PART 2

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Harry Avevo preso quell'aereo a notte fonda e la consapevolezza di quanto fossi familiare a quel gesto, raccontava di me più di quanto avrebbe mai potuto fare altro

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Harry

Avevo preso quell'aereo a notte fonda e la consapevolezza di quanto fossi familiare a quel gesto, raccontava di me più di quanto avrebbe mai potuto fare altro.
L'ennesimo volo preso per scappare.
L'ennesimo volo preso per guarirmi le cicatrici.
Senza riuscire a comprendere davvero che era il volo, una delle cicatrici più grosse che non si erano mai rimarginate.
Che non importava con quanta determinazione decidessi di scappare, non sarebbe mai potuta essere niente se paragonata all'amore che provavo.
Ma quello non era il mio tempo per capire.
Non avevo neanche la valigia con me, solo i documenti necessari per l'identificazione. Viaggiai di notte e arrivai in America di giorno. Non sapevo come sentirmi nè se volessi sentirmi davvero.
Volevo ricominciare da dove mi ero fermato quando ero partito per il matrimonio di Gemma, volevo fingere di non aver nuovamente dato a Louis Tomlinson il potere di decidere il chi il come e il quando della mia vita.
Ma avevo sulla caviglia il monito costante di quanto non dovessi provare rancore ma non riuscivo ad abituarmi mai.
Non mi ero mai abituato a Louis Tomlinson.
Quando arrivai quel pomeriggio, Tom non era in casa; probabilmente era ancora sul set del suo ultimo film e, dal momento che non mi ero neanche preso il disturbo di avvertirlo, non sarebbe tornato neanche per cena.
Mi sentii ancora più in colpa ma non mi dispiaceva restare del tempo da solo a pensare e soprattutto mi piaceva l'idea di immaginarmi di nuovo in quella casa come prima.
Fu quando presi distrattamente il telefono che trovai qualcosa come 18 chiamate perse e 50 messaggi su whatsapp.
Erano principalmente di mia madre e Gemma, due di Niall e Liam in cui mi ringraziavano per la serata passata e poi...c'erano i suoi.
Strinsi gli occhi, ferito anche solo da quel maledetto nome sul display. Non avrai mai potuto leggere il contenuto senza crollare e io non volevo crollare: volevo tornare l'Harry di sempre, quello che ero diventato da quando avevo lasciato l'Inghilterra quel luglio del 2017, volevo essere la persona che ero stato negli ultimi quattro anni; il cantante, l'attore, il modello e soprattutto il fidanzato.
Ma volere non è potere come molti dicono.
Volere, spesso, è quanto di più lontano ci possa essere dal potere.
Archiviai quella chat in un gesto stizzito e vigliacco e aspettai.
Aspettai che la normalità si imposessasse di nuovo di me.

Non sapevo - o forse fingevo di non sapere- che la mia vera normalità non era quella che tanto avevo agnotato al mio ritorno.
Dopo essere tornato a Londra dopo tutto quel tempo, l'amore e la abitudine di quella che era stata la mia vera vita per quasi dieci anni, mi risalì in gola con un'urgenza che non riuscivo a placare.
Così come tutto quell'amore e quel rancore. Non riuscivo a smettere di pensare a Louis, non riuscivo a smettere di chiedermi che cosa stesse facendo.
Londra era stata il fotturo vaso di Pandora.
E mi aveva ricatapultato indietro di anni.
Quella mattina, esattamente una settimana dopo il mio ritorno a Los Angeles, ricevetti una chiamata di mia madre.
"Harry?" La sua voce sembrava distante, strana.
"Mamma?"
"Che cosa hai fatto?" mi chiese senza aggiungere altro, immaginando che io capissi.
"Devi essere più specifica mamma perchè oggi ho fatto molte cose: ho mangiato, corso, cantato e..."
"Harry" Questa volta il tono di è Anne è decisamente duro come poche volte lo è stato nella sua vita "Hai idea di quello che hai combinato andandotene in quel modo?"
Sospirai, chiudendo gli occhi: potevo immagire quello che mi ero lasciato indietro ma non avevo nessuna intenzione di scoprirlo con certezza.
"Mà io non potevo restare" dissi solamente, sperando che bastasse come spiegazione. Ma ovviamente mia madre non mollò la presa.
"So perfettamente che la cosa riguarda Louis, non sono idiota. Sono dieci anni che qualsiasi cosa della tua vita riguarda Louis" Rabbrividii per la verità di quelle parole "Solo...Haz, che cosa è successo questa volta?"
"Niente che non sia già successo prima" dichiarai alzandomi dal letto. Volevo muovermi, non volevo stare fermo un minuto di più.
"Avete fatto sesso quindi?" chiese mia madre e nonostante la situazione scoppiai a ridere.
"Io e Louis non abbiamo sempre e solo fatto sesso sai?"
"Beh, vallo a dire ai muri di casa nostra"
"Mamma!!" Arrossii furiosamente ripensando a quella volta che lei e mio padre ci avevano beccato perchè urlavamo troppo. Dio, Louis è sempre stato così rumoroso.
"Che c'è? Tu non mi parli e sto provando a capire. Anche perchè amore...Louis, lui non sta bene."
Se potessi descrivere cosa sia prova a sentire il cuore spezzarsi letteralmente in due, sentendo nitidamente il rumore dello strappo, avrei sempre descritto uno di quei momenti. Uno dei momenti in cui sapevo o vedevo che Louis stava male.
Non so quanto tempo trascorsi in silenzio; sentivo il respiro di mia madre dall'altra parte della cornetta. Ma non riuscivo a far venire fuori la mia voce perchè temevo che se avessi saputo altro mi sarei spezzato.
"Harry? Sei ancora lì amore?"
"Sì..."
"Hai capito cosa ti ho detto almeno?"
Di nuovo una risposta affermativa. Sentii mia madre sospirare, probabilmente preoccupata del mio prolungato silenzio.
"Harry, pensi che andrebbe bene se io venissi a stare un po' a Los Angeles?"
"Cosa?" Mi allarmai subito, colpendo il tavolino del salotto con il ginocchio "Perchè?"
"Perchè ho bisogno di controllare che mio figlio stia bene." Sapeva che non stavo bene, tra tutte le persone al mondo era decisamente l'unica che più di tutti lo doveva sapere "Anzi mi correggo: ho bisogno di controllare di persona che mio figlio stia riuscendo ad andare avanti. Perchè, Harry se neanche scappare per la seconda volta ti sta aiutando...sai anche tu che c'è solo una cosa da fare."
Tremai appena e chiusi gli occhi: non volevo sapere quale fosse l'unica cosa da fare, forse proprio perchè era l'unica cosa alla quale non riuscivo a smettere di pensare.
"Ti aspetto mamma" disse solamente, e poi chiusi la telefonata.
Avevo di nuovo paura.
Dicembre 2021
Louis
Il fatto che tra cinque giorni avrei compiuto 30 anni non era una cosa alla quale mi piaceva pensare.
A dir la verità erano anni che odiavo festeggiare il mio compleanno- e il motivo non era neppure di difficile intuizione.
Come puoi essere felice di festeggiare il passare degli anni se non hai accanto le persone più importanti della tua vita?
"Louis?" Oli entrò nella mia stanza titubante, guardandosi intorno: anche lui sapeva che in quelle giornate era meglio tenersi il più possibile alla larga da me.
"Che c'è?" chiesi stropicciandomi gli occhi ancora assonnati e non accennando a muovermi dal letto.
"A marzo ci saranno i tuoi ultimi concerti."
Corrugai la fronte "Lo so già Oli, abbiamo stabilito le tappe del tour già da un anno." Che cazzo significava quella scenetta ora?
"Ecco sì, lo so. Ma...insomma ho ricevuto una chiamata strana poco fa."
Mi misi subito a sedere, allarmato. Di solito quando Oliver prendeva i discorsi così alla lontana non poteva significare niente di buono.
"Strana in che senso?"
"Mi ha chiamato Niall. Mi ha detto che ha sentito gli altri e..." Gli altri. Gli altri. Quali altri? In quegli altri io avevo sempre e solo riconosciuto una sola persona.
"E?" Lo incalzai agitato.
"Gli altri pensano che sia arrivato il momento opportuno per tornare, per fare un paio di concerti quantomeno. Liam ha finito il suo primo tour, Niall il suo secondo e Harry ha già fatto uscire tre cd. Pensano di aver dato già molto anche come solisti. Pensano che sia giusto tornare"
Non so se Oli avesse continuato a parlare anche dopo quelle due frasi ma, in caso affermativo, non lo stavo più ascoltando ormai: la mia mente era ferma all'immagine degli altri che si riunivano per parlare di un ritorno, di Harry che presumibilmente accettava e della concreta possibilità di rivederlo di lì a poco.
"Louis? Lou mi stai sentendo?"
"Sì" mentii cercando di ricompormi "Sì, ho sentito. E' che sono solo un po' stupito che non mi abbiano chiamato, tutto qui."
Erano quasi sei mesi che non avevo più notizie di Harry. Da quando era fuggito la sera della cena a casa di Niall, dopo che ci eravamo baciati come se non fosse passato neppure un secondo dall'ultima volta; sei mesi da quando gli avevo finalmente detto di nuovo che lo amavo e che non avevo mai smesso. Gli avevo vomitato addosso cattiverie che non pensavo ma altrettante ne avevo ricevute. Avevo vissuto questi mesi in una strana inquetudine e in uno strano senso di depressione.
"Beh, immagino che prima volessero parlare con Harry."
"Avrebbero dovuto comunque parlare con me prima." sbottai arrabbiato. Poi mi passò per la mente l'idea che probabilmente avevano voluto evitarmi di soffrire ancora, come ero successo quando Harry era ripartito.
Non sapevo come avrei dovuto sentirmi.
Maledetto Harry.
"Ciao" Quando mi trovai alla porta Harry Styles, qualche giorno dopo, la voce mi uscì fuori più incerta di quanto avrei voluto, ma almeno evitai di inciampare davanti alla porta come in una di quelle commedie romantiche catastroficamente imbarazzanti. Tante volte avevo immaginato come sarebbe stato rivederci dopo l'ennesimo addio ma niente mi aveva preparato alla sua bellezza: aveva di nuovo tagliato un po' i capelli, ora erano della lunghezza che aveva alla fine del suo primissimo tour. Era bello come lo era sempre stato, forse anche di più alla soglia dei suoi vent'otto anni.
"Ehm ciao" un leggero rossore gli stava colorando il viso e mi fu subito chiaro che non si aspettava di trovarmi lì, a quell'ora, il giorno del mio compleanno.
"Buon compleanno" aggiunse accennando un sorriso timido "Io- ehm- a dir la verità ho un appuntamento con Lottie. N-non credevo tu fossi in casa." Il "altrimenti non sarei mai venuto" era implicito nell'aria e, nonostante me lo aspettassi, non potei evitare di sentire una morsa allo stomaco.
"Non sapevo vi frequentaste ancora così tanto" dissi glaciale. Ero tornato a fare l'unica cosa che mi riusciva bene davvero quando ero ferito: lo stronzo, l'ironico, il cinico. Era sempre stato quello il problema tra di noi: non appena sentivo di essere troppo vulnerabile decidevo di fargli male.
E con Harry Styles io ero sempre stato la persona più vulnerabile del mondo. Era l'unico in grado di leggermi dentro e capirmi con una sola occhiata veloce.
Vidi Harry alzare gli occhi al cielo, in un sorrisino che di divertito non aveva proprio niente "Beh adesso lo sai. Penso che tu abbia da fare comunque no? E' il tuo compleanno dopotutto. Dove ti portano Eleanor e gli altri scappati di casa che ti porti dietro?"
Non ero pronto a quello, non ero pronto alla cattiveria e alle sue provocazioni: avevo sempre saputo quello che pensava di Oli e Calvin e degli altri- specialmente di quel coglione di Nizam- ma non ero pronto a vederlo nelle vesti di ex fidanzato vendicativo.
"Non parlare di loro in questo modo" affermai deciso "mi sono sempre stati vicini in questi anni."
Una risata amara proruppe dalla sua gola "Certo, e immagino che il fatto che tu offra loro lavoro e qualsiasi altra occasione vogliano non sia un fattore che incide,giusto?"
Mi sentii male. Mi sentii ferito. Mi sentii usato. Umilato. Mi sentii come se la mia compagnia dovesse per forza avere un prezzo, come se i miei stessi amici avessero bisogno di un tornaconto per stare con me. Mi sentii piccolo come poche volte mi era capitato nella vita. E ancora una volta erano le sue parole a farmi sentire tale.
"Stai dicendo che ho bisogno di pagare qualcuno per avere compagnia? Che nessuno resterebbe con me spontaneamente? Sai, Harry, solo perchè tu mi hai lasciato non significa che per gli altri sia così orribile. Solo perchè il mio fottuto padre biologico e quello che avrebbe dovuto essere l'amore della mia vita mi hanno abbandonato, non significa che io lo meriti!" Non mi resi conto di star piangendo fino a quando non sentii le lacrime bagnarmi le guance; vidi lo sguardo di Harry crollare e in un attimo si era avvicinato "Louis io non..."
L'arrivo provvidenziale di mia sorella mise fine a quella patetica scena a cui ancora una volta ci eravamo prestati, come se non potessimo farne a meno.
Forse farci male era l'unico modo che ormai ci era rimasto per amarci.
"Sono pronta! Scusa se ti ho fatto aspettare Harry ma ho dovuto fare una chiamata skype con Elisabeth perchè le mancavo e...Tutto bene?" Lottie fece vagare lo sguardo da me a Harry perplessa, doveva aver notato la tensione nell'aria.
Mi asciugai velocemente le guance cercando di mostrarmi il più rilassato possibile "Sì, tutto bene. Buona serata sorellina! Ciao" dissi poi rivolgendomi a Harry. Non aspettai che nessuno dei due mi rispondesse; sentivo la schiena bruciarmi a causa dello sguardo di Harry ma non mi importava. Salii in camera mia e mi chiusi dentro. Avrei voluto piangere fino a non sentirmi più gli occhi, avrei voluto spaccare qualcosa; forse avrei persino voluto chiamare Eleanor -che invece era in Inghilterra con il suo vero ragazzo- e farmi paparazzare solo per fare una ripicca a Harry. Ma non feci niente di tutto questo. Presi del sonnifero e mi addormentai.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 15, 2018 ⏰

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