Alla fine Oliver rimase anche a cena e fu davvero imbarazzante; mio padre lo guardava male, mio fratello ci parlava tranquillamente ed io gli davo noia.
Tutto andava bene fino a quando non ritornammo in camera visto che il ricciolino doveva prendere le sue cose.
<Amelia> mi girai a guardarlo sorridendo e vidi che si era seduto sul letto, <dimmi> sospirò e continuò <perché mi ha trattato male ieri? Non mi sono offeso, voglio solo chiarire questa questione> sbuffai e incrociai le braccia al petto.
Non volevo dirgli che era solo perché mi era piaciuto come mi guardava quel ragazzo, e che gli avevo risposto in malo modo solo perché mi sentivo in colpa; sapevo che si sarebbe arrabbiato e, l'ultima cosa che volevo vedere era Oliver arrabbiato.
Diventava un'altra persona e poteva arrivare anche ad insultarti, da quanto non ci vedeva più dalla rabbia.
Sospirai e dissi <ero stanca, e quei ragazzini mi avevano fatto incazzare>, continuai vedendolo pensieroso <tutto qui, love>.
Gli sorrisi e gli andai incontro, mi sedetti sulle sue gambe e gli lasciai un bacio all'angolo della bocca.
<mi fido di te> disse dopo poco ed io lo guardai, felice. Anche io mi fidavo di lui, ciecamente.
La mattina dopo, il mio sonno venne interrotto dalla sveglia che suonava.
Dopo averla rimandata cinque volte, mi alzai e andai in bagno; mi guardai allo specchio e quasi non mi prese un colpo quando mi vidi allo specchio.
La mia faccia era piena di brufoli e capii che mancava poco al ciclo; sbuffai e feci le cose che dovevo fare.
Oliver andò via dopo che ci coccolammo per più di un'ora; mio fratello lo venne a chiamare pensando che si fosse addormentato.
Ritornai in camera e iniziai a truccarmi con le solite cose; primer e mascara.
La scuola stava finendo e la mia voglia di fare le cose di mattina era pari a zero; mi misi un paio di leggins e una felpa molto larga nera.
Scesi in cucina e vidi mamma che, come ogni mattina, iniziò ad urlarmi di fare più piano e che avevo la delicatezza di un'elefante; le avrei risposto male se solo avessi avuto la forza di parlare.
Mi preparai il latte con il caffè e ci misi dentro i cereali per poi cominciare a mangiare.
<oh mio Dio, Amelia. Cosa hai fatto alla tua faccia?> sbuffai quando sentii le parole di mio fratello che era appena entrato in cucina.
Gli alzai il dito medio <ormai io non te lo chiedo più, la tua faccia è sempre uno schifo>.
Iniziai a ridere all'espressione sorpresa di mio fratello che, quando si riprese, venne verso di me e iniziò a darmi schiaffetti sulla testa; mi alzai e iniziai anche io fino a quando mia mamma venne e ci divise.
Durante il tragitto in pullman per andare a scuola ascoltai musica, soffermandomi su I'm just snacking di Gus Dapperton; mi mise un po' di allegria ma niente poteva sostituire la stanchezza che sentivo in quel momento.
Scesi alla mia fermata insieme a mio fratello e, successivamente entrammo dentro i cancelli.
Rimasi per circa dieci minuti con Benjamin che fumava; i nostri genitori non lo sapevano ed era meglio così.
Mio padre fumava qualche sigaretta al giorno ma mia mamma era contro, non le piacevano certe cose.
Non c'era ancora nessuno del suo gruppo visto che il nostro pullman era uno tra i primi ad arrivare; dopo poco, mentre stavo parlando con Benjamin a proposito della festa di Sabato, vidi in lontananza Tameka.
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Different Revenge
Teen FictionUna vita normale, classica ma piena di emozioni per Amelia Evans. Lei e Oliver, il suo ragazzo, provavano dei sentimenti che non si potevano descrivere con le parole. Tutto trascorreva nella norma, i due ragazzi si amavano, andavano a scuola, stavan...