Episodio Uno: Incotri altamente improbabili

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Episodio Uno: Incotri altamente improbabili

Sono nel mio laboratorio, il mio mondo. Il mondo in cui sono io a comandare, il mondo in cui sono la specialista, sono io il genioe tutti gli altri sono coloro che lavorano per me, che mi sono stati affidati come apprendisti, coloro che mi chiedono consigli.

In questo momento il laboratorio è vuoto, è notte fonda e ci sono solo io, come al solito. Io torno di rado a casa, quando sono qui mi sento me stessa.

Porto dietro l'orecchio una ciocca di capelli rossi che mi cade sempre sull'occhi sinistro e, torno a guardare le cellule al microscopio. Sono cellule non umane, non so dove quelli della UNIT le abbiano trovate, né come abbiano trovato me, una scienziata/ medico che lavora in uno studio di ricerca sulle risorse umane.

Sospiro rilassandomi sulla sedia che mi sembra talmente scomoda da quanto ci sto seduta.

Annoto mentalmente che le cellule sembrano più un tessuto muscolare, di colore verde tendente al bianco e, che riescono a corrodere il vetro. Mi hanno rovinato tre vetrini prima che provassi con un discetto di plastica su cui appoggiarle.

Il cellulare squilla, facendo partire la suoneria di un tipico telefono vecchio. Prendo l'I Phone della tasca del camice bianco e leggo annoiata il messaggio.

Vieni a Baker Street, numero 221B

SH

E adesso che voleva Sherlock?! C'è Jhonn con lui, c'è la signora Hudson e tutti quelli della polizia, per non contare Mycroft.

Secca mi alzai e non mi tolsi neanche il camice, cinque minuti da lui tanto per sentire cosa diamine voleva quel rompi di mio fratello maggiore e me ne sarei tornata qui, nel mio mondo a condurre esperimenti e ricerche.

Presi il cappotto grigio di lana al tipico stile inglese, uscii dall'edificio e chiamai un taxi.

Arrivata sotto l'appartamento di mio fratello e del suo amico, che condividevano, non bussai neanche aprii la porta e basta, non ricordo come. Se era aperta o meno, bhe', se non era aperto l'avevo scassinata in pochi secondi.

Salii le scale ed entrai nel salottino di mio fratello. Subito mi pervase un senso di claustofobia, per me quel posto era troppo piccolo, il mio attico aveva stanza enormi, anche lo stanzino era grande.

"Oh, sei arrivata subito" constatò l'ovvio Sherlock.

"Non. Mi. Dire." dissi leggermente seccata, sentii il rumore di stoviglie che proveniva dalla cucina e dedussi che Jhonn stava lavando i piatti.

"Cosa vuoi?" chiesi a mio fratello, lui si alzò lentamente e iniziò a passeggiare per il salottino.

"Voglio sapere una cosa" si avvicinò alla parete dove c'era il divano, e mi accorsi che era tappezzata da articoli di giornale.

"Ma che...?" perplessa mi avvicinai e lessi ogni articolo molto velocemente.

Chi è l'uomo della cabina?

Cabina blu della polizia a Londra.

Avvistato "L'uomo della cabina blu"!

Riconossi subito di chi parlavano, ogni scienziato che abbia lavorato, o che lavora, per il governo lo conosce. Lui è una leggenda.

"Quindi?" chiesi a Sherlock, continuando ad osservare gli articoli.

"Quindi, vorrei sapere chi è quest'uomo!" indicò una foto in bianco e nero, anch'essa ritagliata da un giornale, che ritraeva di sfuggita un uomo non molto alto e magro, con capelli spettinati e un lungo impermeabile.

Doctor Who: La mia amica HolmesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora