Ieri, con Claudia, non siamo riuscite a escogitare nessun piano anche solo lontanamente decente. E, per di più, il pensiero di Gabriele, non ha aiutato di certo nella concentrazione. Mi domando ancora come mai abbia avuto una reazione del genere, come mai non mi abbia cercata e parlata per il resto del tempo. Sono rimasta a casa loro fino a sera, eppure non si è nemmeno degnato di venire da me per chiarire. Anzi, ha preferito uscire per andare chissà dove. È stato Mimmo, poi, a riportarmi a casa. Non mi ha scritto nessun messaggio della buona notte, nessuna chiamata, nulla. Ma ora non ho tempo di pensare a cosa gli sia passato per la mente. Mi giro e rigiro più volte nel letto: oggi non ho voglia di alzarmi. Vorrei che fosse già domani, vorrei che questa giornata fosse già volta al termine. Non credo di essere abbastanza forte da riuscire ad affrontarla.
«Iris, pensi di abbandonare il tuo letto, o devo prendere atto che siete diventati una cosa sola?» domanda mia madre, entrando nella stanza, da sopra di me. La guardo quasi supplicante:
«Considerami una cosa sola con lui» dico, afferrando il cuscino, ove sopra la federa, vi è la stampa di tanti, piccoli, graziosi, amorevoli fenicotteri rosa.
«Muoviti, pigrona. Non puoi oziare tutto il tempo» incalza mia madre, tirando via il piumone bianco e lasciando ai miei piedi scoperti, l'incontro con il gelo.
«E dai! Altri cinque minuti!» imploro, strappandole via la coperta dalle mani.
«Iris Iacoangeli, sono le undici e trentasette minuti! Credo di averti concesso più di cinque minuti» sbotta, lanciando per aria il rettangolo che mi teneva calda. 'Questo mostro non può essere mia madre' penso, trascinandomi contro ogni volontà fuori dal letto. Afferro un paio di mutande con sopra il mio animale preferito, un reggiseno abbinato e vado in bagno a farmi una doccia. Una volta uscita, mi asciugo, indosso l'intimo pulito e mi rinfilo il pigiama rosa prima di scendere a pranzare.
«Ciao, amore» mi saluta mio padre: mi avvicino a lui e gli lascio un bacio sulla guancia. Mi siedo al mio posto mentre mia madre posa in tavola una teglia contenente della lasagna: 'Mi serviranno tre ore di palestra per smaltire una porzione di questa.'
«Cara, quanta ne vuoi?» mi domanda il mostro. Mi alzo e mi servo da sola, senza darle la possibilità di abbondare com'è solita fare.
«Stasera non saremo a casa. Se vuoi puoi chiamare Claudia per farti compagnia» asserisce la donna seduta di fianco a me. 'Cavolo! Mi sono anche dimenticata di avvisare i miei genitori della festa di compleanno!'
«In realtà avrei una festa. Mi sono dimenticata di avvertirvi, scusate» ammetto, giocando con il cibo che ho nel piatto. Spero non facciano storie per averli avvisati tardi.
«Di che festa si tratta?» domanda mia madre, ingerendo poi una grande porzione di primo.
«Si tratta di Greta, una mia compagna di scuola.»
«A che ora devi essere lì?» continua mio padre, guardandomi col suo solito sorriso stampato in volto.
«Alle nove inizia la festa.»
«Ti passa a prendere Gabriele?» chiede Teresa, lanciandomi un'occhiata ammiccante. Mio padre la guarda interrogativo e io, intanto, sento stringersi lo stomaco. Ancora non l'ho sentito e, sinceramente, non saprei nemmeno se stiamo ancora insieme oppure no. Non credo sia normale reagire in quel modo e sparire senza un evidente motivo.
«No, lui deve studiare» arranco la prima scusa che mi viene in mente. Ma il mio tono non mi sostiene: chiunque capirebbe che stia mentendo. I miei genitori si guardano e, senza far domande, mio padre mi dice:
«Ti accompagnamo noi, tesoro.» Annuisco e li ringrazio mentalmente per non avermi surclassata di domande a cui, neanche io, sarei stata in grado di dar risposta. Con malavoglia, finisco la porzione di pasta che ho nel piatto, mi alzo, sparecchio e, con la scusa di avere un mucchio di compiti da svolgere, salgo in camera mia. Sblocco lo schermo del cellulare e trovo solo qualche notifica da parte dei social e un messaggio proveniente dalla mia migliore amica:

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I hate you, I love you
RomanceIris e Sebastian, nemici giurati fin dai tempi dell'asilo, cercano di evitarsi in tutti i modi: eppure, in un modo o nell'altro, finiscono sempre per ritrovarsi, attaccarsi, ferirsi, distruggersi, curarsi. Lei, una ragazza forte all'apparenza, ma fr...