(Parte seconda)

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IL RUMORE DEL CUORE ( trama dal racconto di Edgar Allan Poe)
( Tra le nuvole con una tazzina di caffè in mano)
Quando sono morto i miei genitori hanno premuto per andare ad abitare nella casa dove io avevo vissuto gli ultimi attimi della mia vita per vendicarsi degli skinhead.
La casa scout comprata dai miei genitori era ancora sommersa dagli scatoloni e i lavori di sistemazione non erano ancora terminati.
Era un giorno speciale quello. Era il giorno del mio compleanno. Durante la sera vi era stato un rievocare nostalgico di tempi perduti. Un episodio aveva avuto particolare rilevanza: mio babbo aveva detto a mia mamma: "Ti ricordi la beffa colossale della sapa?"
Per me era stato come "alla ricerca del tempo perduto".
Era successo molto tempo prima.
Un giorno nei cesti di Natale era capitata questa strana salsa.
Io avevo chiesto: "Cos'è?" E poi: "La posso assaggiare?" E la risposta era stata sì. Ne ho assaggiato un cucchiaino e non è successo niente. Un altro e i sapori sono scivolati sulla mia lingua come un oggetto sul ghiaccio. Proprio in quel momento mi sono reso conto di averla già sentita tempo addietro. Allora ho chiesto: "Perché la conosco già?" E mia mamma: "Te la davamo al posto del vermox, perché non potevamo dartelo sempre, e, visto che ce ne arrivava a valanghe nei cesti di Natale, ci pareva cosa giusta e funzionava anche".
Di notte avevano osservato un'eclissi. Erano stanchi però, quindi verso le dieci andarono a letto. Appena si addormentarono sopraggiunsero gli skinhead a spiarli. E da quel momento il capo tornò tutte le sere.
Ma un giorno decise di sfondare la porta a martellate ( che sono tuttora visibili nella casa ), ma non appena entrò sentì un cuore dalla crescente pulsazione. Intanto i miei genitori si erano svegliati. Allora lui si scaraventò nonostante le grida rumorosissime sui miei genitori e li prese a martellate. Poi, il silenzio e il buio. C'era sangue ovunque, quindi decise di seppellire i resti sotto a un'asse del pavimento. Dopo aver pulito tutto se ne andò.
Di mattina arrivò la polizia, dicendo che di notte i vicini avevano sentito delle grida.
I poliziotti videro che la casa era vuota e sommersa dagli scatoloni. A quel punto passò il capo degli skinhead.
Disse che i miei genitori non c'erano e che avevano lasciato a lui il compito di controllare la casa. Mostrò loro tutte le stanze, e non appena arrivò alla camera dove aveva compiuto il delitto, si mostrò felice per il buon esito.
Ed ecco che i poliziotti cominciarono a parlare delle banalità giornaliere. Il capo degli skinhead si sentiva inquieto e preso in giro. Credeva che sapessero del delitto e che fingessero di ignorarlo.
Proprio a quel punto sentì il cuore pulsare con intensità crescente. Sempre più forte, sempre più forte. Provò anche a parlare coi poliziotti a voce più alta per coprire il rumore, ma non ci riuscì.  Per poco non gli esplodevano le orecchie per il battito cardiaco. A quel punto indicò le assi dove aveva nascosto i cadaveri e disse:                        
"Stolti! Quel che ho fatto io lo confesso! Strappate voi quelle assi! Qui, qui! Qui pulsa quell'orribile cuore!"

Gli skinheadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora