CAPITOLO 5

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Si svegliò all'improvviso con il rumore della sveglia che risuonava nelle orecchie. Quella notte non aveva dormito niente e aveva davvero sonno. Dopo una settimana però aveva capito che il primo giro di visite iniziava alle 8.30 più o meno, così si svegliava prima per andare in bagno e sistemarsi un pò. Non che avesse chissà che cose da fare lì dentro.

Salutò Niccolò con un "ciao Wendy" ricevendo un'occhiataccia di risposta. Quella ormai era diventata una routine da quando aveva scoperto il tatuaggio di Peter Pan che l'altro aveva sul braccio. Il ragazzo gli aveva tolto anche l'ultima flebo e qualche istante dopo vide entrare il medico che lo aveva sempre visitato in quei giorni con altre due dottoresse e al seguito un inserviente con un vassoio in mano. Gli sparì il sorriso dalle labbra. Deglutì a vuoto. Il panico che si faceva strada nelle vene.

«Ermal, ti presento la psicologa e la nutrizionista che da oggi ti seguiranno. Ti spiegheranno tutto loro, io purtroppo devo scappare. Ti lascio nelle loro mani.»

Aveva la gola talmente secca, che invece di ok gli uscì un verso strozzato. Si sentiva in gabbia.

Era così intento a guardare il vassoio che era stato appoggiato sul comodino che non si accorse che una delle due ragazze si era seduta sul bordo del letto. La squadrò poco convinto. Doveva essere la psicologa da come gli sorrideva. Non era mai stato uno di quelli che odiava gli psicologici a prescindere. Erano persone che facevano semplicemente il loro lavoro, chi bene e chi male certamente, ma non si meritavano di certo tutta quella diffidenza da parte della gente. Come se ammettere di avere un problema e andare a risolverlo fosse un atto di codardia o di debolezza.

La prima a parlare fu però la dottoressa rimasta in piedi. Capelli tinti di un rosso prugna, occhiali con una catenella di perline legate su di un lato, una serie infinita di rughe le coprivano il viso e la bocca dipinta di rosso tirata in un espressione seria. C'era da rigare dritto con una del genere.

«Io sarò la tua nutrizionista, ti prescriverò delle diete diverse che dovrai seguire. Queste cambieranno in base a come risponderà il tuo fisico. Ti peserò ogni settimana per vedere i progressi. E non pensare di fregarmi bevendo litri d'acqua prima della pesata. Ne ho visti molti di ragazzini come te. Alle 10 vieni nel mio studio, è la prima porta che trovi all'inizio del corridoio.»

L'altro annuì con la testa sentendosi trapassato da quello sguardo che lo fece sentire ancora più a disagio con il suo corpo. Per fortuna se ne andò via subito.

«Fa così solo per spaventare un pò, ma le sta a cuore guarire le persone.» parlò quella che doveva essere allora veramente la psicologa.

«Mi chiamo Chiara e sarò la tua psicologa, ma credo che questo l'avevi già capito. So che non sarai contento di sentirtelo dire, ma oltre a fare incontri due volte alla settimana, io sarò qui durante i tuoi pasti. È necessario per aiutarti, anche se mi odierai.»

Si stava davvero facendo dura pensò Ermal. Il punto non era che non voleva guarire, voleva liberarsi di tutti quei pensieri ossessivi che non lo abbandonavano un secondo. Voleva tornare a suonare con i suoi amici, voleva riprendersi la vita che gli apparteneva. Voleva essere libero.

Non appena però la dottoressa gli mise il vassoio in grembo tutta quella positività venne spazzata via in un attimo dalle sue paure. Bastava davvero una goccia di buio per avvelenare un sole intero di felicità. Erano solo dei biscotti e del tè. Eppure quel pensiero che non poteva nemmeno sapere quante calorie avessero quei biscotti non lo lasciava in pace. Decise di bere il tè intanto. Che stronzi lo avevano zuccherato . Lo finì dopo un quarto d'ora. Chiara seduta al suo fianco che non aveva detto più nulla. Non c'era verso di mangiare almeno uno di quei biscotti. Gli dava fastidio solo l'odore. In più avrebbe dovuto mangiare sia a pranzo che a cena. Gli si chiuse ancora di più lo stomaco.

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