Capitolo uno

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Mi sistemo la tracolla nera e il mio vestito bianco alzatosi per via del venticello caldo.
Il sole di Miami riflette sui miei capelli neri rendendoli lucenti.
Mi guardo intorno e noto un gruppo di bambini che giocano con un pallone blu mentre le loro madri chiacchierano su una panchina verde.
Mi fermo vicino alla libreria e sbircio i libri dalla vetrata, i titoli sono abbastanza leggibili e sento già da qui il loro odore di nuovo, di carta stampata. Sento la fatica dell'autrice o dell'autore che impiega giorno dopo giorno nello stilare qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso.
Qualcuno mi tocca la spalla e capisco subito chi è dall'odore che emana: dopobarba alla menta e Pour Monsieur di Chanel.
Mi volto con un sorriso stampato in faccia e vedo Ethan, in tutta la sua eleganza.
Indossa una camicia bianca con le maniche arrotolare fin sotto i gomiti risaltando i suoi tatuaggi, ha un pantaloncino nero e dei mocassini del medesimo colore.
«Buongiorno amore mio.» mi fa fare un giro su me stessa e porta le sue labbra sulle mie 
«Sei pronta Ab?» Ho un po' di ansia poiché questa è la prima rapina dopo il fatto di Kyle ma annuisco lo stesso, so che Ethan ha più paura di me e dunque devo essere forte per sostenerlo.
Per via delle nostre rapine siamo riusciti a permetterci una casa lussuosa e varie automobili, oggi abbiamo optato per la nostra  Lamborghini Huracan Performante di colore nera, è velocissima e ha un design strepitoso.
«Le armi?» chiedo guardando Et intendo ad aprire l'auto.
«Sono già dentro la macchina?» risponde un semplice si e mi passa il borsone azzurro che era posato sul sedile.
Mi siedo su quest'utlimo e appoggio il borsone sopra le mie cosce, apro la zip e vedo le nostre armi.
Dalla mia tracolla nera esco i due passamontagna, uno lo passo ad Et che nel frattempo si era seduto nel suo posto e aveva acceso la macchina.
Indossiamo i nostri rispettivi passamontagna e in men che non si dica arriviamo all'entrata della gioielleria.
Lavoriamo su questo colpo da due settimane e siamo ben preparati ad affrontare le guardie al suo interno.
Abbiamo sempre calcolato le possibili difficoltà e non ci siamo mai fatti spaventare da nulla.
Et ferma la macchina, ha le mani che tremono, ha paura che qualcosa vada storta e non lo biasimo, mi sento anche io così.
«Andrà tutto bene Et, siamo molto pronti e se qualcosa dovesse andare male Andreas interviene.» lo rassicuro accarezzandogli il dorso della mano e vedo che smette di tremare.
Mi sorride e la mia ansia diminuisce, ce la faremo, lo sento.
«Ti amo, Et.» dico come da rito mentre impugno il mio  M16.
«Ti amo, Ab.» prende l'arma e entriamo nella gioielleria.
Le nostre armi fanno immediatamente allertare le persone che sotto il nostro comando si abbassano e implorano pietà.
Mi avvicino al cassiere che prende il telefono tra le mani per chiamare le guardie al terzo piano.
Andreas ha inscenato una rapina dei documenti al piano superiore, una cosa così importante richiede l'aiuto di tutte le guardie.
«Posa quel telefono o ti sparo dritto nel cervello.» minaccio con tono deciso, il cuore mi batte veloce per il misto tra paura e eccitazione.
Mi ascolta e trema come foglia pronta a staccarsi dall'albero e a cadere sul suolo rovinato.
«Prendi i soldi e mettili qui.» ordina Ethan passandogli il borsone azzurro che aveva preso dalle mie mani poco prima di entrare.
Entro nel suo ufficio alle sue spalle e cancello la registrazione della videocamera e la disattivo, così da non prendere la targa della macchina e da non farci assolutamente riconoscere.
Raggiungo Et e gli faccio un sorriso per fargli capire che ho finito e che siamo ritornati nel giro più forti di prima.
Le persone all'interno bisbigliano impauriti, i bambini sono dietro le schiene dei genitori, hanno i visi pallidi per paura che qualcosa possa accadergli.
Non gli accadrà mai niente è una nostra regola, nessuna persona deve essere uccisa, siamo umani e sappiamo cosa si prova a perdere una persona a noi cara.
«Arrivederci a tutti» diciamo io e Et uscendo dalla gioielleria.
Sentiamo i passi pesanti delle guardie che scendono le scale rumorosamente, ma siamo già in macchina quando essi arrivano fino al piano terra.
Sfrecciamo tra le strade veloci come il vento, liberi come il mare e felici come i bambini con la loro palla blu.
Tolgo il passamontagna e lascio i miei capelli coprirmi le spalle, mi faccio passare quello di Et, che mette la musica dalla radio.
Siamo già tanto lontani da quella gioielleria così poso i nostri passamontagna all'interno della mia borsa.
«Ce l'abbiamo fatta», sospiro incredula.
Et sorride come non mai, ha gli occhi che brillano più  del sole di oggi.
Questa è la nostra vita.
Questo è ciò che la società ci ha portati a fare, ci ha visti cadere in un burrone buio e altissimo senza fare nulla, senza tenderci la mano, senza salvarci.
Prendetevi la vendetta, Ethan e Abigail sono tornati.

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