Felicità.

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Mi fermai lungo il mio sentiero e proprio laggiù la vidi, la felicità.

La luce stava pian piano lasciando spazio al buio, i lampioni iniziavano ad illuminare le strade, i negozi stavano chiudendo. Camminavo lungo le strade semi deserte, popolate da qualche uomo solitario con la sua ventiquattrore e il suo soprabito e da donne che si muovevano a passo svelto con le loro buste della spesa. Nessun sorriso, lo sguardo fisso al contrario del mio che osservava con curiosità ogni angolo, ogni particolare di quelle strade. Adoravo quel momento della giornata in cui una città così affollata e frenetica durante il giorno, iniziava a coricarsi nella silenziosa e calma notte. Cercai un café aperto e appena lo trovai presi posto all'interno e ordinai, mi piaceva sedermi e osservare. Peccato che gli altri non la pensavano allo stesso modo, erano tutti presi da altro, concentrati su quegli apparecchi elettronici, su quegli schermi. Nessuno si guardava negli occhi, se ne stavano seduti uno di fronte all'altro ma senza guardarsi, parlarsi. Erano tutti seri, erano visi spenti di fronte a schermi illuminati. Io continuavo a non capire perché fossero così, perché non apprezzavano più il mondo che li circondava.
Ad un tratto sentii una musica in lontananza, proveniva dall'esterno e non esitaii un minuto ad uscire fuori da quel café. Iniziai a seguire quella musica fino ad arrivare in una piccola piazza dove un uomo sulla settantina con il viso segnato dagli anni se ne stava seduto su uno sgabello e suonava la fisarmonica. Rimasi ad ascoltarlo fino a quando il pezzo che stava fino a quel momento suonando non terminò. Gli feci un sorriso in segno di gradimento e lui guardandomi disse solo "Elle nous a abandonné."
Anche quell'uomo aveva il volto spento dalla quale non trasparivano emozioni. "Lei ci ha abbandonati" a chi si riferiva? Chi è lei?
Continuai a guardare l'uomo con fare interrogativo ma non ricevetti altre parole.
Pensi qualche istante a ciò che aveva detto quell'uomo e a ciò che avevo visto poco prima.
Arrivai subito alla soluzione, tutti quei volti privi di emozioni e soprattutto, privi di felicità.
La felicità aveva abbandonato l'essere umano, così egli si era rifugiato nel silenzio della solitudine per paura di provare emozioni a lui sconosciute, era ormai entrato dentro questa prigione, si era dimenticato cosa significasse la libertà e soffriva in silenzio perché non conosceva più la felicità.
Senza pensarci troppo porsi una mano verso l'uomo per invitarlo a ballare ma egli rimase fermo non mosse ciglio. Così aspettai, feci per andarmene quando l'uomo riprese a suonare, iniziai a danzare sulle note di quella musica. Volteggiavo nell'aria, mi sentivo leggera, libera e, felice. L'uomo vedendomi ballare cambiò ritmo e la musica divenne più vivace, più allegra. Iniziammo a ballare insieme, un violinista si unì a noi e insieme creammo un'armonia magica. Iniziammo a diffonderla per le strade della città che quella sera si illuminò più del solito perché sì, la felicità era tornata. Perché la felicità c'è e se non c'è torna sempre.

"E anche se lei si dimentica di noi, non ci dobbiamo mai dimenticare di lei. [...] Non bisogna mai aver paura di morire ma di non cominciare mai a vivere davvero."

https://youtu.be/okJpAybjpQs

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 15, 2019 ⏰

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