Capitolo Tre

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Il sole era già sorto da tempo quando si svegliò, le venne istintivo guardare accanto a lei nel letto, girandosi su un fianco. Non c'era nessuno.

Si guardò intorno, cercando un volto familiare. Non lo trovò.

Era stato tutto un sogno, non c'era altra spiegazione.

Non aveva programmi per la giornata, era domenica ed era da sola in quell'enorme castello, nessuno l'avrebbe cercata. Decise di rimanere a letto ancora un po', sotto le lenzuola di seta che sfioravano la sua pelle, provocandole una sensazione piacevole.

Continuò a scrutare la camera, in ogni singolo angolo. Era una stanza nuova per lei, l'aveva vista per la prima volta la sera precedente, eppure sembrava identica a quella del suo sogno. C'era persino lo stesso graffio sull'armadio e la stessa macchiolina sulla parete. Pensò che aveva veramente un'ottima capacità di osservazione nel notare così tanti dettagli in poco tempo e ricordarseli tutti in un sogno.

Decise di alzarsi, dirigendosi verso la vetrata. Osservò il mondo al di fuori di essa. Il suo regno, anzi, i suoi regni, tutti riuniti una volta per tutte. Lei che aveva sempre voluto un regno da governare, un regno immenso dove comandare, essendo la regina assoluta, una regina cattiva... ma ora, era diverso.

Non faceva che pensarci, non riusciva a rendersi conto di come poteva lontanamente pensare di fare del male a delle persone da ora in poi. La sua parte cattiva lo avrebbe trovato divertente tempo fa, ma ora non ne sarebbe stata capace.

Si allontanò dalla vetrata, tornando verso il centro della stanza. Notò che nell'alzarsi aveva fatto cadere quasi completamente in terra il lenzuolo. Sapeva che avrebbe anche potuto lasciarlo lì e che qualcuno di sicuro l'avrebbe sistemato per lei, ma ormai era talmente abituata a fare tutto da sola che le venne istintivo. L'aveva fatto per anni e per qualche strana ragione il fatto di essere servita e riverita, non facendo nulla e approfittando degli altri, la turbava.

Si diresse verso il letto, prese le coperte e le riportò delicatamente sul materasso, assicurandosi che fossero in ordine.

Fu nel momento in cui spostò il lenzuolo che la vide. Vide uno scintillio provenire da sotto il letto. Si abbassò, incerta sul da farsi. Esitò un po' prima di prenderla, non poteva essere possibile.

La sfiorò con le dita, toccando la punta metallica e affilata, fino ad arrivare alle piume nella parte opposta. La osservò incredula. Non poteva essere vero, quella freccia non poteva essere finita lí a caso, qualcuno doveva avercela messa... o qualcuno poteva averla persa.

Lo conosceva bene, sapeva che c'era solo un modo per scoprire se fosse sua. Toccò delicatamente con le dita la parte in legno, era liscia, levigata alla perfezione. Stava quasi per arrendersi quando sentì una parte più ruvida e scheggiata sotto i suoi polpastrelli. Fu allora che le vide. Erano piccole, quasi invisibili ad occhio nudo per qualcuno che non sapeva dove o cosa cercare. Ma non per lei.

Le vide benissimo, nonostante fossero minuscole.

RH. Le incideva sempre sulle sue frecce, con una precisione assurda, utilizzando un piccolissimo chiodo.

Che fosse stato davvero lui? Forse non era stato un sogno, forse si. Forse il Robin del suo sogno era un altro Robin, o forse aveva sognato il suo, senza provare nulla, dato che era un sogno.

Spostò lo sguardo verso il suo polso, notando un piccolo graffio su di esso. Non poteva essere una coincidenza. Si era graffiata con la faretra in quell'esatto punto quella notte.

Sogno o meno una cosa l'aveva capita, chiunque fosse quel Robin non era il suo. In entrambi i casi non aveva provato nulla, sperava di poterlo provare, di potersi innamorare anche di lui, ma ora era sparito, e non sapeva se sarebbe tornato.

Forse era proprio il destino, il destino che le aveva strappato il suo Robin e lo stesso destino che aveva mandato via questo. Forse era vero. Non erano destinati a stare insieme.

Forse era meglio cosí. Aveva già perso il suo, non voleva mettere in pericolo anche questo. Sarebbe stato al sicuro nel suo mondo, dove lei era malvagia e lui era vivo. Cambiare il corso del presente era inutile, ci sarebbero di sicuro state delle conseguenze e non poteva permettersi di mettere in pericolo la vita delle persone che amava, non ora che le avevano dato fiducia.

Sarebbe andata avanti, come aveva fatto fino ad ora. Forse il suo Happy Ending era veramente questo. Circondata da persone che le volevano bene e accettando il fatto che Robin sarebbe stato sempre una parte di lei...

FINE.

It's not the same... ➳ Outlaw QueenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora