Ho sempre pensato che la vita, almeno la mia, potesse essere riassunta perfettamente da quella che gli scienziati chiamano "Legge di Murphy".
Secondo sopra detta legge, e non so per quale strana ragione qualcuno abbia deciso di renderla una vera e propria legge, se qualcosa può andar male, andrà male.
Non c'era certo bisogno di uno scienziato per stabilirlo, ovviamente. Basti guardare la mia vita.
Per qualche strano motivo i miei genitori hanno pensato che ci fosse un particolare e nascosto ottimismo in tutto questo, dicendo che non tutto il male viene per nuocere e che, a volte, ciò che può sembrare negativo è in realtà estremamente positivo.
In poche parole che tutto ciò che potrebbe accadere, accade.
Senza un perché, senza uno strano karma. Accade.
Quindi non mi sorprende il fatto che i miei genitori abbiano deciso di chiamarmi proprio Murphy.
Nonostante tutto, nonostante le loro spiegazioni su quanto questa strampalata legge possa essere affascinante, non penso li perdonerò mai per avermi chiamata come una cosa che potrebbe essere annoverata tra i sinonimi della sfiga.
In questo modo posso dare la colpa a loro di non essere mai stata particolarmente fortunata nella mia vita.
Mai trovata una moneta a terra (se non falsa), mai avuto la fila più facile del compito di matematica e, soprattutto, mai stata ricambiata in amore. Mai stata amata, neanche per sbaglio.
Il mio nome, a detta dei miei genitori, dovrebbe ricordarmi di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto. Che tutto, prima o poi, può accadere.
Non sono mai stata brava a guardare il bicchiere mezzo pieno.
Per quello, c'era Calum.
Forse è per questo motivo che proprio ora mi viene da pensare alla Legge di Murphy.
Perché è vero che tutto accade. Ed è anche vero che a volte il bicchiere è totalmente vuoto. Come ora.
Mi guardo intorno, ritornando ad una realtà che ancora non riesco ad accettare.
Guardo Michael, in piedi accanto a me, che ha lo sguardo fisso sulla punta delle sue scarpe. Stringo ancora di più la sua mano, costringendolo a voltarsi verso di me.
Non dice nulla, anche se vorrei che lo facesse pur di non sentire più il vuoto.
L'uomo di fronte a noi si schiarisce la gola, alzando una mano per cercare di ripararsi dalla luce del sole.
-Siamo qui riuniti per celebrare e ricordare la vita di Calum Thomas Hood, amico, compagno, fratello e figlio.-
Io, Michael e Calum siamo sempre stati inseparabili, fin da piccoli.
Ho sempre pensato che Calum fosse la colla del nostro gruppo, che riuscisse a tenere uniti due caratteri opposti come quello mio e di Michael.
Lui sempre duro e con i piedi per terra, io fin troppo illusa e sognatrice.
Io una piagnucolona e lui non riesce a piangere neanche guardando Titanic.
L'unica cosa che ha sempre accomunato me e Michael è la nostra terribile e sempre presente negatività. Perché mentre per me la legge di Murphy è sempre stata uno scherzo del destino, per Michael è una certezza.
Per lui le cose non "accadono"; vanno male e basta.
Calum invece è sempre stato il ragazzo dal bicchiere mezzo pieno, inspiegabilmente. Ricordo che una volta lo incontrai sotto la pioggia, con i vestiti zuppi e il sorriso sulle labbra. Mi disse che l'autobus era passato proprio nel momento in cui lui aveva deciso di farsela a piedi e che nel frattempo aveva anche cominciato a piovere e lui, disgraziatamente, non aveva nemmeno l'ombrello. Ma era contento perché "almeno mi sono fatto una passeggiata".
Quando Michael venne bocciato in secondo liceo e la madre minacciò di rinchiuderlo in casa per tutta l'estate, Calum gli disse che non era poi così male dover ripetere un anno; almeno aveva più tempo per decidere cosa fare in futuro.
Non ho mai capito come facesse, o dove trovasse tutta quella positività, ma Calum è sempre stato bravo a fuggire dalla realtà per rifugiarsi altrove. Nella musica, nei fumetti o nei suoi amati libri di storia.
Penso che sia per questo motivo che noi tre siamo sempre stati inseparabili.
Calum era la mia legge di Murphy.
Ma il quindici giugno, alle undici e mezza, Calum non aveva visto arrivare l'autobus mentre attraversava la strada. E l'autobus non aveva visto lui.
Sento una lacrima bagnarmi il viso e un singhiozzo esce dalla mia bocca involontariamente.
Stavolta è Michael a stringere la presa. E lo sappiamo entrambi che, ora più che mai, avremmo bisogno di Calum e dei suoi bicchieri mezzi pieni.
E che Calum non se lo meritava.
E che nessuno ha mai amato la vita quanto lui.
E che non ho mai odiato così tanto, come oggi, la legge di Murphy.
***
Non avrei dovuto pubblicare il prologo, lo so, ma non ho resistito.
Comincio col dire che gli aggiornamenti di Timeless cominceranno a Settembre e che nel frattempo mi dovrete sopportare con Extraordinary (mi dispiace per voi se la leggete)Allooooora,
sì, Calum è morto.
Lo so che da questo prologo la storia può sembrare piuttosto triste ma in realtà non lo è.
Come al solito è fantasy e parlerà dei viaggi del tempo.
Vi chiederete perché ho fatto morire Calum allora, posso capirlo.
But, è una cosa essenziale per la trama.
Non è che ci sia molto da dire,
non vedo l'ora di scrivere questa storia e di farvi leggere e chi mi conosce sa che ormai sono super gasata per questa trama ahahahahaha
Spero vi piaccia e che non vi faccia schifo (non vi biasimerei)
e niente, ci sentiamo a Settembre!
(sempre che non decida di metterla prima, cosa che non escludo)
Vi lascio i miei contatti:
Instagram: alilovescakes
Twitter: alilovescakes
I LOVE U

STAI LEGGENDO
Timeless // 5sos
Fanfikce"Non capisci? È proprio come il gioco che facevamo da bambini. Ti ritrovi da qualche parte nel libro di storia, salvi qualcuno e poi puoi passare all'epoca successiva. Ti ricordi?" Michael inarca un sopracciglio scettico e quasi divertito. "Le pers...