Capitolo 1

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Che bella la vita eh? avevo una famiglia perfetta, una fidanzata che mi amava ed ero felice, mentre adesso non posso più vederli, sono lontani, molto lontani.

Non riesco a spiegare cosa provo, sembra quasi che la morte abbia deciso di tormentarmi fino alla fine dei miei giorni.

Ora vi spiego, fin da quando sono nato ho il potere di mandare in coma o uccidere chi voglio semplicemente toccandolo, se ciò non bastasse ho anche difficoltà a gestire la rabbia.

Ieri litigando con i miei genitori ho quasi mandato in coma papà, ho cercato di scusarmi, ma non hanno voluto ascoltarmi, mi hanno cacciato di casa e persino la mia fidanzata non mi vuole più parlare.

La mia unica compagnia adesso è la morte, che si limita a seguire ogni mio passo, sempre taciturna, con la sua bella falce e la tunica nera impolverata, non parla molto, ma quando lo fa sa essere quasi simpatica, mi tiene buono soltanto perché sono stato creato dal suo capo, non conosco il suo nome, so solo che volendo potrebbe cancellare tutto l'universo e da quanto ho capito è un tipetto piuttosto scorbutico.

Ma questo non vi interessa, voi volete sapere cosa farò, semplice, la faccio finita, non voglio più fare del male a qualcuno, per questo sono salito sul tetto di un supermarket, voglio buttarmi giù e finalmente trovare la pace.

Sto per fare finalmente quell'ultimo passo nel vuoto, quando la morte dopo essersi accesa una sigaretta mi dice:

<Non vuoi fumarti l'ultima prima di morire?>


sono un fumatore accanito, come posso rinunciare a farmi una fumata con la morte? non rispondo, mi limito a prendere la sigaretta e ad accenderla.


<Quindi vuoi finirla qui?> Mi chiede rivolgendomi un sorriso quasi affettuoso


<Cos'altro dovrei fare? Non mi resta nulla>


<Potresti diventare un mio allievo, con il tuo potere saresti un mietitore eccezionale>


<Così da uccidere altre persone? No grazie, preferisco morire>


<Non uccideresti persone a caso, solo chi ha finito i suoi giorni o che merita di morire, potresti persino evitare delle stragi che porterebbero alla morte di chi ami>Dice spegnendo la sigaretta


<Dici che mi sentirei meglio?> Chiedo forse troppo speranzoso


<Non garantisco nulla>


<Ci penserò> Dico scendendo dal tetto, con un sorriso amaro.


Non avendo più un posto dove andare decido di dormire in strada in un rifugio di barboni che però mi mettono ansia, visto che continuano a guardarmi, forse perché sono ancora vestito decentemente, cerco di non farci caso e mi sdraio nel mio "Letto" costituito da pezzi di cartone e un lenzuolo sporco.

Cerco di dormire, ma la proposta della morte continua a tenermi sveglio, cosi decido di uscire a farmi un giro per schiarirmi le idee.

La notte è bellissima, nessun rumore e pochissime persone in giro, tutta questa calma viene però interrotta da un urlo agghiacciante, mi dirigo verso il luogo da dove proveniva il grido e vedo due uomini che cercano di violentare una ragazza, senza pensarci corro verso di loro, che allarmati estraggono due coltellini e si preparano ad attaccarmi, non ho mai sopportato la violenza verso le donne e con calma mi avvicino a loro e con uno scatto fulmineo appoggio le mani sulle loro spalle facendoli morire istantaneamente, senza nemmeno dargli il tempo di capire cosa sia successo.

Mi avvicino alla ragazza, che sembrava abbastanza scossa e le chiedo se sta bene e dove abita, ma non ricevo nessuna risposta, probabilmente sta avendo un attacco di panico a giudicare dal suo respiro affannoso, quindi decido di chiamare l'ambulanza, ma mentre compongo il numero la ragazza mi ferma dicendomi:

<Non serve, sto bene, mi chiamo Lea, tu?>


<Azrail, dove abiti? Ti accompagno>


<Abito in quella via lì>


<E cosa ci facevi in giro sola di notte?>


<Facevo una passeggiata notturna, tu invece?>


<Sono stato cacciato di casa, quindi dormo con i barboni>


<Se ti va sta sera puoi stare di me, è un modo per ringraziarti>


Non rispondo, mi limito ad annuire e la accompagno fino al suo appartamento che per fortuna è al primo piano, quindi le scale da fare sono poche.

Entriamo in casa e la faccio distendere sul letto, mi guardo intorno in cerca di un letto dove possa dormire anche io, quando lei mi fa segno di dormire nel suo letto.


<Ho paura a dormire da sola, ti dispiace stare con me?>


Ancora non rispondo, mi limito a spogliarmi per poi stendermi nel letto con lei.

Non so perché, ma il suo profumo mi da un senso di sicurezza, mi libera la testa da tutti i pensieri e finalmente riesco ad addormentarmi, non prima di sentire la morte che mi sussurra



<Se diventi il mio allievo potresti proteggere anche lei>

L'Apprendista Della MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora