Apro gli occhi e mi ritrovo nella stessa lurida stanza di sempre, ormai i buchi nei muri e gli scarafaggi che gironzolano per la camera non mi impressionano più.
Mi alzo dal letto che mi ha riscaldato per anni, mi sfrego le mani e sorrido, per la prima volta dopo tanto, troppo tempo.
Oggi è il mio diciasettesimo compleanno, probabilmente non festegerò, non avrò una torta, non riceverò particolari regali e neanche gli auguri ma me ne andrò da qui, e questa è la cosa più bella che mi possa capitare, salto letteralmente dalla felicità, o almeno lo faccio fino a che la porta della mia stanza non si apre ed entra Olga.
Olga è una donna sulla sessantina, i cappelli bianchi e ricci oggi gli stanno più disordinati che mai, indossa una solita tuta anche se il suo corpo è tutt'altro che atletico, sfiora facilmente i cento chili.
Lei è una delle tante che si prendono "cura" di noi, ma è una tra le più severe, ecco perché appena la vedo mi irrigidisco all'istante, solitamente ci accoglie con qualche schiaffo o una tirata di capelli, ma oggi stranamente sembra calma e gentile, ovviamente nel limite del possibile.
Mi scruta dalla testa ai piedi e un brivido mi percorre la schiena, poi si guarda intorno e il suo sguardo si ferma sull'armadio grigio in ferro battuto che si trova nell'angolo destro della camera.
Mi guarda nuovamente negli occhi e allora io deglutisco, in tutto questo tempo non mi sono mossa di un milimetro.
<<Tieni>> mi sputa contro gettando ai miei piedi due buste di plastica dura, non le avevo neanche notate.
<<fai i bagagli, ti aspettiamo giù.>> conclude prima di andarsene.
Guardo le buste, anche loro rovinate, come qualsiasi altra cosa mi circondi.
Mi dirigo verso l'armadio, apro le ante che cigolano al mio tocco, prendo quello che ne è rimasto dei miei vestiti e infilo tutto dentro una delle buste, una mi basta anche se non è troppo grande.
Mi tolgo il pigiama e indosso il vestitino bianco che avevo acuratamente posato sul tavolo vicino al letto, la sera prima, per l'ocasione.
E' come nuovo perchè non ho avuto molte ocasioni di indossarlo.
In fine mi metto e allaccio le mie converse nere consumate.
Arrivata di fronte alla porta mi giro per immortallare per un ultima volta nella mia mente l'immagine di quella stanza.
Alla mia destra in fondo alla camera il mio letto, con le solite lenzuola verdi che vengono cambiate una volta al mese, alla mia sinistra all'angolo opposto del letto l'armadio, tra di loro c'è lo stesso tavolo rovinato in legno che trovai tre anni fa quando mi rinchiusero qui dentro.
Guardo per l'ultima volta fuori dalla finestra davanti a me.
"presto sarò la fuori" penso, mentre mi affretto ad uscire dalla camera che abandono senza nessun ripensamento.
Attraverso il coridoio ed entro nel bagno, per fortuna è libero, è difficile condividerlo con altre cento persone.
mi sciacquo la faccia velocemente, mi agiusto i capelli arruffati con le mani e mi precipito fuori.
Scendo le scale lentamente ancora incredula di quello che sta per acadere, continuo a sperare che tutto questo non sia un sogno.
Quando arrivo al piano di sotto mi ritrovo davanti una coppia sulla quarantina, lei è anche più giovane, forse ha trenta, trentacinque anni.
Ci scrutiamo a vicenda, in realta loro hanno già visto delle mie foto e sono stati molto informati sul mio conto prima di firmare le carte dell'adozione, mentre per me è la prima volta che li vedo.
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Alla ricerca della felicità.
Fiksi RemajaTre anni, troppi, interminabili. Tre anni rinchiusa dentro un orfanotrofio terribile, un incubo da vivere giorno per giorno con la consapevolezza che mai ti salverai. E' questo quello che sta passando Ella dopo che all'età di 14 anni i suoi genitori...