Le tremavano le mani tanto da risultare difficile passare la seconda mano di mascara senza sbavare. Conosceva Cristiano, aveva già passato del tempo da sola con lui, eppure questa volte sentiva che sarebbe stato diverso. Sospirò, poggiando entrambe le mani al lavello del grande bagno della sua nuova villetta.
Andrá male, si disse guardandosi un istante allo specchio. Si era truccata troppo? Dove l'avrebbe portata a cena? Cosa voleva dirle?
Si conoscevano da poche settimane, ma sentiva, e il sentimento era reciproco, che fra loro due ci fosse qualcosa di piú forte di loro. Non passava un giorno e avevano bisogno di vedersi, era una cosa piú forte di loro. E quando non potevano, Skype era la risposta a tutto.
Cristiano era senza dubbio uno degli uomini più attenti che avesse mai incontrato, e si puó dire che fra shooting e sfilate ne aveva incontrati molti. Aveva classe in ogni cosa che faceva, uno charme da far girare la testa a chiunque e uno sguardo che di sicuro avrebbe aiutato il riscaldamento globale a far sciogliere i ghiacci.
Sara si costrinse a finire di prepararsi, arricciando i capelli con il ferro che aveva scaldato pochi minuti prima. Un lavoro perfetto, degno di un salone di parrucchieri. Due gocce di profumo si polsi e nella scollatura del tubino nero ed era pronta.
Controllò l'ora dal cellulare, due, tre volte in venti secondi, portando la sua ansia a livelli ancora più alti. E se Ronaldo non fosse passato a prenderla? Le si sarebbe spezzato sicuramente il cuore. Forse si stava innamorando, con lui era felice, si sentiva un'adolescente e amava sentire i brividi che gli provocava ogni singolo, anche se casuale, sfioramento delle loro pelli.
Aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere durante quella cena, inconsapevole di cosa stesse provando Cristiano in quel momento.
Il portoghese sentiva le farfalle nello stomaco, come non mai. Con gesti meccanici si sistemava i capelli continuamente, come se non fossero giá perfetti cosí.
Era posteggiato due case prima di quella di Sara, era arrivato troppo presto, temendo di fare ritardo. Sistemó il polsini della camicia, allungando di poco le maniche della camicia, il tanto da lasciare il profilo bianco della camicia sbucare di qualche millimetro.
Respiró a pieni polmoni e giró la chiave nel quadro della sua Audi fiammante bianca. Mise in moto, ingranando la marcia, e il motore rombó sotto al cofano. Se c'erano alcune cose di cui andava fiero, la sua collezione di auto era senza dubbio ad un posto molto alto nella classifica, poco sotto ai suoi premi e alle donne.
E in quel momento una donna soltanto riempiva i suoi pensieri, di giorno e di notte, in partita e in allenamento. Sara lo stava rendendo matto, ma la cosa non gli dispiaceva affatto finché poteva averla vicina.