Capitolo 3

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<Quindi Azrail, da dove vieni?>mi chiede Lea a tavola

<Mmmh non è che mi vada troppo di parlarne> la liquido scrollando le spalle

<Bhe mi hai detto che ti hanno cacciato di casa, come mai?> chiede insistente

<E' una storia troppo complicata, non capiresti>

<Provaci, sono una sveglia>insiste troppo.

Mi alzo dalla sedia e senza dare spiegazioni esco di casa incazzato nero, sarò anche sembrato maleducato, ma l'ho fatto per lei, non voglio rischiare di uccidere l'unica persona che mi vuole bene.

Cammino per le strade della periferia e improvvisamente la morte inizia a parlarmi.

<Ora che sei arrabbiato dovremmo provare ad allenarci> dice accendendosi una sigaretta e porgendomene una

<Cosa cambierebbe?> rispondo dopo aver aspirato il primo tiro

<Magari il tuo potere aumenta con la rabbia>

Andiamo di nuovo nello stesso prato isolato e iniziamo l'allenamento, questa volta mirato a sbloccare il mio potere latente tramite la rabbia, purtroppo tutto viene interrotto da un bagliore accecante che dopo pochi secondi si rivela essere un uomo alto quasi due metri con delle ali bianche spezzate che senza alcun preavviso estrae una spada fiammeggiante di un colore blu ghiaccio e inizia a correre verso di noi.

Non c'è tempo per pensare preparo la catena e inizio lo scontro, lasciando in disparte la morte che con tutta la tranquillità del mondo si accende un sigaretta e si gode lo scontro.

È difficile, lui è molto veloce, i suoi colpi fanno male e il mio potere sembra non avere molto effetto su di lui, l'unica cosa che lo ferma è la mia barriera che sembra impenetrabile per i suoi fendenti, nonostante ciò sono con le spalle al muro, non sono ancora capace a combattere e vengo ferito ripetutamente, cadendo per terra disarmato e inerme, senza troppe speranze, sto per essere finito, quando sento le parole della morte<Se non riesci nemmeno a sconfiggere un pellegrino minore come pensi di proteggere Lea?> per una frazione di secondo penso a lei,così bella e indifesa, non posso proteggerla e questo mi fa arrabbiare, ma questa volta è diverso, non perdo il controllo, ma focalizzo il mio odio verso il mio bersaglio e pur venendo ferito di nuovo riesco ad alzarmi, raccogliere la catena e  a sprigionare il suo potere, scatenando delle fiamme insolite, diverse da quelle normali, fiamme nere, che stando alle mie conoscenze sono le fiamme infernali, che non si estinguono finché la vittima non è totalmente consumata.

Non perdo tempo, sferro colpi potenti guidati dalla rabbia e riesco a disarmare il pellegrino, per poi finirlo una volta per tutte bruciandolo vivo, la sua morte mi fa sentire cambiato, più forte, più consapevole delle mie capacità, quasi come se il suo potere ora si sia aggiunto al mio.

Sono stremato, non ho più forze e mi accascio per terra esanime, la morte lentamente si avvicina a me e appoggiando una mano sul mio petto riesce a guarire ogni mia ferita.

<Devi lavorare ancora sul combattimento, ma il resto c'è, hai talento> dice fumando l'ennesima sigaretta e offrendomene una

<Mi devi delle spiegazioni> dico una volta accesa la sigaretta

<Era un pellegrino minore, il suo potere non si avvicina nemmeno lontanamente a quello dei suoi superiori>

<E quelle fiamme? Prima non erano nere>

<Non ho una risposta certa,probabilmente il tuo potere l'ha modificata trasformandola in quello che hai visto>

<E adesso?> chiedo ancora abbastanza dubbioso

<Hai assorbito il suo potere,funziona così, più ne hai più potente sarai, è abbastanza semplice>

<Quindi volendo posso imparare altre cose?>

<Infinite altre, potrai persino sviluppare poteri unici, come le fiamme infernali di prima, non ne ho mai viste di simili, assomigliano a.... no è impossibile>

<Assomigliano a cosa? Rispondimi!>

<Alle fiamme degli angeli ribelli,prima erano pellegrini molto potenti che si sono ribellati, ma di loro non si ha più notizie da millenni> conclude spegnendo la sigaretta e porgendomi la mano per alzarmi.


L'allenamento per oggi è finito, torno a casa tutto sporco e sudato, faccio per andare in bagno a farmi la doccia, mi sono già spogliato, ma un attimo prima di chiudere la porta mi accorgo di non essere solo, Lea si sta già lavando e sembra essersi accorta di me, nessuno si azzarda a dire niente, la tensione è palpabile, senza dire niente le porgo un asciugamano per coprirsi e mi giro di spalle per non metterla in imbarazzo, ma sento qualcosa di caldo appoggiarsi alla mia schiena e delle braccia mi circondano la vita in un abbraccio, rimango pietrificato quando sento stamparsi dei baci lungo la spina dorsale e mi giro di scatto, trovandola lì, ancora nuda e abbracciata a me, ad un tratto si avvicina sussurrandomi <Potevi dirmelo in un altro modo che ti piacevo> lasciandomi un bacio sulla guancia per poi uscire dal bagno.


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LO SO, NON SONO COSTANTE, MA FREGACAZZI, MI AMATE PER QUESTO

L'Apprendista Della MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora