Evie
Dopo avere detto ai miei genitori che andavo a dormire, iniziai a preparare tutto il necessario dentro un piccolo zaino.
Non si sapeva mai cosa poteva capitare nel bosco, di notte, da sola, spiando un ragazzo con problemi di gestione della rabbia e degli occhi che cambiavano colore.
Aprii la finestra di camera mia e iniziai a
elaborare un metodo per sgattaiolare fuori, senza rompermi qualche arto e, soprattutto, evitando che qualcuno mi scoprisse.
Adottai il classico metodo, mettendo qualche cuscino sotto le coperte e pregando che mia madre non decidesse di venire a controllarmi prima di andare a svolgere il suo turno notturno, in ospedale.
Mia madre era uno dei neurochirurgi più rispettati di tutta la contea ed era la stessa persona che aveva diagnosticato la malattia al cervello di Claudia, la mamma di Stiles.
Ogni volta che ripensavo alla sua morte, o a come si dovesse essere sentito il figlio, mi veniva da piangere.
Non conoscevo bene Claudia, ma sapevo che era una persona estremamente buona, che - ad Halloween - non faceva altro che attendere una delle mie visite, vestita da ragno gigante e perennemente in cerca di dolci.
Le sue mele caramellate erano qualcosa di paradisiaco.
Poggiai un piede su uno dei rami dell'albero posto di fianco alla mia finestra.
Era stabile.
Finii di scalare l'albero con agilità, ormai abituata a farlo.
Quando, da piccola, volevo osservare il cielo stellato sdraiata sull'erba del mio giardino e i miei genitori non me lo permettevano perchè il prato era bagnato a causa della pioggia, utilizzavo sempre questo trucchetto.
A volte mi sarebbe piaciuto condividere lo spettacolo di luci, constrastanti al buio della notte, con qualcuno - Stiles, senza ombra di dubbio -, ma avevo paura di un rifiuto da parte sua.
Non perchè non fossi alla sua altezza -ammettevo che da piccola ero abbastanza tenera e carina -, ma l'idea di rivolgergli la parola e blaterare qualcosa di stupido e inopportuno mi terrorizzava.
Così, mi ero accontentata di condividere quel momento di contemplazione con Becky e sostituire la presenza di Stiles con la sua.
Per carità, amavo la mia migliore amica, ma non riusciva a capire in quali momenti bisognasse parlare e in quali bisognasse rimanere in silenzio.
La maggior parte delle volte era stressante e dava troppo valore agli oggetti materiali.
Se per Natale o per il suo compleanno non le facevo nessun regalo, lei non mi rivolgeva la parola per mesi interi.
C'era una parola che poteva descrivere la nostra amicizia: era complicata.
Atterrai al suolo sui piedi, producendo un rumore sordo che, fortunatamente, non disturbò nessun vicino.
Iniziai a correre in direzione bosco e, dopo venti minuti, arrivai a destinazione.
Accesi la mia torcia e iniziai a camminare, cercando figure umane che somigliassero a Stiles o a Scott.
Aumentai il passo quando sentii un rumore completamente inquietante alle mie spalle.
Trattenni il fiato dalla paura quando sentii il fruscio delle foglie.
Qualcuno o qualcosa era dietro di me.
Raccolsi tutto il coraggio che possodevo e - lentamente e senza pensa pensare alle conseguenze - decisi di voltarmi.
Quando qualcosa si poggiò sulla mia spalla destra urlai e feci cadere la mia torcia per terra.«Mio Dio, Stiles. Mi hai fatto venire un infarto» mi limitai dall'urlare.
Cercai di stabilizzare il mio battito cardiaco, appoggiandomi a una pianta e cercando di riprendere fiato.
Negli interminabili secondi che avevano preceduto la comparsa di Stiles, avevo provato una continua sensazione di terrore che non mi piaceva affatto.
Era stato orribile e avrei addirittura preso a schiaffi Stiles se non mi fossi ricordata di avere un'enorme cotta per lui e che questo non fosse il modo giusto per un primo approccio.«E cosa dovrei dire io? Me la sono fatta praticamente nei pantaloni.»
"Che ci fai qui? A qu-quest'ora? Insomma, il bosco è pericoloso... Non per la presenza di lupi mannari. Figuriamoci, i lupi mannari non esistono... Sto solo dicendo che è pericoloso perchè... Potresti inciampare su un sasso e romperti una gamba. Sì, ecco perchè il bosco è pericoloso di notte» blaterò talmente velocemente che, di tutta la sua frase, riuscii ad afferrare solo poche parole.
Il suo viso era talmente bianco da sembrare un lenzuolo, come il mio.
Dovetti ricorrere a tutto il mio autocontrollo per impedirmi di stringerlo in un abbraccio e piangere dalla paura.
No, io non ero così.
Mi schiarii la voce, cercando di evitare di tradire il mio tono tutt'altro che sicuro.
Potevo percerpirla.
La paura si stava nuovamente prendendo gioco di me e se non ci fosse stata la presenza di Stiles a rassicurarmi avrei avuto un attacco di panico in mezzo al bosco, sola.
STAI LEGGENDO
Lovestruck||Stiles Stilinski (prossimamente)
FanfictionAmbientata nella terza stagione Molti dicono che l'amore colpisce, ma non è solo una metafora. L'amore colpisce, distrugge e ti spinge a fare cose impensabili e Evie Reyes lo sa bene. Evie non ha mai voluto una vita movimentata a causa del suo carat...