Primo capitolo

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Mi ritrovai di nuovo con il culo sopra alla sedia della presidenza; avevo lo sguardo basso e le nocche spaccate: questa volta non l'avrei passata liscia.

Udì la porta aprirsi, mi girai, sull' uscio c'era mia madre con il suo solito sguardo triste e rassegnato, ma questa volta nei suoi occhi, la maggior parte delle volte spenti, intravidi rabbia. Ero sicura, al cento per cento, che la sua rabbia non era dovuta a ciò che è successo oggi: la sua è rabbia accumulata in tutto questo tempo e che una volta arrivata a casa riverserà su di me. << Adelaide, andiamo>> feci ciò che mi ha ordinato. Mentre passavamo per i corridoi tutti gli occhi erano posati su di me, sentì alcuni ragazzi bisbigliare: la notizia della mia espulsione a quanto pare è già arrivata alle orecchie dell'intero istituto. Il ritorno a casa fu silenzioso e le mie orecchie si bearono di quel silenzio, consapevoli che tra non molto sentiranno urla e oggetti rotti. Quando chiusi la porta mi preparai alla sua eminente esplosione: << prepara la tua roba, ti trasferisci da tuo padre>>. Avrei preferito di gran lunga le urla e i mobili rotti, ma l'unica cosa che si ruppe fu il mio cuore. <<è uno scherzo?! non puoi farmi questo mamma!>> urlai << non puoi cacciarmi!>> ero preparata per affrontare di tutto, ma non questo. << Non ti sto cacciando, Adelaide>>il suo tono di voce era calmo, troppo calmo;<< lo faccio per il tuo bene, non puoi continuare a vivere così>> mi guardò dritta negli occhi << tuo padre si assicurerà che non ti accada più nulla. Lì potrai vivere serena, avere un pasto in tavola ogni giorno e soprattutto ti farai degli amici. Non vivrai più di disgrazie e finalmente potrai essere felice>>. << Mamma io non voglio andarci. Se il problema sono io ti prometto che cambierò, te lo giuro. Ma ti prego non mandarmi in quel posto, lo odio.>> supplicai << Adelaide, sai quante cose nella vita odierai e che purtroppo dovrai fare comunque? Prendi me ad esempio: sono una ragazza madre che vive di quattrini che usa per mandare avanti la vita sua e di sua figlia, di cui quest'ultima viene continuamente coinvolta in risse e utilizzata per compiere lavoracci per gente che non sanno cosa si provi a patire la fame. E' una cosa che odio, e l'unico modo per cambiare, per il bene di entrambe, è meglio che tu ti trasferisca.>> fece un sospiro << tuo padre sarà qui a momenti, vai a prepararti>> aggiunse prima di scomparire dalla mia visuale. Raggiunsi camera mia, aprì l'armadio, presi una valigia e iniziai a sistemare i miei indumenti in completo silenzio. La mia mente era vuota, non riuscivo a pensare: sembravo un robot. Giusto in tempo finì di prepararmi che udì il suono del campanello. Portai tutti i miei bagagli al piano terra, dove ad aspettarmi c'erano mia madre e mio padre<< ciao piccola>> alla vista del suo sorriso la rabbia mi investì, ma mi trattenni limitandomi ad un semplice "ciao papà". Lasciai che mi portasse le valige in macchina. Salutai mia madre e mi accomodai sui sedili posteriori della BMW nera di mio padre, << vedrai piccola, ti sentirai a casa>> disse con troppo entusiasmo, cosa che io non concepivo proprio.

LA BESTIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora