Capitolo terzo

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 DRIIIN DRIIIN.

Scarlett sapeva che quel suono sarebbe arrivato, se l'aspettava; anche se non esattamente alle cinque del mattino, quando Victoria e suo fratello entrarono nel suo salotto, era ancora in pigiama e con la faccia impastata dal sonno.

-Buongiorno bellezze. Qual buon vento?-

- Non sono in vena di scherzi, quindi stai brava e siediti. Dobbiamo parlare.-

Così dicendo Victoria le indicò il divano, davanti al quale aveva iniziato a camminare nervosamente avanti e indietro.

-Sissignora.-, Scarly ubbidì. 

Vic era chiaramente preoccupata; e incazzata; e stanca. Perciò l'amica pensò fosse meglio non contestare i suoi ordini, e si mise ad aspettare che l'altra iniziasse a parlare. 

-Allora Scarlett, stammi bene a sentire: io e tuo fratello Dylan partiremo per l'Inghilterra, tra poco meno di cinque ore. Come probabilmente ti sarai resa conto anche tu, Matt è stato imprigionato a Bath, e so perfettamente che il fatto che il luogo sia proprio quello in cui hai passato la tua infanzia non fa altro che dimostrare che è una trappola, ma io devo andarci. Dylan verrà con me, e gliene sono molto grata, ma io ho anche assolutamente bisogno di te, e della tua pistola. Per favore. Se non per Matt, fallo per me.-

Si era fermata, a guardare l'amica seduta sul divano dall'alto del suo metro e settantacinque, gli occhi lucidi; la durezza iniziale era stata rimpiazzata dalla preoccupazione, e dal timore di un rifiuto. 

Scarlett, dal canto suo, aveva già preso la sua decisione tempo prima. Per quanto la scocciasse scomodarsi tanto per un criminale, non avrebbe mai potuto lasciare che Victoria andasse sola. E sì, Dylan non contava come accompagnatore.

Comunque non aveva intenzione di cedere così facilmente, aveva pur sempre una dignità. Si alzò dal divano, stiracchiandosi.

-Okay, ci penserò. Magari sotto la doccia. Intanto fate come se foste a casa vostra, nella dispensa credo  ci sia qualcosa da mangiare; conoscendo Vic, scommetto che non avete neanche fatto colazione.-

- Ma guarda che non ha mica dormito da me.-

-Ah sì? E allora dove ha dormito? Per strada? Nella macchina che ho usato io per tornare a casa?... Ehy, cosa ti sei fatto sulla guancia?-

Rivolgendo l'attenzione al fratello per la prima volta, Scarly aveva notato un segno rossastro sulla guancia sinistra. Uno schiaffo. Si sforzò di non ridere, giusto perché lui sembrava già abbastanza abbattuto, mentre si sfiorava la guancia.

-Niente. Tu non fare domande, e io non ti dirò bugie. Ora vai a lavarti che puzzi.-

 A Victoria non andava molto di stare da sola con Dylan. Così come non le andava di mangiare, e non le andava assolutamente di stare da sola con Dylan che l'obbligava a mangiare dei biscotti che, tra l'altro, non erano neanche buoni. Però era comunque felice. Insomma, felice era una parola grossa, ma era molto sollevata. Scarlett sarebbe venuta. Si affrettò ad acquistare un biglietto aereo anche per l'amica.

Una mezz'oretta più tardi la padrona di casa era di ritorno con i capelli ancora umidi, annunciando che la sua magnanimità l'aveva portata ad accettare di prestare il suo prezioso aiuto ai due.

- Anche perché se doveste morire non avrei più nessuno che mi rompa i coglioni, sai che noia.-



Pioveva. Dylan non ne poteva più della pioggia. Aveva trascorso la sua infanzia in Inghilterra, dove i giorni di sole sono rari; poi c'erano stati gli anni di luce passati in Francia o in giro per l'America, alla fine dei quali aveva deciso di stanziarsi a Seattle, posto non meno piovoso di Bath. E ora rieccolo lì, a ripararsi dai fitti goccioloni sotto il balcone di un edificio, bagnato e infreddolito.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 10, 2019 ⏰

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