Il giorno seguente ero ancora più stanco ma continuai a camminare sotto il sole cuocente.
«C'è qualcosa là ... cos'è?» Dissi.
Vidi in lontananza una piccola casetta, mi avvicinai con cautela, entrai e vidi che era messa molto male, cadeva quasi a pezzi.
All'improvviso qualcuno mi colpì da dietro, mi si annebbiò la vista e caddi per terra.
Mi svegliai con il mal di testa causato dal colpo ricevuto, mi trovavo in una cella buia dove, al suo interno c'erano tre ragazze.
«Ciao!» Una voce sconosciuta.
«C-Ciao ...» Dissi.
«Come ti chiami?»
«Mi chiamo Kyoya.»
«Voi chi siete?» Chiesi.
«Scusaci, non ci siamo ancora presentate,» rispose, «Io sono Izumi, lei è Saki e lei Ayame.» Disse.
«Che posto è questo?» Domandai.
«Questo è ... l'Inferno.» Rispose impaurita.
Un silenzio di tomba pervase la cella, per le parole dette dalla ragazza.
Presi coraggio e parlai.
«Perché lo chiami inferno?»
«Tu non puoi capire, sei solo uno stupido, quello che succede là fuori ... non puoi neanche immaginarlo.» Rispose Ayame.
«Non c'è bisogno di trattarlo così Ayame!» Rispose Izumi.
Izumi, girandosi verso di me disse: «Domani capirai tutto, ora è meglio se ti riposi.»
«Puoi dormire lì se vuoi ... » Mentre finiva di parlare, indicò un angolo buio della cella. Girai lo sguardo cercando di mettere a fuoco cosa indicava. Quando finalmente ci riuscì, vidi un letto molto logoro.
«Va benissimo ... grazie.» Risposi.
Mi misi sul letto, anche se logoro, ma dato che avevo camminato per quasi due giorni interi, mi addormentai all'istante.