Il fine settimana nei college è uno di quei pochi momenti in cui sono felice di avere i genitori lontani da questo posto e, quindi, di non poter tornare a casa.
Il dormitorio si dimezza, e chi rimane svolge la sua vita con calma, adoperandosi a riordinare magari le aree comuni o, più comunemente, le proprie camere.
Fino ad un anno fa, quando non condividevo la camera con una fannullona ma con una maniaca dell'ordine, il weekend era l'occasione perfetta per tirarsi su le maniche e fare a turno il bucato o cambiare le lenzuola.
Fanny, sfortunatamente, non predilige questo tipo di organizzazione, e questo sabato mattina è ancora appisolata nel letto nonostante siano le undici passate.
Io, sveglia dalle nove, passo in rassegna tutta la camera. Ho praticamente tirato a lucido tutto il mio lato di camera e il suo, spolverato, lavato a terra, riordinato la cucina e pulito il bagno. Seduta sul mio letto, perfettamente rifatto, aspetto solo il momento in cui Fanny decida di alzarsi per fare il bucato. Abbiamo due ceste per i panni sporchi: la prima, quella di Fanny, che spesso sembra un vulcano appena eruttato (perché ha talmente tanti vestiti che si cambia almeno due volte al giorno), mentre la seconda è la mia, ed è decisamente più simile ad una piccola cassetta di pomodori.
Sento un mugolio levarsi dal suo letto, e smetto di fissare i vestiti per spostare lo sguardo su di lei.
«Sarah... che ore sono..»
«Credo le undici e mezza. Dovresti...» accenno piano al bucato, ma lei torna a sotterrare il viso sotto le coperte.
«Ieri sera sono tornata tardi e non mi sento bene.. Potresti farlo tu il bucato?» mormora con un tono lento.
Sospiro. Tanto lo sapevo che avrebbe scaricato, come al solito, i suoi compiti a me.
«Va bene. Faccio come al solito, vai tu a prenderti la tua roba poi.»
Piano mi alzo dal letto, mettendomi in tasca il cellulare e le chiavi della stanza, prendendo poi la sua cesta, stando attenta che non cadesse niente, ed esco dalla camera, chiudendomi la porta alle spalle.
Sorrido appena vedo il corridoio vuoto, e cammino lentamente canticchiando In My Head di Jason Derulo verso la lavanderia.
Siamo in uno di quei pochi ma utili college dove i dormitori non hanno un'ala maschile e una femminile. Qua ci sono circa trenta camere per ala (e ci sono ben tre corridoi cosparsi da camere, ma in realtà non siamo poi così tanti studenti, e questi corridoi poi prendono il nome di ala A, B o C), e in ognuna di esse ci sono due ragazzi o due ragazzie. Ci sono poche regole in realtà da seguire qui: la prima, quella su cui nessuno chiude un occhio e la più importante, è quella che in una camera non si devono trovare mai un ragazzo e una ragazza per la notte. La seconda è quella di dover fare il bucato almeno una volta a settimana, la terza è quella di non lasciare accese televisioni o radio in camera o nelle aree comuni e l'ultima è quella di non fumare nelle proprie camere. Ogni ala comprende una piccola caffetteria, una lavanderia (che il più delle volte funziona, poi se non va basta tirare un calcetto alla lavatrice), un'area comune con tv e tavoli dove poter studiare e un bagno comune (che infondo nessuno usa più come bagno perché tutti abbiamo il bagno in camera). Quindi alla fine è una situazione vivibile, se non fosse per Fanny.
Alzo gli occhi al cielo sospirando, per poi aprire la porta della lavanderia e avviarmi vicino al tavolo centrale. Lascio con uno sbuffo la cesta pesante e inizio a prendere il sapone e tutto il necessario per fare la lavatrice.
Continuo a canticchiare da sola, mettendo poi i vestiti in essa e la accendo.
Soddisfatta, mi stiracchio e mi prendo un attimo di tempo per controllare il telefono.
Un messaggio: Emily.
Sorrido forzatamente. All'inizio ho tenuto a precisare che l'anno scorso avevo una compagna di stanza che non ci pensava su due volte quando sentiva la parola pulizia. Era ed è la mia migliore amica, che è da sempre stata in stanza con me. Essendo più grande di me, l'anno scorso si è laureata e ora lavora non poco distante da qua. Mi manca così tanto che quando mi scrive veramente mi sprofonda il cuore in una voragine, figuratevi quando la vedo.
Il messaggio di Emily è un buongiorno seguito da un'uscita stasera, e io non so cosa risponderle. Non che non mi piaccia divertirmi, ma lunedì ho un test di biologia, non posso permettermi meno di una B.
Le rispondo velocemente che la aggiornerò, poso il cellulare e riprendo la cesta, avviandomi verso l'uscita.
A pochi passi dalla porta, quasi come l'inizio di una storia dove i due si innamorano scontrandosi, mi scontro con un ragazzo. O meglio, lui è talmente preso a guardare le lavatrici che mi viene letteralmente addosso, facendomi barcollare all'indietro.
«Oh, scusami. Sono di fretta.» mi dice. Lo osservo bene: non l'ho mai visto in questa ala, la B.
«Scusami tu, ma sei consapevole che ogni blocco ha la propria lavatrice?» rispondo calma.
«Uhm si» mi scruta gli occhi portandosi una mano fra i capelli biondi «ma la nostra lavanderia è allagata e domani nel pomeriggio verranno i tecnici, perciò il supervisore ci ha detto di venire qua.» alza poi le spalle.
«Scusa ma.. sei Clifford?» quel ragazzo aveva un'aria familiare ai miei occhi, la scuola è grande ed era lecito non conoscerci tutti.
«Si, Michael.. e tu..?» mi guarda perplesso.
«No è che ti volevo battere il cinque almeno una volta nella vita per aver mollato Fanny.» alzo il cinque piano e ridacchio «Non so proprio dove voglia arrivare quella ragazza ma la sua pigrizia e la sua gelosia non la aiuteranno mai.»
Mi da il cinque ridacchiando.
«Mi dispiace, era anche una brava ragazza a letto.» ci pensa un po' su e poi scrolla le spalle «Ma meglio così.»
«Beh Michael è stato un piacere conoscerti, io devo tornare proprio da lei, altrimenti mi ammazza.» lo saluto con la mano e anche lui ricambia, poi me ne vado.
Rientrata in camera vedo subito che Fanny ha scatenato l'inferno: c'erano vestiti appesi sulle grucce ovunque.
E io che avevo risistemato tutto.
«Fanny, cosa stai facendo?» la guardo con un espressione dura in viso.
Fanny si volta sorridendo piano, i capelli biondi tirati in una crocchia disordinata. Lei sapeva essere uno schianto anche così disordinata. Per avere due anni in meno di me, ha la vita più movimentata. È voluta a tutti costi stare in stanza con una ragazza dell'ultimo anno, sperando che magari fosse una festaiola o, che ne so, una cheerleader, ma ha beccato un granchio: si è ritrovata in stanza quella abbastanza studiosa e abbastanza divertente. Purtroppo per entrambe, dobbiamo convivere pacificamente e sopportarci, perciò io non le dico niente riguardo al disordine che ha appena generato dopo che io ho passato tutta la mattina a pulire.
«Sto buttando quello che non mi piace più.» dice semplicemente, guardando corrucciata due vestiti. «Dici che mi sta meglio questo rosa o questo verde? Perché secondo me il rosa mi sta meglio e.. Sarah?» sposta lo sguardo su di me «che dici?».
Dico che quei vestiti costano veramente tanto per essere buttati solo perché non le piacciono.
«Ti stanno bene entrambi, ma secondo me il rosa così chiaro ti muore addosso.. il verde invece ti risalta il colore degli occhi.» alzo poi le spalle e mi siedo sul mio letto, scostando una pila di maglie e un vestito nero. Lo osservo meglio, mentre Fanny parla di come, con quel vestito verde, è riuscita ad uscire con, mi pare abbia detto, il più carino della scuola. È un vestito semplice, lungo fin sopra le ginocchia, e l'unica cosa particolare è che ha interamente la schiena scoperta. Fanny nota il mio sguardo a quanto pare, e decide che quel vestito non lo butterà.
«Ti piace? Perché non te lo provi? Dai dai!!» sorride battendo le mani e io grugnisco piano.
Mi spoglio e mi infilo il vestito, che stranamente calza a pennello. Io e Fanny non abbiamo lo stesso fisico, per questo mi stupisco che mi vada a pennello. Osservo l'immagine che vedo riflessa nello specchio e mi vedo raggiante in quel vestito.
«Tienilo. Magari anche tu andrai da qualche parte con questo vestito e uscirai con.. con questo sono uscita col figlio del poliziotto.. Evan si... quindi uscirai sicuramente con qualcuno di figo!» annuisce entusiasta.
Alzo gli occhi al cielo e scrivo ad Emily che per quella sera andava bene, abbindolata dalle parole di Fanny.
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Laundry |C.H|
FanfictionBussai alla sua porta. Mi aprí un ragazzo con solo i pantaloni della tuta, pelle ambrata e petto scolpito, con una smorfia in viso. "Scusami?" "Credo tu abbia i miei vestiti."