Forti.

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Veronica non si aspettava quella visita.

E nemmeno quell'aggressione, sulla porta.

Aggressione se vogliamo parlare di emozioni, sentimenti.

Quasi non le viene un colpo, quando se lo trova di fronte.

Ancora col borsone sulle spalle.

E' vestita da casa, con uno chignon spettinato un po' pendente e le infradito rosa.

Si porta una mano sulla fronte.

Scuote la testa.

Sorride quando lui le prende il viso tra le mani e le bacia la fronte.

Veronica non può fare a meno che aggrapparsi a lui, e lasciarsi andare.

Trema.

Un fascio di nervi.

Quel caldo.

Quelle notizie.

Quel mal di testa che dal pomeriggio l'aveva costretta a fare piccoli movimenti per non sentire la fronte pulsare.

-Che ci fai qui.-

Dice lei, respirando il profumo di lui, -Non dovresti essere qui.-

-Scusa. Avevo bisogno di vederti. -

Andreas la guarda negli occhi, e nota la stanchezza nei suoi occhi prima del suo sorriso.

Chissà se ha chiuso gli occhi, dice fra sé e sé, mentre si spostano in cucina.

Lei sfratta una tazzina sporca di caffé.

-A quanti caffé sei da questa notte?-

-Più o meno 5.-

Andreas scuote la testa.

Vorrebbe dirle che non le fa bene tutto quel caffé, ma le risparmia la ramanzina.

Non è quello di cui ha bisogno adesso.

Vorrebbe solo sapere come sta, o essere dentro la sua testa.

Quando la ritrova così, ha paura a muoversi.

Teme che una parola in più potrebbe spezzarla.

-Sei tornata da poco?-

-Sì. Devo ancora fare le lavatrici.- sorride lei.

-Le faccio io.-

-Che?!-

Veronica scoppia a ridere.

-Dico sul serio!-

-No Andre-

-Hai bisogno di riposarti un po'.-

-Non prendi un volo anticipato per farmi le lavatrici.-

Veronica torna seria.

Si alza.

Non vuole che pulisca, che faccia ciò che lei non è riuscita a fare.

Non riesce ad accettarlo.

Lo ferma.

-Perché no?-

domanda lui, sfiorandole la mano.

-Perché no. Sei stanco anche tu. Non esiste. Hai appena preso un volo, hai..-

-Sì. Ho. Nessuno me l'ha chiesto. Adesso voglio aiutarti e non ho intenzione di chiederti il permesso.-

Veronica è contrariata. Resta immobile tra la sala e la cucina.

Non lo guarda in faccia, ma fissa un punto della sua spalla.

-Stai tranquilla che non lo faccio mica a gratis-

Scherza lui, sistemando le sedie.

Lei lo guarda, e non può fare a meno di sorridere.

Vorrebbe avercela con lui.

Vorrebbe essersi comportata diversamente.

Vorrebbe non aver avuto quella crisi di nervi.

Ma ne è sicura, ormai: lui sarebbe venuto da lei in ogni caso.

-Ti devo prendere in braccio o ti sdrai da sola?-

Andreas agita le mani, spostando l'aria, facendole segno di spostarsi e Veronica finalmente si arrende.

Lo ascolta.

Si sdraia sul divano, ma non chiude occhio e continua a parlare con lui che si sposta da una stanza ad un'altra.

Nessun accenno a quegli articoli.

Nessun accenno a quelle frasi che li hanno perseguitati.

Nessun accenno agli insulti.

Veronica trova pace.

Rilassa le spalle, e il respiro e si sposta sul balcone.

Quando Andreas la raggiunge, lei torna dentro e riesce fuori con una bottiglia di birra e un bicchiere.

-Ehi, grazie.-

-No, grazie a te.-

Veronica appoggia la bottiglia sul tavolo, e si siede sulle gambe di lui.

-Ho solo sistemato un po'.- le risponde, mentre la accoglie.

-Non solo per quello.-

Dice lei, mentre gli stampa un bacio sul naso.

Quel genere di dolcezza, Andreas se la vive sempre ad occhi chiusi.

Le mani di lei, sono sulle sue guance, -Per essere qui.-

Gli sfiorano la barba.

E lì dove passano le mani, lei lascia baci.

-Per capirmi, sempre.- la sua bocca segue un itinerario, e Andreas immagina che la meta sia la sua bocca.

Che resta lì.

Semiaperta, ad attendere pazientemente l'arrivo.

Senza fretta.

-Perché mi ricordi di farci forza.-

-Noi siamo forti.-

Ribadisce Andreas, che adesso riapre gli occhi.

Gliel'aveva scritto nel messaggio, ma avrebbe voluto ripeterglielo sempre.

'Siamo forti'.

Forse era la prima cosa che avrebbe voluto dirle non appena le aveva aperto la porta.

Che sono forti.

Oltre ogni chiacchiera.

Oltre ogni gufata.

Oltre ogni cazzata che la gente poteva sparargli contro.

-Siamo forti.-

Ripete lei, sottovoce.

Finché quella frase non la sente completamente sua.

Finché non capisce che conta quello e basta.

Quello, le basta.

io ho voluto strappare alle cose

solo il senso che mi fa star bene e ho lasciato i dettagli più tristi a marcire nel buio da dimenticare e oggi credo sia un giorno migliore se permetto a quel sole di entrare
anche un raggio potrebbe bastare a splendere forte
per tutta la notte
lo conserverò bene per tutta la notte
lo conserverò bene per tutta la notte
e domani sarà un giorno migliore

e mi basta ah
si mi basta ah*


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*Mi basta, da Amore che torni, Negramaro.

Brilli, non ti spegni.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora