3 Oltre i giardini del palazzo

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Nel tardi pomeriggio, Victoria guardò fuori dalla finestra della sua stanza, pensando a come fosse tutto diverso ora che non c'era più Vicky. Scorse un albero esile e solitario in cima a una collinetta, appena oltre i giardini del palazzo. Prima d'allora non gli aveva mai prestato particolare attenzione, ma quel giorno ebbe l'impressione che quella pianta avesse un'aria malinconica e solitaria. Una lacrima le scivolò lungo la guancia. La piccola pensò che essere soli era veramente triste, così com'era deprimente essere tristi senza potersi confidare con qualcuno. Non appena si concentrò per scoprire cosa avrebbe potuto fare per non sentirsi né sola né triste, cominciò a farle male la testa. Da quando aveva imprigionato Vicky, le cose non erano andate bene come si era augurata: senza di lei le risultava molto più facile rispettare il Codice reale, ma raggiungere la perfezione le pareva ancora un compito immane. Per chissà quale ragione, non riusciva a staccare gli occhi dall'albero. Come se fosse stata ipnotizzata, scese le scale, uscì dal palazzo e attraversò i giardini, senza degnare della benché minima attenzione la bellezza del panorama che un tempo la colmava di gioia. Giunta in cima al colle, si sedette sul duro terreno che circondava l'albero e si appoggiò al suo tronco, reggendosi tra le mani la testa dolorante.

<<Non sarò mai e poi mai abbastanza brava, per quanto possa sforzarmi>> sospirò.

<<Abbastanza brava per cosa?>> le chiese una voce. Victoria si alzò di scatto, guardandosi intorno: << Chi ha parlato?>>

<<Chi? Chi? Sono stato io!>> rispose la voce, che sembrava provenire dall'albero.

<<Ma chi sei?>>

<<Dimmi piuttosto che sei tu. Ecco qual'è la vera questione.>>

<<E va bene, risponderò io per prima>> cedette la bambina, alzandosi con estrema lentezza per non peggiorare la sua emicrania ed esibendo il suo inchino migliore.

<<Io sono la principessa Victoria, figlia del re e della regina di questo regno. Vivo nel palazzo dall'altra parte dei giardini. Sono la migliore nella mia classe alla Royal Elementary Academy of Excellence. Faccio del mio meglio per rispettare sempre il Codice reale che regola i sentimenti e il comportamento delle principesse. Sono molto più capace di piantare le rose che di giocare a softball. Avevo un cane che si chiamava Timothy Vadenberg III. E a volte mi viene un terribile mal di testa, proprio come adesso.>>

<<Tutto molto interessante, principessa, ma non è quello che sei tu.>>

<<E invece lo è. So benissimo chi sono>> ribatté lei, indignata.

<<Tutti dovrebbero sapere chi sono, ma ben pochi lo sanno.>>

<<Mi stai facendo confondere.>>

<<Essere consapevole della propria confusione è il primo passo per eliminarla.>>

<<Sto litigando con un albero...>> borbottò fra sé Victoria.

<<Forse i miei genitori hanno ragione, e io non sono davvero capace di distinguere quello che è reale da ciò che non lo è.>> Alzò lo sguardo verso i rami che la sovrastavano.

<<Ti prego, signor Albero,dimmi che sei stato tu a parlare con me>> lo supplicò.

<<Sei stato tu, vero?>>

<<La risposta alla tua domanda è si... e no>> replicò la voce.

<<Tu parli, signor Albero!>>

La Principessa Che Credeva Nelle Favole.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora