Capitolo 5

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Direi che dormire in una vasca è la cosa meno fastidiosa che mi sia capitata in questi giorni, nonostante un mal di schiena lancinante e le ferite che si fanno sentire, tutto sommato sto bene.

Dopo essermi dato una rinfrescata ed essermi cambiato esco dal bagno e vado a salutare Lea che è già a tavola con la sua bella tazza di cereali e il suo latte che puzza di culo, è bellissima la mattina, sarà che senza trucco la trovo molto più bella, sarà che il suo pigiama lascia poco spazio alla mia immaginazione da pervertito, ma io la trovo stupenda.

<Buongiorno> Le dico con la voce ancora rauca

<Ma buongiorno principessa, hai dormito seriamente nella vasca?> mi chiede ridendo

<Ehm sì, però aspetta, come lo sai?> 

<Forse perché sono entrata in bagno?> risponde con tono scherzoso

<Ma ero nudo!!> le grido imbarazzato

<Anche tu mi hai vista nuda, che problema c'è? sei anche un bello spettacolo>

<Potevi almeno invitarmi ad uscire prima di passare al sodo, non sono un ragazzo facile>

<Ne sono sicura, come vanno le ferite, ne ho viste di nuove, tutto bene?>

<Sì sì, tutto bene, stanno guarendo, starò bene> le rispondo sbrigativo

<Perché sei sempre così misterioso riguardo a quello che fai?> mi chiede continuando a mangiare i suoi cereali

<Sono uno abbastanza riservato>

<Già, ma non sei uno normale, ricordo quello che hai fatto quando ci siamo conosciuti, ancora non mi so spiegare cosa sia, ma non è stato normale, erano in due e belli grossi, nonostante pure tu non stia messo male, non è possibile che sia riuscito a farli svenire solo toccandoli>

<Svenire> le faccio il verso iniziando a ridere

<Cosa c'è da ridere?> mi chiede quasi preoccupata

<Secondo te sono solo svenuti? pensaci bene, hai visto che sono un ragazzo particolare, sono spesso pieno di ferite e lividi, secondo te mi sono limitato a farli "svenire"?>

<Non puoi averli uccisi, è impossibile>

<Credo sia ora di dirle tutto non credi?> dico rivolgendomi alla morte che se ne stava seduta sul divano a fumare

<Se ne sei sicuro> mi risponde rendendosi visibile anche a Lea che sembra molto spaventata

<Che cazzo è quello?> chiede legittimamente

<E' la morte> le dico in maniera ovvia

<E fin qui va bene, ma perché è qui, perché ci parli, cazzo non ci capisco nulla>

<Praticamente io e la morte siamo amici, sono stato cacciato da casa mia a causa della mia capacità di uccidere chiunque venga in contatto con me solo volendolo e dopo averti conosciuta sono diventato il suo apprendista per ottenere uno stipendio e pagare l'affitto, è per questo che sono spesso ferito, i suoi allenamenti sono duri e ho avuto qualche problema con della gente> le spiego con molta tranquillità

Non risponde, si limita a passare lo sguardo tra me e la morte in continuazione

<Dici che l'abbiamo rotta?> mi chiede la morte ridendo

<Rotta? no, traumatizzata? quello decisamente>

Mi avvicino a Lea, provo ad accarezzarle il volto, ma si scansa ancora prima che la raggiunga <Tranquilla, non ti ucciderò> le dico rivolgendole un sorriso in modo da calmarla, tutto d'un tratto decide di parlare.

L'Apprendista Della MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora