Terzo Capitolo

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Quante volte nella vostra vita vi siete chiesti perché?

Vi siete mai chiesti il motivo per cui la gente usi 'perché'?
Se andiamo ad analizzare 'perché' ci risulterà una domanda e una parola che viene usata quotidianamente;
'Perché a me?'
'Perché? cosa ho fatto?'
'Perché me lo chiedi?'
'Perché devo farlo io?'
'Perché non me lo dici?'
'Perché?che è successo?'

Tendiamo ad usare questa parola quando la nostra mente non arriva al concetto chiave di una determinata cosa o azione e quindi ci poniamo il motivo della sua funzione. Ma perché ce lo chiediamo? O meglio:  Perché non riusciamo a darci una risposta da soli?
In alcuni casi, la risposta è banale, ma per quale motivo noi non tendiamo a capire le cose che ci succedono?
Quando la risposta è da qualche parte dentro noi?

Perché la ignoriamo?

Perché facciamo finta di non sapere la risposta?

Perché nascondiamo la verità a noi stessi?

Beh, nemmeno io sono in grado di rispondermi, benché la risposta è racchiusa da qualche parte dentro di me.

« bene, piccola. Benvenuta nella tua vecchia tana» prese parcheggio di fronte alla casa in cui ho passato la mia infanzia. Il  suo aspetto è rimasto, come sempre, accogliente.

mi feci coraggio e scesi dalla macchina.

Appena misi piede a terra, un'ondata di vento mi investì: Respirai a pieni polmoni quell'aria gelida di Novembre, ritrovando la calma perduta;
Per un istante mi sentii in pace con me stessa.
Come ho detto, per un istante.
« Oddio, Dede!»
ed ecco che quella poca calma che avevo racimolato andò a farsi a benedire insieme alla mia lista.

« Oddio sorellina, che bello rivederti!» 
La voce di Cody mi rimbomba nelle orecchie. Non era cambiato per nulla, era solo più alto, muscoloso e senza brufoli.
Prima che potesse stringermi in una morsa mortale, lo fermai:

« non osare toccarmi, odio le effusioni»

senza dar troppa importanza al suo viso scosso, andai sul retro della macchina per prendere i miei bagagli.

Quando entrammo, milioni di ricordi occuparono i miei occhi; ripercorsi ogni istante della mia infanzia: in ogni anglo di quella casa vedevo una piccola bambina dai capelli rossi felice. Provai nostalgia, ma non potevo permettere alle miei debolezze di mostrarsi, no davanti a dei licantropi che fiutano ogni singola emozione.
Decisi di ritornare con i piedi per terra.

« Ho preparato della cioccolata»

a quanto pare gli è tornato il sorriso.

« che dici Dede: ne vuoi una tazza o odi anche quello?»

Ghignai 

«no. Una cioccolata calda la bevo con piacere».

Mi sistemai sul divano. Decisi di rispondere ai messaggi di mamma:

18:00-Mamma:- sei arrivata?

18:39-Si mamma, tutto bene. A te come vanno le cose?

«il tuo ragazzo?»

spensi il telefono e presi la tazza che mi è stata posta, stando attenta a non far cadere nulla.

«non sono affari tuoi, ragazzo»

In tutta risposta, mi sorrise.
Feci un lungo sorso, beandomi del calore della cioccolata lungo la gola.

« Allora, Dede. Come mai sei stata espulsa?»

«Uno: non chiamarmi Dede, o con qualsiasi nomignolo strano, mi irrita»

« come faccio a non chiamarti Dede, se quando bevi la cioccolata ti si crea il baffetto?»

stetti per ribattere, ma lo scattare della serratura me lo impedì.

«sono a cas-» si bloccò di colpo

«mi ero dimenticata della sua esistenza».

LA BESTIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora