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Ci vollero ben venti minuti prima di trovare la cartella di Isabelle , era quella con più moduli infilati all'interno rispetto a tutte le altre,dovevo immaginare fosse la sua. La rivestiva una copertina plastificata dal colore rosa antico, era rilegata da lacci in pelle come fosse un album di foto. In quelle pagine avrei trovato delle risposte, sarei riuscito a conoscerla più a fondo.
Una volta aperta la cartella trovai una foto di Isabelle, presumo fosse stata scattata qualche anno prima. Aveva i capelli corti, a caschetto, un viso meno squadrato rispetto ad oggi, innocente, da bambina . Sorrideva. Aveva un'aria serena, tranquilla,pacifica . Rimasi quasi incantato come se ciò che stavo osservando fosse un miraggio. Quell' istante fu rotto dalla voce del responsabile che stava parlando con qualcuno in corridoio,probabilmente al telefono. Guardai l'orologio che segnava le nove e trenta, mi prese il panico. Feci appena in tempo a nascondere nella tasca interna della giacca la cartella e riordinare qualche scaffale che la porta si spalancò..
Sobbalzai di colpo e mi nascosi dentro l'armadio nella speranza di non essere scoperto. L'uomo non si domandò perché la porta fosse aperta, non si accorse nemmeno che qualche foglio fosse fuori posto. Era distratto e sovrappensiero,parlava velocemente e discuteva animatamente al telefono con la moglie sugli accordi di separazione, se non ricordo male. Il mio cuore pulsava veloce, cercavo in tutti i modi di mantenere la calma. Iniziai col respirare lentamente ma nulla placava l'ansia ;mi domandavo quando sarei uscito da quell'armadio che rendeva tutto così ovattato. Attesi, non ricordo per quanto ma nel frattempo ascoltai la conversazione dell'uomo. Aveva una bambina e con la separazione l'affidamento della piccola sarebbe stato concesso alla madre.Lo sentii discutere con la donna per contrattare i giorni in cui avrebbe potuto far visita alla figlia. Mi fece riflettere , pensai a come mi sarei sentito a vivere con un solo genitore, come avrei reagito allo sfaldamento della mia famiglia. Di certo non l'avrei sopportato, sarei stato triste, amareggiato, mi sarei chiesto perché dovesse capitare proprio a me, avrei lottato per riaverli entrambi sotto lo stesso tetto. Sicuramente col tempo mi sarei arreso, avrei capito che la decisione era già stata presa e forse l'avrei anche accettata . Dopo circa un'ora il responsabile decise di uscire dalla stanza quasi certamente per fumarsi una sigaretta , appena sentii la porta chiudersi alle sue spalle uscii dall'armadio con cautela, mi avviai in punta di piedi per far si che a nessuno venisse alcun presentimento della mia presenza lì. Non appena sfiorai la maniglia dorata con il palmo della mano udii la voce di qualche ragazzo fuori dalla porta, allora esitai. Quando finalmente sentii silenzio e mi assicurai che il corridoio fosse deserto , corsi a gambe levate fuori dalla stanza.

NON ANDARE VIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora