𝑺 𝑬 𝑪 𝑶 𝑵 𝑫

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J O S E P H
Samantha gli aveva fatto vedere l'intera casetta nella quale sarebbe dovuto rimanere per un bel po' di tempo.

Era abbastanza accogliente per essere piccola, quando era entrato per la prima volta, un odore di fiori aveva gentilmente solleticato le sue narici.

Si vedeva palesemente, che non fosse nuova o tantomeno di ultima generazione, ma per uno come Joseph, pacato e semplice che non amava eccessivamente le cose vistose e alla moda, andava più che bene.

Subito dopo aver fatto il tour della casa, ed aver scoperto che la sua camera da letto aveva un bel balcone il quale si affacciava direttamente davanti a quel grazioso giardino e ad una delle stanze della casa Green, ancora a lui sconosciuta, Samantha si congedò con Joseph, scusandosi della sua ininterrotta parlantina per poi, augurargli un buon riposo dopo il lungo viaggio che avevo fatto.

Quando la ringraziò ancora una volta e chiuse la porta alle sue spalle, Joseph sospirò di sollievo e si gettò a peso morto sul divano in pelle, il quale procurava ancora più calore.

Si guardò in torno e si sentì completamente, e per la prima volta soddisfatto di se stesso e di ciò che avevo costruito tutto da solo, senza l'aiuto di nessuno.

Anche se era un tipo che non amava eccessivamente il sole, gli piaceva l'America e soprattutto la California, nella quale le volte che pioveva si contavano sulle dita di una mano, a differenza della sua bellissima Inghilterra, che in fin dei conti poi era stata lei stessa che gli aveva fatto venire il cosiddetto 'blocco dello scrittore'.

Il quale non si era più riuscito a scrollarselo di dosso, e anche se i suoi libri non erano stati ancora pubblicati, alcuni finiti e altri non, e Joseph non era uno scrittore conosciuto in tutto il mondo, questo non gli importava poi così tanto, perché in fin dei conti lui scriveva non solo per diventare qualcuno di importante nella vita, ma soprattutto per se stesso e per la sua persona.

Non era una cosa che faceva per soldi o meglio, non era per quello che aveva iniziato a scrivere, no assolutamente, la sua era più una passione, un modo per fuggire dagli altri e rifugiarsi nel suo piccolo mondo fatto di particolari e di forti emozioni che non tutti fossero in grado di cogliere, tanto quanto le percepisse e le cogliesse lui.

Era proprio per questo, infatti, che spesso nelle persone notava più le piccole cose, che quelle grandi, che poteva vedere chiunque.

Si soffermava su tutto ciò che le rendeva ciò che erano, nel bene o nel male.

Ma non era proprio questo il punto che lo aveva spinto a cambiare continente, era semplicemente che lì non c'era nulla che riuscisse ad ispirarlo e a fargli venire quella voglia di scrivere per ore ed ore fino a che le dita non si intorpidivano, e allora avevo provato ad andare oltre la sua cittadina, ad esplorare il mondo e sembrava che funzionasse, ma non tanto quanto vide la piccola Vee che gli aveva tagliato la strada senza guardare, e anche quando era concentrata a leggere l'amante, e non si era accorta di nessuna parola o accenno che sua madre le aveva fatto.

La conosceva da nemmeno un giorno, e questo lo sapeva, ma sembrava come se un colpo di fulmine gli avesse folgorato quel cuore impavido e gelido, come la tramontana fredda che tirava a Leeds nei giorni di pioggia.

Vee, poi, alzò gli occhi dalla pagina macchiata di inchiostro e lo guardò dritto nelle pupille degli occhi, questo le fece sentire la sua vulnerabilità e la sua timidezza proprio in ogni minima parte del suo corpo, e Joseph d'un tratto sentì la consapevolezza della sua fragilità quando si presentò e la mano della giovane fù fredda e tremante, riscaldata dalla sua grande e salda.

E poi, per una seconda volta, era semplicemente scappata dopo avermi deliziato di quel profumo fresco e leggiadro e di quegli occhi curiosi, che non si sarebbero fatti sfuggire nulla.

Sospirò, e quando sembrò che il sonno stette per avere la meglio su di lui, allora decise di alzarsi, non volendo sprecare quella bellissima giornata in un sonnellino pomeridiano.

Prese una sigaretta dal suo pacchetto appoggiato sul tavolo in legno, accurato tanto da farlo accorgere delle copiose venature delle quali era fatto.

Prese poi l'accendino e con ancora la sigaretta fra le labbra salì le scale, che portarono direttamente al secondo piano, ma svoltò a destra dove c'era proprio la sua camera.

Entrò dentro di essa ed aprii la finestra che dava accesso al piccolo balconcino, nel quale era situata una sedia rovinata e fin da subito gli sembrò un ottimo posto dove poter scrivere qualunque cosa gli passasse per la mente.

Si mise appoggiato con i gomiti poi, sulla ringhiera del balcone, curvando il suo corpo tonico, accendendosi infine la sigaretta che aveva tanto bramato tutto quel tempo, ma che non ero riuscito a fumarsi in santa pace.

Sentì il sapore del fumo bruciargli direttamente la gola, le quali erano fin troppo forti persino per lui, quasi un fumatore accanito che non era mai riuscito a togliersi quello stramaledetto vizio, ma lo stesso vizio che riusciva a calmarlo quando andava completamente fuori di testa, dove proprio nessuno era in grado di stargli intorno.

Aprì leggermente le sue labbra piene e fece fuoruscire il fumo passivo rimastogli in bocca poi si guardò intorno, per notare il panorama che si presentava davanti ai suoi occhi.

Il sole stava calando e varie sfumature di giallo e rosso avevano colorato il cielo di Luglio, il mese più caldo che il meteo aveva annunciato, Joseph guardò ogni piccola sfumatura di quel cielo, e gli avrebbe fatto una foto se solo avesse avuto la macchinetta fotografica e il suo amico, Michael non gliel'avesse rotta mesi prima per fare il completo coglione come al suo solito.

Poi i suoi occhi vagarono per il giardino, dove vide di nuovo quella piccola figura correre in quel grande posto circondato dal verde e dalla natura, dai fiori e da uno che aveva staccato e incastrato delicatamente fra i suoi capelli color cioccolato, che le sfumature del tramonto rendevano di un bel colore rame.

fumò e anche quando finì di fumare, non spostò mai lo sguardo dalla piccola Vee, che sembrava spensierata e divertita davvero con poco.

E poi si accorse di lui, che la stavo guardando con un sorriso da sciocco, e automaticamente Joseph si ricompose e si schiarì la gola, sistemandosi i capelli sentendosi un completo idiota.

Appena Vee lo vide si tenne un attimo sulle sue, e poi sorrise divertita dal nervosismo dell'uomo, perché ingenua lo era si, ma persino Joseph era troppo palese per fino ai suoi occhi.

"Salve signor Morgan" urlò per farsi sentire, agitando la mano in aria e per un'attimo mi sembrò di vedere una bambina nel corpo di una donnetta.

Joseph di rimando alzò la mano in segno di saluto "Ciao signorina Green".

"Puoi chiamarmi Vee, se vuoi" sorrise timidamente mordendosi il labbro e abbassando lo sguardo sui suoi piedi scalzi a contatto con l'erba fresca.

"Allora tu puoi chiamarmi Joseph." In quel momento Vee alzò lo sguardo, sorridendogli cordialmente e annuendo.

E poi "Perché non vieni un po' con me giù in giardino?"

⋆ ❦ ⋆
Non aggiornavo da abbastanza, ma in questo lungo periodo ho avuto tantissime cose da fare e troppo poco tempo per fare qualsiasi cosa, fortunatamente almeno respirare mi era concesso, vabb ma ora la smetto di fare la logorroica.

Kissy.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 24, 2019 ⏰

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𝐇𝐘𝐏𝐍𝐎𝐓𝐈𝐂 - 𝑱𝑶𝑺𝑬𝑷𝑯 𝑴𝑶𝑹𝑮𝑨𝑵Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora