[...] L'eredità di mio zio si era subito rivelata molto deludente: poche centinaia di euro, una collezione di enciclopedie tutte rigorosamente incomplete e, appunto, un gatto. O meglio, una gatta: il piccolo mostriciattolo che aveva mangiato la facc...
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Èsolo un gioco.
Sorrido sentendo le ragazze ridacchiare oltre la porta. Tutte le luci della casa sono spente. Seduta su una sedia, rivolta verso la parete spoglia, sento la cera della candela che mi cola bollente sulle dita, e il ronzio del ventilatore.
I miei genitori sono usciti, e hanno lasciato me e le mie amiche da sole in casa. Non guardate film troppo spaventosi! Aveva detto la mamma prima di andarsene. Abbiamo riso di lei quando la porta si è chiusa alle sue spalle. Un film! Come se fossimo delle bambine, come se potessimo spaventarci per così poco!
Abbiamo preso i due grossi specchi appesi in camera di mamma e li abbiamo portati nella mia.
Gli specchi sono porte.
Abbiamo preso tre sedie: due le abbiamo disposte una di fronte all'altra, e ci abbiamo messo sopra gli specchi. La terza l'abbiamo lasciata vuota, in mezzo alle altre due. Per me.
La sedia è il trono.
Seduta sul trono, al buio, vedo con la coda dell'occhio il mio riflesso negli specchi laterali, e sento i bisbigli delle mie amiche.
"Che cosa succederà ora?"
"Niente. Non succederà niente."
"È solo un gioco."
È solo uno stupido gioco.
Cerco di ignorarle, concentrandomi sulla fiamma della candela: anche se lo so che è solo un gioco, loro stanno rovinando l'atmosfera. Seguo i movimenti ipnotici della fiammella, che riflessa negli specchi crea ombre e giochi di luce sulle pareti. Più il tempo passa, più mi sento a disagio. Ma devo resistere.
È solo un gioco.
È solo fino a mezzanotte.
Per poco non lascio cadere la candela. Improvvisamente, non sento più nulla. Né il rumore del ventilatore. Né il cicaleccio delle mie amiche.
N u l l a .
Lo scricchiolio alla mia destra mi fa scattare in piedi, rovesciando la sedia: il mio riflesso, distorto dalla luce fioca, mi guarda sorridendo. E io non sto sorridendo.
Il gioco aveva così poche regole, dice una voce nella mia testa, mentre il mio riflesso muove le labbra, eppure sei riuscita a infrangerle tutte.
Non alzarti dalla sedia finché il gioco non è finito.
Non guardare direttamente negli specchi.
Non lasciar spegnere la candela.
Cerco di aprire la bocca, per protestare che non ho lasciato spegnere la candela, ma la fiammella muore con uno sfrigolio, facendomi piombare nell'oscurità. Qualcosa mi afferra alle spalle, trascinandomi verso il basso.
La superficie dello specchio è così fredda da bruciare la pelle. Mentre precipito oltre la cornice, il mio ultimo pensiero razionale è di nuovo