le uniche cinque camice che minghao riteneva possibili da indossare, giacevano sul suo letto, sotto lo sguardo di fuoco del cinese.
«non ci siamo!»
squittì infastidito, lanciando un jeans per terra.
doveva incontrare il ragazzo dei suoi sogni, e stava già andando tutto a rotoli.
aveva tagliato male la frangia, non riusciva a trovare un abbinamento di vestiti decente, e il cielo prometteva pioggia.
xu stava per piangere.
riuscì ad illuminarsi solo nel vedere una notifica di "sconosciuto", ma decise di rimandare la lettura del messaggio a dopo.finalmente, dopo quaranta interminabili minuti, minghao era davanti all'entrata della galleria commerciale, il suo appuntamento sarebbe cominciato fra cinque minuti, e il ragazzo tremava come una foglia.
ricordò il messaggio dello sconosciuto e decise di aprire la chat, trovandosi una fotografia sfocata: storse le labbra, doveva essere stata inviata per sbaglio.
pochi secondi dopo, un'altra fotografia era stata inviata, questa volta anche fin troppo nitida.sconosciuto:
quando minghao alzò lo sguardo, credette di svenire.
wen junhui si stagliava davanti a lui, mentre riponeva il telefono nella tasca, i lineamenti fluidi, rilassati in un sorriso smagliante, e gli occhi vispi, incantatori, ridenti forse per la prima volta in vita loro.
il minore boccheggiò, cercando di dire qualcosa.«q-quindi tu...?»
«già»
junhui ridacchiò, avvicinandosi ed avvolgendo le spalle del corvino con un braccio.
«facciamo un giro?»
xu continuava ad annuire, in trance.
wen junhui gli aveva scritto.
ed inviato dei meme.
ed adesso era accanto a lui, con nientedimeno che un braccio intorno alle sue spalle, che lo portava in giro per i negozi, come se fossero una coppia, disinvolto e allegro.
non riusciva a crederci, continuava ad alzare lo sguardo per incontrare le labbra gentili del maggiore distese in un sorriso tiepido.
gli cedeva il cuore ogni volta.i due trascorsero il pomeriggio a braccetto, ridendo.
junhui aveva persino comprato un regalo a minghao.
una piccola catenina argentata, da tenere al collo.
"nulla di che, solo un ricordo",
aveva detto il maggiore, e allora, il corvino gli si era avvicinato, le gambe che sembravano cedere e le guance imporporate, posando un delicato bacio sulla sua guancia.«ci vediamo domani?»