Dopo essere andata al bagno dissi gentilmente a Tameka che sarei ritornata a casa; lei mi disse che andava bene e mi lasciò anche il suo numero, in caso avessimo avuto voglia di uscire assieme.
Ritornata a casa, silenziosamente andai in camera e, dopo essermi spogliata, mi misi a letto.
Presi le cuffie e misi La vie en rose di Edith Piaf; mi rilassava tanto ma in quel momento proprio non riuscivo a prendere sonno.
Ero ancora frastornata dalla musica della festa ma ero anche felice di aver fatto amicizia con Tameka; sembrava una ragazza apposto e si vestiva davvero bene.
Mi addormentai dopo diversi minuti e quella notte sognai io e Oliver; non stavamo più assieme ed io, stremata da tutto, morii.
Mi svegliai di soprassalto da quel sogno; mi misi una mano sulla faccia e cercai di regolarizzare il respiro.
Guardai l'orologio e notai che erano solamente le quattro di mattina, sospirai e presi il cellulare in mano notando di avere un messaggio.
"Ei babe, stai bene? Non ti ho più trovata. Domani parliamo."
Sbuffai a quel messaggio, doveva decidere sempre tutto; amavo con tutta me stessa Oliver, era il motivo dei miei sorrisi ma, ogni tanto aveva dei comportamenti che non mi piacevano.
Era un ragazzo testardo, cosa che ero anche io, e infatti per questo motivo non ci ritrovavamo in alcuni fatti. Gli risposi velocemente:
"Ei love. Scusa, prima sono andata via e mi sono dimenticata di avvisarti. Vieni a casa domani"
Chiusi gli occhi e cercai di rilassarmi ma ormai era come se il sonno non volesse ritornare, così stufa, presi un quaderno, il libro di matematica e iniziai a fare qualche esercizio; non ero pazza, solo che mi rilassava sforzare la mia mente in qualcosa di complicato.
Dopo poco sentii una vibrazione e vidi che il cellulare si era illuminato; era un messaggio dal mio ragazzo.
"Va bene, non preoccuparti. Come mai non stai dormendo a quest'ora? È tardi!"
Sorrisi e alzai gli occhi al cielo, si preoccupava molto spesso per me e questo mi faceva sentire amata.
"Ho fatto un incubo e non riesco più ad addormentarmi. Tu invece perché sei sveglio?"
Spensi il telefono e lo misi accanto a me poi continuai a fare i compiti di matematica; dopo pochi minuti vidi che Oliver mi stava chiamando.
Risi e risposi <pronto>, sentii dall'altra parte del telefono che il mio ragazzo rideva leggermente <babe, che fai?> guardai il quaderno di matematica poi mi appoggiai alla spalliera <niente, stavo facendo degli esercizi di matematica>, stette in silenzio e mi immaginai che alzava gli occhi al cielo.
Lo sapeva che lo facevo solo per rilassarmi <me lo sarei dovuto aspettare! Ti va di raccontarmi il tuo incubo?> sospirai e annuii sapendo che lui non mi poteva vedere; <all'inizio eravamo io e te, eravamo felici ma ad un certo punto abbiamo iniziato a litigare pesantemente; poi...>, mi fermai non volendo continuare, così Oliver disse <poi? Cosa è successo, Lia?> sorrisi a quel soprannome che usavano in pochi e cercai di continuare <è stato davvero brutto, Oliver. Alla fine c'ero io che, stremata dal dolore, ero stesa a terra... morta> le lacrime iniziarono ad arrivare ma cercai di trattenerle il più possibile.
I problemi erano due: primo, era notte ed io ero sempre più sensibile in quelle ore e secondo, sembrava così reale.
Non mi ero mai sentita così in preda a diverse emozioni per un sogno; mi ricordo che quando lo stavo sognando provavo solo ansia, tanta ansia. <hei Amelia, babe. Calma, era solo uno stupido sogno, non succederà mai una cosa del genere; non preoccuparti io sono qui per te. Ti amo babe, ti amo moltissimo> iniziai a piangere silenziosamente a quelle parole.
Era così dolce Oliver, così premuroso che avevo voglia solamente di vederlo <love, vieni, ora. Mi manchi così tanto, mi dispiace averti trattato male prima> iniziai a piangere rumorosamente e il mio ragazzo cercò di consolarmi <amore, io... non posso, come faccio? Se i miei mi sentono poi mi ammazzano> iniziai a singhiozzare e mi maledii mentalmente per quel crollo emotivo ma, non potevo smettere, non ci riuscivo.
Quel sogno mi aveva preso così tanto che in quel momento avrei voluto Oliver accanto, a baciarmi come solo lui sapeva fare.
Lo iniziai a pregare in tutti i modi possibili e alla fine riuscii a convincerlo, poi chiusi la chiamata.
Dopo venti minuti vidi che il mio ragazzo mi comunicava che era sotto casa, mi alzai dal letto e silenziosamente andai verso la porta per farlo entrare; appena lo vidi di fronte a me sorrisi e mi buttai tra le sue braccia, ero così felice di vederlo.
Andammo a stenderci nel letto e mi strinsi forte a lui, poi alla fine mi addormentai.
La mattina dopo vidi che Oliver se n'era andato e mi aveva lasciato un piccolo biglietto "vengo più tardi, ti amo" sorrisi e misi il pezzo di carta dentro al comodino; mi piacevano molto quei gesti, e lui lo sapeva bene.
Amavo il fatto che mi avesse scritto un biglietto invece di un messaggio per telefono.
Detestavo quegli aggeggi elettronici; avrei preferito ritornare indietro nel tempo a quando, ancora, tutte quelle cazzate non esistevano.
Il pomeriggio arrivò in fretta ed io la mattina mi misi a fare i compiti per il giorno dopo visto che poi sarei stata impegnata.
Oliver arrivò e, per fortuna, mio padre era uscito, sennò non l'avrebbe fatto entrare; mia mamma era molto più aperta su queste cose, amavo mia mamma, era la mia unica amica.
Andammo in camera come poche ore prima, ed io mi buttai addosso al mio ragazzo; iniziai a baciarlo e alla fine ci ritrovammo distesi sul letto.
Stava per alzarmi la maglietta del pigiama quando lo fermai <Oliver, ci sono mio fratello e mia mamma!> sorrise e continuò a baciarmi, ma io lo staccai e mi misi seduta sbuffando.
Lui si avvicinò e mi accarezzò una guancia <sei arrabbiata con me?> lo guardai e vidi che stava facendo gli occhi dolci, così gli tirai un leggero schiaffo sul braccio per poi alzarmi <si! Questi tuoi comportamenti da "ragazzo sessualmente frustrato" non mi piacciono, e lo sai molto bene>.
Oliver si passò una mano tra i capelli e venne verso di me, per poi cingermi i fianchi con le braccia e lasciarmi un leggero bacio sul collo <scusami, non volevo farti arrabbiare... pensavo che a te piacesse> alzai gli occhi al cielo e lo guardai <mi piacciono! Ma ogni tanto sembri davvero disperato, come se non lo facessimo mai... cosa che non è assolutamente vera!> alzò gli occhi al cielo e si allontanò.
Perché stavamo discutendo su una cosa simile? Qualche volta mi meravigliava.
<l'ultima volta l'abbiamo fatto due settimane fa> disse sussurrando sperando che non lo sentissi, <Dio, Oliver! Se non ti basta quello che abbiamo tra noi due vai e cerca qualcuna che ti soddisfi allora!> sbuffai muovendo le mani verso di lui per poi guardarlo male.
Il ricciolino alzò lo sguardo su di me e venendomi lentamente incontro, avendo paura della mia reazione, disse <scusami, io non voglio nessun'altra all'infuori di te. Tu sei il mio amore che russa, che fa i compiti di matematica la notte per rilassarsi, che scrive o dipinge qualche volta, che piange quando ascolta una canzone di quella stupida band che le piace tanto> alzai gli occhi al cielo quando disse l'ultima frase; sapeva che non doveva insultare i miei cantanti preferiti.
Poi continuò e sorrise appena vide un sorrisino sulla mia faccia <tu sei il mio amore, la persona che amo e con cui vorrei stare sempre. Scusami, il fatto è che vorrei sempre fare l'amore con te visto quanto sei bella>.
Era di fronte a me ed io gli misi le mani dietro al collo, gli lasciai un bacio sul naso poi poggiai la fronte alla sua.
Ero davvero felice con quel ragazzo nonostante mi facesse incavolare alle volte <anche io ti amo, anche tu sei il mio amore ma ogni tanto mi danno noia i discorsi che fai!> rise e mi baciò dolcemente.
Lo amavo davvero ed ero sicura che
sarebbe stato l'uomo della mia vita.
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Different Revenge
Teen FictionUna vita normale, classica ma piena di emozioni per Amelia Evans. Lei e Oliver, il suo ragazzo, provavano dei sentimenti che non si potevano descrivere con le parole. Tutto trascorreva nella norma, i due ragazzi si amavano, andavano a scuola, stavan...