vingt et un

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jun camminava a testa bassa verso l'ormai ben conosciuto locale.
la piccola lavagnetta posta di fronte alla vetrina, un po' impolverata, recitava chiaramente la scritta
"bar", realizzata con gessetti colorati.
si chiese se l'avesse decorata proprio minghao.
poi scrollò le spalle, con il cuore che doleva al solo pensiero.
al minore piaceva qualcuno.
non ci aveva pensato, quando gli aveva scritto.
il suo piano, era quello di diventare suo amico e poi, qualcosa di più.
covava da tanto, ormai, i sentimenti per il ragazzo.
sospirò, entrando, mentre suo padre, seduto ad un bancone di fronte all'entrata, scrutava con occhio critico i dipendenti, che erano evidentemente in pausa pranzo.
riconobbe anche xu, seduto accanto a quello che identificò come "il tizio coi capelli lunghi che sembra donna": chiacchieravano.
li invidiò, per poi rivolgere la sua occhiata glaciale all'uomo accomodato all'ingresso.
per suo padre, si può dire che provasse ribrezzo sin da bambino, con i suoi comportamenti maneschi e incoerenti, eppure, per quattro mesi all'anno, ci doveva convivere.
sospirò, per poi notare una mano che si alzava, mentre un'altra, più piccola, cercava di abbassarla.
«ehi, tu-
il mio amico qui ha-»
il palmo di minghao tappò la bocca del ragazzo dai capelli lunghi, mentre le sue guance si imporporavano ed abbassava lo sguardo con imbarazzo.
jun sorrise intenerito.
a minghao accelerò il cuore.

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