Due queer entrano in un bar

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RAIN OR SHINE CAP 1

Caldo, caldo, dannato caldo.
Scottava lo sterzo, scottava lo sportello per mettere il braccio fuori dal finestrino e scottava pure il sedile: scottava tutto in quei giorni.
Ed era in periodi afosi come quelli che rimpiangeva le ghiacciate terre di casa sua, il freddo danese che ti entra dentro senza nemmeno chiedere come fosse un vichingone barbuto in un'orgia post-pride di S.Francisco. Quel ghiaccio che ti entra nelle ossa, e- ghiaccio! Ecco cosa ci voleva: quel ghiaccio tritato, e sciroppo, come solo gli americani sanno fare; quindi sterzò bruscamente -non senza gli sguardi omicidi degli automobilisti circostanti- e si diresse verso il bar più vicino.
Si separò a malincuore dai Clash che passavano in radio per entrare nel piccolo caffè dove aveva posteggiato: dentro era piacevolmente ventilato- anche troppo. Godette quindi di quel fresco refrigerio sperando di non beccarsi un mal d'orecchio all'uscita
«Uno snow cone al limone»
«Arriva subito» disse una cameriera un po' troppo sorridendo. Non era male, gli ricordava un suo ex.
La granita arrivò insieme ad un numero di telefono; l'avrebbe messo insieme agli altri, pensò, mentre con lo sguardo cercava un tavolino dove sedersi... eppure il locale era pieno. Ne adocchiò uno vuoto, in disparte, e si avviò verso quello soltanto per scoprire che il tavolo non era vuoto, ma che schiacciato contro il muro vi era un giovane ragazzo che lavorava al computer
«Posso?» Chiese Ludwig, indicando il posto a sedere di fronte al suo
Il ragazzo alzò appena lo sguardo e fece velocemente cenno di sì con la testa, arrossendo leggermente.
Passarono svariati e silenziosi minuti, in cui Lud aveva già finito la sua granita senza scollare per un attimo gli occhi dal ragazzo (visibilmente imbarazzato): avrebbe anche potuto essere il suo tipo. Biondo, tratti delicati, mingherlino. In viso un po' troppa ferraglia, forse, ma quella rendeva i giochi più interessanti
«Come ti chiami?»
Il ragazzo non rispose. Non si mosse affatto, anzi, e continuò a smanettare al computer, non avendolo sentito
«Ce l'hai un nome o no?» chiese di nuovo, e stavolta il ragazzo si sfilò un auricolare dall'orecchio
La musica era così alta che riusciva a sentirla anche da lì -non che fossero così lontani in realtà.
«Io, uh- Kobe.» si fece piccolo piccolo
«Kobe? Come il manzo?»
«Come il bue»
«Ciò non toglie che sia buono»
«Non l'ho mai mangiato»
«Aspetta, ti chiami come una delle migliori carni al mondo e non l'hai mai mangiata?»
«Sono vegetariano.»
«Ed io sono gay, ma non per questo non guardo le tette alle ragazze- aspetta, vegetariano?» storse il naso. Decise di cambiare argomento, perché di certo a rimanere sul tema non sarebbe finita bene. Lui senza carne non sarebbe sopravvissuto un mese, se lo sentiva.
Il ragazzo nel frattempo aveva abbassato lo sguardo e rimaneva fermo, le gote perennemente arrossate
«Che ascolti di bello?» domandò, prendendo in mano una cuffietta abbandonata penzolante e portandosela all'orecchio.
Ne uscirono indistinti suoni metallici ed una voce come distorta, il tutto accompagnato da batteria ed un inquietante carillon «okay, non è ciò che mi aspettavo.»
Kobe si riprese l'auricolare, vagamente irritato dall'improvvisa confidenza dell'altro. «Ti aspettavi i My Chemical Romance solo perché ho i piercing? O è forse per via dei capelli lunghi?» era paonazzo
«Quindi la gattina ha gli artigli, okay, mi piace. E non c'è bisogno di prendersela, _breakcore_, ho solo detto che non è ciò che mi aspettavo.»
Il biondo abbassò lo sguardo sul computer, le mani tremavano leggermente sui tasti
Ludwig parlava troppo e Kobe troppo poco. Sarebbero diventati grandi amici, loro due (oppure avrebbero finito per ammazzarsi a vicenda, in entrambi i casi era una vittoria)
«Che fai con il computer?»
È vero, lo ammetteva, non riusciva a stare un attimo zitto. Ma non era colpa sua, quel ragazzo era troppo interessante per starsene semplicemente zitti ed ignorarsi. E, sì, per "interessante" intendeva "carino"
«E tu che fai ancora qui?»
«Ordino un caffè. Anzi due, tu lo vuoi, no?» Domanda stupida, sembrava uno di quelli che oltre a non mangiare carne aveva mille fisime sul cibo. Probabilmente "il caffè fa cadere i denti e venire il cancro"
«Il caffè ti fa male, sai?» Ci avrebbe scommesso. «...lo prendo senza zucchero.» continuò inaspettatamente Kobe, e gli occhi di Lud ebbero un lampo.
Sorridendo sornione andò verso il bancone «Due caffè, grazie. Li porta al tavolo?» e fece l'occhiolino alla cameriera, che ovviamente emise un risolino ed annuì.
Una volta tornato al tavolo porse  la mano verso Kobe «Scusa per prima, eh. Forse sono stato un po' scortese. Io sono Ludwig, comunque, piacere»
Il ragazzo squadrò la mano per qualche secondo, come a cercarci sul palmo un trucco con la scossa. Sollevò indugiando la propria e la poggiò su quella che era... praticamente il doppio «Sì, beh, sempre Kobe.»
In quel momento arrivò la cameriera con i caffè, e li mise di fronte ai due che si staccarono un po' troppo bruscamente.
Nel vederli la sua espressione cambiò... «A voi. Porto dello zucchero anche per la sua fidanzata?»
E Ludwig non resistì. «No grazie, lei lo prende amaro» come la sua anima, continuò in mente
Sì, si era ripromesso di fare la persona perbene perché iniziava persino lui ad essere infastidito dal suo stesso comportamento ma non resistette- ignaro del fatto che Kobe fosse ad un passo dalla combustione spontanea.
«N-no! Noi, cioè, IO non-»
Fece un profondo sospiro. Visibilmente rassegnato e nella tonalità di voce più bassa che le sue corde vocali gli concedevano «Per me niente zucchero, grazie.»
La cameriera arrossiva? Sul serio? «o-okay...» se la diede a gambe, e Lud scoppiò a ridere «Woh, amico, i miei complimenti! L'hai gestita benissimo!» ancora ridendo gli diede una pacca sulla spalla
«Che significa? Se il tuo scopo è quello di infastidirmi, mi congratulo io, c'eri riuscito già dieci minuti fa!»
Ritirò la mano di scatto, un po' mortificato
«Scusa, hai ragione. Non è stato uno degli incontri più rosei della storia...» pregò Odino affinché non avesse sul serio rovinato tutto per una cazzata del genere «Per farmi perdonare posso offrirtelo io, il caffè?
«Devi! E non credere che basterà offrire solamente un caffè. Cioè, voglio dire, non credere che offrire un caffè basti a...» sospirò «lascia stare»
Si arrendeva così facilmente... «Oh, ma posso offrire molto di più, basta chiedere» un ghigno
Kobe roteò gli occhi. Ma in realtà dentro fremeva «E sentiamo, cosa ti fa pensare che io voglia questo "molto di più"?» fece le virgolette con le dita
Ludwig alzò le spalle «Non so, sesto senso?» gaydar salito a livelli spaziali non appena gli aveva posato gli occhi addosso?
«Quindi vedi la gente morta anche tu, eh?» abbozzò un sorrisetto: ecco, anche lui con le sue risposte pronte sarebbe riuscito a mettere a disagio Ludwig!
«Esatto, la gente sembra più morta qui che al punto distribuzione buoni pasto per anziani»
Eppure quel bastardo riusciva sempre a ribattere 
«Mi sembra che tu abbia comunque trovato qualcuno da perseguitare» borbottò Kobe
«Sì, la cameriera non era proprio il mio tipo» indicò con un pollice alle sue spalle
«Vedo che sei uno dagli standard elevati, infatti»
Fece spallucce come per dire "è un dono" «con permesso, vado a pagare il conto»
Kobe lo seguì con gli occhi andare verso la cassa, soffermandosi forse un po' troppo non appena Ludwig si girò di spalle.
Abbassò bruscamente lo sguardo e cominciò a raccogliere le sue cose nella borsa. Avrebbe dovuto seguirlo?
Il danese tornò al tavolo e vide il ragazzo sistemarsi la borsa
«stai andando via?»
«Sì, devo... fare una cosa entro stasera, e poi tu mi hai già fatto perdere abbastanza tempo! È meglio che vada»
Ridacchiò «Allora ciao, eh»
Il biondo però non si mosse.
E Ludwig gli rimase fermo di fronte
"strano, strano ragazzo", pensò
«AH PER LA CRONACA IO SONO PAN» Kobe parlò senza quasi staccare le parole e corse via
Rientrò però qualche secondo dopo solo per lasciargli velocemente un tovagliolo in mano e correre di nuovo senza dir nulla.
Lud era esterrefatto, con lo sguardo lo seguì andarsene
Si rigirò il tovagliolo tra le mani: sopra vi era un numero di telefono scritto a caratteri minuscoli.
E decisamente quel numero non sarebbe finito insieme a tutti gli altri

Diario del vichingone, data astrale 2.11.2018
La storia viene da una role, i personaggi sono le controparti maschili -gender swapped in pratica- di me e della mia SO (Significant Other o Science Officer sta a voi deciderlo)
Fateci sapere cosa ne pensate, mh?
AH E SE CI SONO ERRORI DI BATTITURA o parole cambiate dall'autocorrettore mi scuso in anticipo e vi prego di farmelo notare. Da quando senza accorgermene ho scritto "cateteri" anziché "caratteri" non mi sento più al sicuro da nessuna parte.

 Da quando senza accorgermene ho scritto "cateteri" anziché "caratteri" non mi sento più al sicuro da nessuna parte

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Disegno by Cesario

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