Jacopo si smaterializzò in zona Terme di Caracalla, teneva il coltello avvolto nel fazzoletto dentro il suo trench scuro. L'aria era fredda e una spessa coltre di nebbia avvolgeva la chiesa sconsacrata. Gli ultimi raggi di sole si spegnevano all'orizzonte e raffiche di vento sempre più impetuose minacciavano una notte di tempesta. Non cantavano uccelli, gli alberi erano grigi, contorti e privi di foglie.
Tutt'intorno, la Nebbia avvolgeva ogni cosa, stava per piovere.
Davanti al grande portone bussò tre volte, poi provò a bussare insistentemente alla porta perché nessuno veniva ad aprire. Notò che era accostata, allora la aprì del tutto e si infilò all'interno.
<<Flagellum!>>
Di Biase guardò Samuele Ricciardi con odio, un ragazzotto di non più di vent'anni facente parte della delegazione della Romano, mentre gli scagliava contro l'anatema della tortura. Il MagiNò resisteva a denti stretti, i muscoli in tensione. Due paia di catene gli tenevano uniti i polsi e caviglie, costringendolo in ginocchio.
Davanti a lui l'Esageta sorrideva soddisfatto guardando ora nella sua direzione, ora verso Jacopo, che si stava avvicinando.
<<Questo è quello che succede a chi infrange le regole della razza>> proclamò trionfante Di Biase, mentre un mugolio di dolore sfuggiva dalle labbra di Samuele. <<Questo è quello che succede a chi si oppone al Primarca e ai suoi seguaci>>.
Samuele si sforzò di alzare la testa, guardando con fierezza Jacopo che assisteva impassibile, ma i pugni serrati svelavano quanto fosse straziato da quella terribile punizione.
<<Stanotte un nostro uomo andrà a casa tua, Ricciardi>>continuò Stefano, rivolgendosi direttamente al ragazzo. <<Forse quando la tua famiglia morirà, ti passerà la voglia di ribellarti>>
A Samuele sfuggì un altro grido e si accasciò tremante sul pavimento.
Lo torturarono per cinque, lunghissimi minuti, prima di portarlo giù nei sotterranei e incatenarlo.
Mentre lo trasportavano, Samuele incrociò gli occhi di Jacopo.
<<Che sei venuto a fare?!>>chiese Di Biase, verso di lui interrompendo i pensieri funesti dell'uomo.
<<Ho delle novità da sottoporre all'Arcimago!>>esclamò poi reggendo il suo sguardo.
L'Esageta annuì, mentre gli faceva segno di seguirlo.
Jacopo entrò nella stanza buia a passo sicuro. Nei suoi occhi azzurri brillava la luce della gloria.
<<Mio Signore>>mormorò, prostrandosi davanti a un trono consunto.
<<Mio Signore, ho un l'informazione che..>>
<<..Che stavo aspettando>> fu il sibilo di risposta. <<Sì, sapevo che non mi avresti deluso, Vicario>>.
L'Arcimago si alzò e fece cenno al suo servitore di fare altrettanto.
Era il momento della verità, era il momento di mentire, il momento di vivere, di combattere, di lottare.
Se il Primarca fosse venuto a sapere che gli stava mentendo allora sarebbe stata la fine. Se avesse detto la verità Giorgia sarebbe morta. La sua vita o quella della donna. Tutti aspettavano le sue parole, doveva decidere.
Mentire, per lui, era sempre stato facile.
Più che facile, dalla sua adolescenza gli era sembrata la naturale soluzione per proteggersi da verità troppo scomode per essere accettate, come la paura di rivelare la sua natura di Meticcio, l'ipocrito rispetto che ispirava il suo cognome.
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Secolaria - Obscura Lux
FantasyIn Italia Magi e Streghe vivono tra noi, la loro magia aveva radici antiche, ormai indebolita, quasi dimenticata, ma pericolosamente potente. Dopo secoli di conflitti fu stabilita una tregua, a loro fu concesso di vivere ed autogovernarsi, ma c'era...