Io e Diego

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...durante la ricreazione...

Serena pov
Usciamo nel cortile e ci mettiamo al solito posto, sul nostro tanto amato quanto tanto odiato muretto. Qui ci sono successe tante di quelle cose. Oggi siamo solo io e Rosa perché gli altri ragazzi sono occupati con chissà quale impegno di così tanto urgente, importante è che se non lo fanno avverrà la fine del mondo, da non passare del tempo con noi.
Io:"Ro." Dico attirando l'attenzione della mia amica che è intenta a cercare l'accendino in tutte le tasche che ha addosso.
Io:"Come mai Mattia non è venuto oggi a scuola? Vostro padre è un maresciallo dei carabinieri, vostra madre un giudice, dico, potrete avere guardie del corpo, agenti speciali, spie del'FBY o robe simili no? I vostri sono pezzi forti." Dico esagerando sulle guardie speciali sbuffando il fumo della canna dalle labbra rivolgendomi alla mia migliore amica che, sta volta, ha trovato l'accendino e si sta accendendo una sigaretta, continuando entrambe a guardare il vuoto. Tace per un po' e poi parla, divertita.
Rosa:"Aveva un po' di timore. Sai com'è, stava per essere ammazzato. E comunque, i nostri genitori non perdono tempo con noi. Sono troppo impegnati a lavorare che non sanno nemmeno che il figlio stava per essere ammazzato e che è il vicecapo del giro di droga di tutta Milano che stanno cercando." Dice le ultime parole ridendo un po'.
Rosa:"Ma da domani ricomincerà regolarmente con la scuola e forse tornerà ad uscire con gli amici e a portare ragazze a casa e a non lasciarmi dormire per il troppo bordello che fa con quest'ultime." Dice avvicinandosi la sigaretta in bocca, abbastanza seccata dal comportamento del fratello. Rosa è una tipa abbastanza strana. Sa degli affari del fratello e così si è messa in mezzo dopo che anche io, la sua migliore amica, le avevo detto di non farlo. Fuma solo sigarette e non fa uso di droghe se non deve fare nottata o robe simili. Anche solo un tiro di canna non la fa dormire per ore e ore intere quindi ne approfitta e quando andiamo a ballare o sappiamo che dobbiamo fare tardi e che dobbiamo stare svegli fino alle 3, 4 o addirittura 5 del mattino, lei solo in quel momento fa uso di droghe.
Io:"Sai che minchia hanno i ragazzi?" Dico indicandoli con lo sguardo rivolto sulla panchina difronte al muretto. Questa non è molto lontana dal muretto dove ci troviamo noi due. Loro ci guardano, parlano e poi ridono. Proprio come se fossero delle ragazzine con gli ormoni a mille che guardano il ragazzo più carino della scuola, alle prime armi con il sentimento amore.
Rosa:"No." Dice alzando le spalle. Poi lancia il mozzicone della sigaretta davanti e questa colpisce l'occhio di Diego. Noi due ridiamo mentre questo si avvicina a noi, minaccioso, seguito poi dai suoi amici. Questi hanno una camminata decisa e leggermente nervosa. Io passo la canna a Rosa, perché so già come andrà a  finire, e fingiamo di parlare di Mattia.
Io:"Perché tuo fratello...." cerco di chiederle perché il fratello non è venuto.
Diego:"Chi l'ha lanciato?" Mi interrompe mostrando il mozzicone di sigaretta che ha in mano.
Io:"Sono stata io. Perché?" Chiedo indifferente ma con un tono di sfacciataggine, continuando a guardare Rosa. So che Diego è violento  per questo ho dato la canna a Rosa, per difenderla prendendomi io la colpa al posto suo.
Gionata:"Fra non la sfidare, è molto più pericolosa di te."
Diego:"Stupida, stronza e troia bambina mezza ceca, fallo un'altra volta e considerati  morta." Mi minaccia. Poi si gira e se ne va.
Io:"Come dovrei considerarmi?" Scendo dal muretto, incrocio le braccia sotto al seno e alzo un po' la voce per farmi sentire da lui, per dimostrare che non ho paura.
Io:"Diabetico." Dico io sfidandolo.
Rosa:"Sere è leggermente violento." Dice sottovoce per non esagerare.
Io:"So quello che faccio, fidati di me." Le sussurro.
Diego:"Come mi hai chiamato?" Mi dice rivoltandosi incazzato. Intanto intorno a noi si è riunita una folla di ragazzi intenta a vedere un combattimento stile wrestling.
Io:"Diabetico. Non è quello che sei?" Dico alzando un sopracciglio con un ghigno sul volto.
Diego:"Non ti permettere mai più di dirlo." Si avvicina a me con aria minacciosa, come se stesse per picchiarmi. Ma io sono tranquilla. So quello che faccio. Appena si avvicina con la mano pronta per farmi un pugno lo afferro con entrambe le mani per il colletto della maglia e lo guardo dritto negli occhi con un fare minaccioso. L'occhio bianco incute più timore rispetto all'altro occhio, quello buono e nero.
Io:"E tu non ti permettere mai più di chiamarmi bambina, stupida, stronza, troia e ceca."
Diego:"Non è quello che sei, ceca?"
Io gli lascio il colletto della maglia e me ne vado incazzata. Nell'andarmene do qualche spallata ai ragazzi  che erano intorno a noi per farmi spazio. Metto una mano nella tasca di dietro del pantalone e caccio delle chiavi. Sento dire a Diego di aver sbagliato, ma non capisco chi glielo ha detto,  poi giro l'angolo, trovandomi davanti a una porta che apro con una di quelle chiavi. Apro un po' la porta arrugginita, che scricchiola rumorosamente, abbasso la testa per via del tetto basso e entro. Mi siedo su una sedia e mi accendo una sigaretta. Solo una persona può chiamarmi ceca: La mia coscienza. Che, tra l'altro, non sento e non stuzzico da un pochettino di tempo. Così provo a chiamarla urlando dentro di me il più possibile per farmi sentire e me la ritrovo dietro di me. Io raffiguro la mia coscienza come vorrei essere io: una ragazza bella e simpatica.  Lei simpatica per modo di dire. Infatti io e la mia coscienza non è che andiamo proprio d'amore e d'accordo.
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"Brava Elena."dice applaudendo, spaventandomi.
"Aiutami per favore."La imploro.
"Di solito sei qui per mandarmi a fare in culo."
"Ora no. Sono in difficoltà."La correggo
"Lo so, ti ho vista con Diego. Non penso andrete molto d'accordo voi due."dice scherzando.
"Sei scappata come un coniglio apatico inseguito da un gruppo di bambini in pigiama con delle paperelle disegnate sopra amanti delle caramelle e delle coccole che lo vuole prendere e riempirlo di coccole." Ride prendendomi in giro
"Non intendevo con Diego." Dico seccata.
"E poi c'è Mario, il tuo principe azzurro che ami tanto e che vuoi al tuo fianco."
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Io:"Io no lo amo." Penso forse un po' ad alta voce.

Viaggio solo con la sua fantasiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora