Waiting for Spiderman.

Mi accomodai sulla panchina della fermata del pullman, rifugiandomi dalla pioggia che continuava a cadere dal cielo grigio.

Londra era sempre stata famosa per il suo clima sempre cupo e piovoso, persino d'estate. Inoltre al tempo londinese piaceva cambiare. Quella mattina ero uscita con il sole, intenzionata a comprare il nuovo numero di "SpiderMan", da poco in vendita. Armata di maglione blu con sopra stampato il supereroe, dei jeans rossi e ai piedi delle converse, mi ero inoltrata nella mia fumetteria preferita -Comics & Co.-, prendendo un caffè. Avevo atteso con pazienza che arrivasse il mio turno e avevo comprato il fumetto, felice come una bambina.

Naturalmente avevo portato con me un ombrello contro ogni evenienza, ma quell'ombrello si era rotto dopo nemmeno due minuti dall'apertura. Il vento puoteva essere molto bastardo, a volte.

Dopo quegli anni a Londra mi ero anche abituata al tempo, mi piaceva la pioggia e il fatto di dover uscire con un maglione sempre a portata di mano, ma non quando avevo appena comprato un nuovo fumetto e questo rischiava di bagnarsi.

Mi passai una mano tra i capelli e infilai gli occhiali da vista, pronta per immergermi nella lettura in attesa dell'arrivo del pullman. Avrei anche potuto prendere la metropolitana, ma non mi era mai piaciuto rifugiarmi sottoterra, malgrado il brutto tempo.

Estrassi il fumetto, accuratamente coperto dalla sciarpa, dalla borsa e cominciai a leggere le vignette a colore, disegnate con cura da quel genio di Stan Lee. Non sapevo con precisione quale fosse il vero motivo per cui mi piacevano i fumetti, i supereroi o qualsiasi cosa legata alla Marvel. Molto probabilmente era l'unica cosa di cui parlavo con mio padre fin dai tempi dell'infanzia, quindi mi ci ero affezionata abbastanza.

Inoltre avevo sempre provato ammirazione per SpiderMan. Adoravo il suo sarcasmo e sebbene fossi un aracnofobica da paura, avevo sempre sognato essere morsa da un ragno geneticamente modificato e ottere poteri come i suoi.

Immaginavo sempre quanto potesse essere figo spostarsi da un grattacielo all'altro tramite ragnatele che uscivano dai miei polsi, salvare le persone e combrattere contro pazzi squilibrati. Beh, l'unica cosa negativa era che non mi sarei potuta legare a nessuno, per paura che potesse morire a causa mia catturato dai miei nemici, ma alla fine Mary Jane era sempre riuscita a scamparla, nonostante tutte le volte che era stata catturata.

A Gwen, in The Amazing SpiderMan, era andata peggio, ma avevo sempre preferito non pensarci.

Poi con Peter avevo molte passioni comuni, come la fotografia o il giornalismo, la scienza e il carattere. Mi piaceva proprio il personaggio.

Sfogliai la pagina, troppo concentrata sul fumetto per accorgermi del Bus che mi passava davanti, senza nemmeno fermarsi. Alzai lo sguardo distratta, vedendo il mezzo allontanarsi a grande velocitá dalla mia postazione.

"Merda!" urlai, attirando l'attenzione di qualche passante, insieme a qualche turista che doveva capire l'inglese. Mi passai nervosamente una mano tra i capelli, continuando a tenere il segno al fumetto con l'indice.

Sbattei un piede a terra, constatando che ero in ritardo e non avevo bisogno di guardare l'ora per saperlo. Ero uscita di casa alle dieci e mi ci era voluta un'ora solo per raggiungere Comics & Co. e se aggiungevo il tempo che ci avevo messo per comprare il fumetto, potevo tranquillamente dire di essere in ritardo per il turno di lavoro.

Lavoravo da qualche mese in un piccolo negozio ad Oxford Circus, la paga era buona, ma gli orari impossibile. Quale persona sana di mente farebbe iniziare il turno all'una? Nessuno. A malincuore chiusi il fumetto, lo infilai nella borsa, facendo attenzione a coprirlo con cura con la sciarpa, per evitate che si bagnasse. Cominciai a correre verso la metropolitana. Dovevo fare il biglietto e sperare che ne arrivasse una il prima possibile.