Silky

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La frusta colpisce nuovamente la mia schiena, ma ormai non piango più, non un gemito o un lamento: il dolore è diventato parte di me.
"Alzati"
Dice mio padre, e io lo faccio, lentamente e con fatica.
"Può bastare?"
"Si, padre."
Non abbasso lo sguardo, continuo a fissare i suoi occhi, così severi, così arrabbiati...

Esco dalla stanza solo quando sono certo che Valentine non sia più nei paraggi. Medico le ferite sulla schiena, bruciano, ma accolgo quel dolore con piacere, perché mi ricorda chi sono, chi devo riuscire a diventare.

~•~

Mio padre è spesso via, manca per settimane, e io non so dove vada, con chi sia quando non è con me. Lui dice che non devo fare domande, che devo essere ubbidiente... ma c'è qualcosa in me che non ne vuole sapere di restare in silenzio; è per questo che oggi era tanto adirato: ho fatto troppe domande.
Eppure i bambini qui a Idris sono molto più invadenti di me. L'ho sempre saputo di essere diverso dagli altri Shadowhunters, ma nessuno mi ha mai spiegato il perché. Per quanto mi sforzi non riesco a capire se sono io ad essere sbagliato, o il resto del mondo.

~•~

Valentine, mio padre, è di nuovo via. Si è fermato con me solo per pochi giorni, il tempo di verificare i miei progressi nel combattimento e di selezionare i nuovi volumi, che dovrò leggere, dalla biblioteca.
Ho infranto un altro ordine.
L'ho seguito, a cavallo, sotto la pioggia: lui è veloce, ma il mio cavallo lo è di più, riesco a stargli dietro e quando lo vedo fermarsi mi fermo anch'io.
Questo posto mi è familiare, questa casa nelle valli di Alicante è simile alla mia. Mi sembra, da quello che ho studiato delle cartine di Idris, che sia la tenuta dei Wayland.
Dopo aver legato Brann al tronco di un albero, seguo mio padre all'interno dell'enorme casa.

C'è un bambino al centro della stanza, deve avere più o meno dieci anni, come me; i capelli biondi gli coprono gli occhi, non riesco quindi a scorgerne il colore. Sorride mentre mio padre gli si avvicina.
"Ciao papà"
E un pensiero, un pensiero malsano, mette radici nella mia mente, si insinua in profondità, pronto a stravolgermi.
Ci metto poco meno di un secondo a comprendere quanto quella scena sia sbagliata e incoerente.

Mai, in dieci anni, mio padre aveva accennato un sorriso in mia presenza, non una volta mi aveva dimostrato affetto in alcun modo. È normale...
l'atteggiamento freddo e distaccato è necessario per la mia educazione, e le punizioni servono ad impartirmi il giusto comportamento.
Mai un lamento, una protesta. Mi sono sempre adattato ad ogni situazione, modellando il mio comportamento al suo.
Rispetto mio padre più di chiunque altro. È sempre stato, per me, il modo per mostrargli la mia ammirazione e devozione.
Se nei più remoti pensieri avevo creduto che quell'affetto, contorto ed inusuale, fosse ricambiato, ora capisco di essermi sbagliato.
E vedo mio padre abbracciare un bambino che so per certo non essere suo Figlio, dargli attenzioni che io non ho mai neanche sognato, sorridergli...
"Ciao Jonathan"
Alzo gli occhi spaventato, il panico mi attanaglia le viscere.
Mi ha visto? Si è accorto che sono qui?
Mi nascondo di più dietro la porta.
No, non può essersi accorto di me, non dalla posizione in cui è ora.
Ci metto un po' a realizzare che non stava parlando con me, ma con il ragazzino biondo. Comprenderlo e scivolare via, in silenzio, sono due cose praticamente simultanee.

~•~

Sono passati pochi mesi da quando seguii mio padre nella tenuta dei Wayland. Mesi in cui la rabbia cieca dettò ogni mia azione.

Ho capito finalmente qual è il segreto per sfruttare a pieno il mio potere e le mie potenzialità: L'ira. Mi accende come nient'altro... Come se io fossi legno, e quella il fuoco che mi consuma. Una fonte inestinguibile di fuoco.
E provo rabbia, così tanta rabbia nei confronti del mondo, di mio padre, di me stesso.
Ora almeno so perché mia madre mi ha lasciato, perché mio padre preferisce un ragazzino qualunque al sangue del suo sangue: questa natura selvaggia è l'unica cosa che mi tiene in vita, l'unica ragione per cui mio padre mi istruisce e mi tiene con sè,
Io sono la sua arma.
Nelle mie vene scorre sangue di demone, e non posso biasimare mia madre per avermi abbandonato, ma non riesco neanche a non odiarla con tutto me stesso.

Jonathan Morgenstern // Dawnfall - Completata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora