo solo una volta, con l'ultima ragazza mai arrivata a corte.
Me lo ricordo ancora quel giorno, il re respirava affannosamente e infatti pensavo non l'avrebbe nemmeno fatta iniziare, eppure, quando ella si presentò come Laila, con una voce squillante ma melodica, lui le disse era pronto ad ascoltarla.
Laila iniziò quindi a narrare di una terra magica chiamata Ophal e il suo racconto lo ricordo ancora alla perfezione.
Iniziò con il descrivere questo ambiente, un'immensa distesa di campi dei più svariati colori che andava da un azzurro tenue fino al nero più profondo. Era una terra ricca di fonti d'acqua e circondata da foreste imponenti. Ella andò poi a rimpicciolire lo spazio del suo racconto, fino ad arrivare a descrivere la casa di una fanciulla chiamata Gemma.
Questa casa era fatta di erba e fiori, aveva funghi come tavoli e sedie mentre i letti erano di polline e petali, infatti Gemma non era altro che una fata e Ophal stesso era il luogo dove queste creature vivevano. Per quanto riguarda Gemma in sé, la descrisse come un esserino alto meno di una spanna, con una folta chioma bionda e delle grandi ali azzurre.
Una volta finite le descrizioni, Laila iniziò a parlare delle avventure di questa fata. Avventure che comprendevano l'andare a lavorare in un campo di margherite e il ritrovarsi con gli amici per pattinare sulla brina invernale, oppure potevano essere il ricercare un amico per la propria formica domestica e fare in modo di avere abbastanza aghi di pino secchi per le fredde notti.
Queste storie dentro la storia furono moltissime, ognuna contenente una piccola parte di magia che non ti saresti mai potuto immaginare e che non ti poteva deludere. 
Ricordo ancora la mia meraviglia nel sentire le parole "e questo è tutto" dette da Laila: a potere avrei fatto salti di gioia, che finalmente il re avesse trovato la storia giusta?
Purtroppo questo incanto durò ben poco, infatti dopo due minuti passati in silenzio il re stanziò che la storia era "poco originale, priva di senso e troppo poco realistica", per poi condannare Laila.
A questo punto però la situazione si fece ancora più strana, infatti al posto del solito rumore dei passi concitati delle guardie, dello spostare la ghigliottina nella stanza, delle urla della ragazza e della testa mozzata si sentì soltanto silenzio e una luce che da anni non vedevo mi inondò gli occhi: il re si era alzato. Oh, come mi sentii più leggero finalmente.
In quella situazione potetti guardarmi in giro, anche se la mia attenzione fu catturata dalla figura di un enorme persona, la quale intuii essere il re, che volteggiava sopra di me, questa sì che fu una cosa particolare!
Ricordo che ci misi un po' a capire cosa stesse succedendo, ma tutto fu più chiaro quando vidi che Laila stava osservando il sovrano con una faccia contrariata.
« Poco realistica eh? » chiese lei guardandolo. « Quindi io sono poco realistica, ovvio. »
« Non tu sciocca » rispose annaspando lui, « la tua storia. » In tutto ciò egli disegnava cerchi con le braccia e ordinava alle guardie di farlo scendere ma loro, spiazzate dalla situazione unica nel suo genere, non sapevano cosa fare.
« Guarda caso, mio caro sovrano, io sono la mia storia. Infatti Ophal non è altro che il mio regno e le avventure della protagonista sono quelle che io faccio quasi ogni il giorno, mentre tu non fai altro che startene seduto su quell'insulso sofà a uccidere persone innocenti » rispose lei alterandosi ancora di più e iniziando a spostarsi verso di me, mentre il re continuava a volteggiare.
« Certo, come no » la attaccò lui inacidito.
« Bene allora, lasciami darti una dimostrazione pratica. »
Leila iniziò quindi a gesticolare, recitando qualche cosa a bassa voce.
Una volta finito quello strano rito il re iniziò a tornare a terra, schernendola con uno sorrisetto ma, appena aprì bocca per dare voce ai suoi pensieri derisori, le uniche parole che echeggiarono nelle stanza furono "raccontami una storia".
A questo punto fu Leila a iniziare a guardarlo con fare superiore, mentre lui non si capacitava dell'accaduto. Riprovò quindi a parlare, ma l'effetto non fu diverso: non poteva dire nient'altro.
« Ecco, felice ora? Scommetto che prima o poi troverai qualcuno che asseconderà la tua richiesta, mio signore » lo provocò lei, per poi voltarsi verso di me e iniziare a parlarmi. « Quanto tempo che non ti vedevo, Lillo, mi sembrano secoli. »
Ammetto che ci misi un po' a capire se davvero si stesse rivolgendo a me ma d'altronde Lillo era il mio nome. Iniziai quindi a cercare di capire chi fosse e solo allora la riconobbi: era stata lei a farmi diventare ciò che ero.
« Direi che è passato abbastanza tempo e che ora puoi tornare umano, non credi? » Mi toccò quindi con una mano e, in un attimo, io da sofà rosso ritornai ad essere il giovane pimpante che ero stato tempo prima. Penso sia stato il giorno più bello della mia vita.
« Mi spiace Lillo » mi disse ancora lei, « avrei voluto ritrasformati poco dopo averti fatto diventare sofà, ma ho perso le tue tracce e non ho saputo trovati fino ad oggi, sentendo parlare di un inutile re. »
Io ero troppo felice per tenere rancore, perciò la perdonai e le chiesi cosa sarebbe successo al sovrano.
Lei mi rispose che, piano piano, la frase sarebbe iniziata a uscire come da sola dalle sue labbra, fino a diventare una lania continua, poi mi disse che doveva andare e così fece, scomparendo nel nulla.
Ormai sono passati anni da quel giorno e della fata Laila non ho più avuto notizie anche se, in un pomeriggio estivo, mi giunse voce di un re caduto in disgrazia poiché incapace di dare un qualsiasi ordine che non fosse il raccontare una storia, perciò immagino che il sortilegio sia andato a buon fine.
Per quanto riguarda me invece, ora mi godo la mia libertà e me ne vado in giro ad ascoltare storie di persone normalissime, rilegandole in un libro da trasmettere ai giovani, un libro che non potrebbe mai annoiare nessuno.

Nome coppia: Le stelle cadenti
Copertina: @Sara_romanova_rogers

Parole: 1192

Giudici: ChiusaNellaMiaMente, @_TheBlackRabbit_

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