Capitolo Primo

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Quel giorno Scarlett era in anticipo. Di ben dieci minuti. Una cosa alquanto insolita per lei che aveva collezionato, in tutta la sua esistenza, un numero di punizioni causate dai suoi ritardi abbastanza elevato da far invidia a quello delle finestre del suo amato Columbia Center, che, di sicuro, non sono poche.
Si allentò il nodo della coda di cavallo che la stava infastidendo e scrutò la strada nella speranza di scorgere l'auto bianca nuova fiammante della sua amica, nonché collega, Victoria.

Dopo qualche minuto di attesa, però, aveva deciso che arrivare in anticipo non era poi una bella cosa, e che i suoi capelli stavano decisamente meglio sciolti; procedette, quindi, sfilandosi con un sospiro di sollievo l'elastico bruno, che stava decisamente meglio intorno al suo polso, e giurando a sè stessa che mai, mai, mai, mai più avrebbe varcato la soglia di casa prima del tempo. Pena la reclusione del cioccolato.

Quando i minuti divennero venti, però, non riuscì a trattenere un commento alquanto poco lusinghiero sulla moralità della sua amica a cui ne seguirono altri nel successivo lasso di tempo che impiegò a realizzare che se la puntualissima e perfettissima Victoria era in ritardo (di ben ventitre minuti!), forse un motivo serio doveva pur esserci e che, forse, sarebbe stato opportuno chiamarla per capire cosa l'avesse spinta ad abbandonare la sua cara amica su un freddo e spoglio marciapiede di Seattle.

Tirò fuori il cellulare dallo zaino e fece partire la chiamata. Victoria non rispose, ovviamente. Sarebbe stato troppo bello.
Tentò nuovamente e per un attimo credette davvero che la voce uscita dall'apparecchio fosse quella della sua amica, e in effetti lo era, ma quelle che sentiva erano parole registrate mesi prima.

Era in procinto di far partire l'undicesima chiamata, quando un'auto all'angolo della strada catturò la sua attenzione distraendola dalla sua occupazione. Aveva un qualcosa di decisamente familiare, era sicura di averla già vista da qualche parte.

Non si stupì affatto nel notare che, mentre le si avvicinava, il veicolo stava rallentando, e portò istintivamente la mano al fianco destro trovandolo spoglio di qualsivoglia fondina.
Mentre analizzava attentamente la strada in cerca di vie di fuga, in caso di pericolo, l'auto le si era affiancata e il finestrino del lato passeggero si stava abbassando lentamente.

-Ehi Scally-Lally!-

Nel sentire, dopo tanto tempo, quella voce ancora così familiare, il suo cuore fece una bella capriola, di quelle che lei aveva impiegato anni a perfezionare.
Tuttavia, si impose di rimanere impassibile.

Incrociò le braccia al petto ed affermò con tono annoiato:-Ora sì che mi pento di non aver portato la pistola...-

Dall'interno dell'auto provenne uno sbuffo a metà tra lo spazientito e il divertito.
-Certo certo, adesso stai zitta e sali.-

Così, dimentica dello stesso motivo per cui si trovava su quel marciapiede e quindi della sua amica, Scarlett obbedì premurandosi di rendere partecipe del suo disappunto ogni essere nel raggio di due isolati con un sonoro "SBAM!" della portiera.

-Ehi fai piano, guarda che ti faccio poi risarcire tutti i danni!-
-Ma per favore! Il mio culo vale molto di più di questo catorcio, lo sai.-
Le era mancato prendere in giro quell'auto.
-E allora perché non ti fai dare un passaggio dal tuo culo?-
-Mi auguro sia una domanda retorica.-
-Nient'affatto-. Poi, siccome non ottenne alcuna risposta, aggiunse:-Sono serio.-
Al che Scarlett, con uno sbuffo spazientito, gli fece notare che forse era perché né lei né tantomeno il suo culo sapevano dove fossero diretti.

-Tanto per sapere, ti succede spesso di salire su macchine a caso per una destinazione ignota? No, perché mi aspettavo che un'agente federale fosse un pochino più diffidente...-

Clarke&James- Agenti (Molto) SpecialiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora