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"..questa sera sembri veramente seria.
Seriamente vera.
Hai la maglietta nera, il solito sguardo,
ti chiedo solo di restarmi accanto, non chiedo altro tu,
prova a comprendermi,
qui, corro nel buio e non so come prenderti.
Mi si ferma il battito
chiaro che non me ne vado se non ci sei te,
prova a fermarti un attimo, resta da me,
navigo dentro illusioni da  sconfiggere.
Mi si ferma il battito,
chiaro che non me ne vado se non ci sei te,
prova a fermarti un attimo, resta da me,
navigo dentro illusioni da sconfiggere.
Quindi guardaci abbiamo perso il fiato,
sembra stupido ma dubito te ne sei andata subito,
siamo diversi ma non cosi distanti,
sentirsi a pezzi ma poi ritrovarsi in mezzo agli altri.
Sai, vorrei fotografarti per quanto sia possibile,
non sei credibile, è difficile descrivere qualcosa di impossibile come te, ne sei
consapevole."


Erano passati due giorni da quella notte, e io non vedevo Elena da quando ha deciso di andarsene infrangendo tutto ciò che mi aveva detto in precedenza.

Veramente seria si, ma seriamente vera.. beh, in quel momento navigavo dentro illusioni da sconfiggere, ma non me ne rendevo conto.

Quella notte estiva, Elena era provocatoria, vogliosa, fumava senza sosta e allo stesso modo beveva. Era ubriaca. Neanche io ero nelle sue condizioni.

Ricordo lei che si stacca dalľabbraccio, mette le mani sulľelastico dei miei boxer, ľunico indumento che sono capace di indossare durante le caldi notti estive, e li sfila via.
Io non ero ubriaco come lei, ma neanche molto lucido, quindi l'ho lasciata fare. Non riesco a pensare di averle eroticamente tolto ľintimo di dosso per passare il resto della notte con lei, senza indumenti, su quel letto che la mattina ho trovato disfatto.

Ed Elena non c'era. Era andata via.
Dubito se ne sia andata subito.

~~~

Erano ormai le 11:00. La terza notte senza Elena era passata in fretta, credo.
Il treno per Roma sarebbe passato a momenti e io non avevo la minima idea di dove si trovasse la mia ragazza.
Il suo telefono era spento e, nonostante avessi provato a cercarla tra le vie principali di Milano, non la trovai da nessuna parte.

11:30. Il treno era in viaggio da un'ora.
Non sapevo esattamente quanto mancava per arrivare a destinazione, ma ľansia che riempiva la mia mente aveva il potere di far sembrare eterno quel viaggio.

12:23. Il treno mi aveva appena lasciato alla mia fermata. Cercavo Elena con lo sguardo. Infondo, eravamo sullo stesso treno, se non le era successo niente: cosa che speravo vivamente.

Ero a pezzi.

"Simone.."

Quella voce la riconoscerei fra mille.
Mi voltai per abbracciarla, ma in lei c'era qualcosa che non andava, e il mio abbraccio fu respinto.
Era bella come sempre: indossava una canottiera nera che le metteva in risalto le forme, degli shorts di jeans strappati e delle vans. I capelli biondi come l'oro erano raccolti in uno chignon scombinato e le dolci iridi azzurre erano messe in risalto da vari strati di mascara.
Era arte. Arte da fotografare.

La ritrovai in mezzo agli altri. Lei, Elena, la mia Elena, era di nuovo fra le mie braccia, seppur malvolentieri. Ero talmente preoccupato!
 
Ma il suo sguardo non era lo stesso. Sembrava turbata da qualcosa.

"Ele, tutto bene?" -le chiesi appoggiandole una mano sulla spalla- "Come mai te ne sei andata la scorsa notte dopo.. beh, sai.."
"È tutto normale." era fredda, molto fredda, e non mi diede neanche tutte le spiegazioni che chiedevo.
"Mi dispiace ma non sei credibile."
"Simone è tutto okay, capito? Non vedo cosa ci sia di strano in me. Dai, illuminami!"

Le sue urla in stazione mi lasciavano perplesso. Non è il tipo di ragazza che ama attirare ľattenzione, ma in quel momento aveva milioni di occhi rivolti a lei.

"È difficile descrivere qualcosa di impossibile, come te, e caz*o Elena, ne sei consapevole."

***

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-αslesfleυrs🌸

4MURA -solo io e lei- ||BiondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora