Please, forgive me.

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«Era tutto nero. I colori erano scomparsi, lasciando al loro posto un'unica foschia nera nella quale galleggiavo senza poter fare un passo. Ero bloccato. Avevo deciso che era il momento di porre fine a quell'insopportabile nebbia. Così, dopo essermi vestito per l'occasione e aver sciolto la corda, appesi un suo estremo al lampadario della mia camera (ne avevo uno con le eliche, sembrava fatto apposta per quello che stavo per fare) e l'altro intorno al mio collo.  Non avevo paura. Lasciai cadere la sedia e l'aria cominciò a rarefarsi. Io, senza riuscire più a respirare, non trovavo nessuna luce in fondo alla foschia.

Ero piccolo quando avevo capito di non essere normale. Mi interessava quello che le mie amiche facevano e mi disgustava "rotolarmi nel fango" come gli altri bambini. Guardavo gli altri con occhio critico, spesso ridevo di loro, ma non avevo mai pensato di essere gay. Durante l'adolescenza, la voglia di essere universalmente accettato e un po' idolatrato era talmente prevaricante su tutti gli altri interessi che lasciai le mie amiche e decisi di iscrivermi alla squadra di football della scuola. Cominciavo per le prime volte a sentire parole come "frocio" o "finocchio", ma per me erano soltanto insulti, ammassi di lettere inutili da usare contro persone indifese. Ormai ero importante, facevo parte dei più rilevanti della scuola, ma mi sentivo diverso, come se qualcosa non andasse. Parole come "gay" cominciarono a prendere forma quando incontrai Luke. Era nuovo, ma non saltava all'occhio come altri, rimaneva sullo sfondo, mimetizzato. Mi avevano chiesto di fargli da tutor e io, inconsapevole, strinsi amicizia con lui.

«Mi piaci.» Sussurrò una sera. Lo aveva mormorato come se fosse un segreto, un segreto che fino a quel momento era noto solo a lui. Eravamo seduti sugli spalti del campo di football, al buio. Accanto a me, i suoi occhi azzurri brillavano particolarmente sotto la fievole luce di una luna nuova. Anche se non ne avevo mai visti dal vivo, credevo che le iridi del ragazzo assomigliassero a lapislazzuli. L'avevo notato quanto si era girato verso di me.

«Anche tu, sei forte» Risposi, senza pensarci. Più guardavo Luke, più mi convincevo che fosse un bel ragazzo. "Sei un maschio, Michael" mi rimproverai dopo aver formulato quel pensiero sul ragazzo accanto a me. Il piercing sul labbro inferiore di Luke risplendeva in quella notte e mi invitava in modo particolare, mai provato.

«Oh, no, non intendevo in quel senso» Ridacchiò nervosamente. Lo guardai in modo interrogativo. Cercavo di non fissare il suo labbro, ma inconsciamente continuavo a tornare con lo sguardo quel punto. Era così invitante.

«Mi piaci in questo senso» Spiegò, prima di appoggiare le sue labbra sulle mie. Senza pensare alle conseguenze, senza pensare che effettivamente nel mondo di Michael si stesse stravolgendo qualsiasi cosa, mi girai del tutto verso di lui. Era nuovo ed eccitante.

«Tu sei gay.» Mormorò poi, le nostre labbra così vicine che si sfioravano. Non era una parola nuova, o almeno non del tutto. La sentivo al telegiornale, sulla bocca dei miei genitori a volte, discorsi che non ascoltavo immerso nei pensieri. Senza ormai più comandare le mie azioni, sotto lo sguardo ammutolito di Luke, corsi a casa. Passai notti intere insonni facendo ricerche sull'argomento, imparando nuove cose. Quando appurai ufficialmente di far parte della comunità LGBTQ+ non vedevo più nessuno allo stesso modo. Ne parlai a lungo con Luke, camminate anche di cinque ore consecutive. Un giorno presi coraggio.

«Quindi io piaccio a te» Iniziai. Lui annuì vigorosamente, come avessi detto "Gli umani sono esseri viventi". «E tu piaci a me» A questo lui fece spallucce, con un'espressione in volto che tradotta significava "Non posso saperlo io". Ma lui mi piaceva, e non poco.

«Proviamo» Disse Luke dopo alcuni secondi di imbarazzante silenzio. Lo guardai confuso, come poteva provare che mi piaceva? Ad interrompere il mio flusso di pensieri ci pensò la sua bocca che si adagiò sulla mia. Il labret di Luke era freddo conto le mie labbra calde e mi faceva fremere di più. Prima che potessi fare qualsiasi cosa, il biondo si allontanò e sentenziò «Ti piaccio.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 07, 2019 ⏰

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