Quinto Capitolo

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Love's such an
old fashioned word


Insanity laughs under pressure we're breaking
Can't we give ourselves one more chance?
Why can't we give love that one more chance?
[...]
'Cause love's such an old fashioned word
And love dares you to care for the people on the edge of the night
And love dares you to change our way of caring about ourselves





Liam rimane interdetto per un attimo, la schiena premuta contro la parete e gli occhi strabuzzati per la sorpresa.
«Com'è possibile?» mormora, più a se stesso che al ragazzo che gli sta di fronte con quello sguardo fiero e quell'inconfondibile postura da soldato.
«La versione ufficiale è che sono l'unico Ribelle sopravvissuto all'attacco dell'altro giorno, Signore» risponde Jimmy con voce piatta.
Liam aggrotta le sopracciglia, cercando di ricordare gli eventi successivi al rapimento di lui ed Harry.
Gli torna in mente un'immagine di Jimmy avvolto nelle bende, steso in una delle tende del Pronto Soccorso e... incosciente.
Jimmy non ha partecipato a quell'orrendo interrogatorio pubblico perché si è svegliato dopo.
Liam s'irrigidisce contro il muro, cogliendo le implicazioni di quel pensiero.
«E la versione veritiera?» chiede a voce bassa, temendo di conoscere già la risposta.
Il ragazzo alza la testa, la mascella rigida e gli occhi verdi colmi di una determinazione da far'invidia.
«Sono stato mandato qui per liberarla» afferma. «Quando lei e il Vice Styles siete stati rapiti abbiamo attuato la procedura di massima emergenza. Il Capo di Stato ha fatto interrogare migliaia di civili a forza ed è così che abbiamo scoperto un infiltrato nelle Camere di Produzione Alimentari.»
Liam si morde la lingua perché sa che gli infiltrati in quel reparto in realtà sono dodici, ma non dice niente. Lui lo sa, eppure tace.
«L'uomo proveniva dalla base dei Ribelli che abbiamo fatto saltare in aria» continua Jimmy. «L'abbiamo trovata grazie al suo aiuto.»
Liam deglutisce, il torace pesante.
«Procedura d'Invasione?»
Jimmy annuisce. «Una volta arrivati alla base abbiamo sterminato i Ribelli e siamo entrati in possesso delle coordinate di questo posto.»
«Come? Le Procedure d'Invasione possono essere attuate solo nella Capitale» ribatte Liam.
Jimmy inclina leggermente la testa, prima di rispondere. «Li abbiamo fatti parlare, Signore.»
Liam sbatte le palpebre, confuso.
«Hanno confessato?»
«Beh... no. Gli adulti no.»
Un brivido gelido striscia lungo la spina dorsale di Liam, atrofizzandogli la schiena vertebra dopo vertebra.
«Ma se hai tredici anni e ti stanno torturando i genitori davanti agli occhi sei più incline a farti scappare qualcosa. Soprattutto se tuo padre è il Capo di quella fazione e tu sei in possesso di informazioni che non dovresti avere» spiega freddo, logico, pragmatico.
La curiosità umana porta alla catastrofe, avrebbe commentato Liam solo qualche giorno prima, ma ora tace, la gola secca e il cuore che batte troppo veloce.
«Perché ci sei solo tu?» riesce in qualche modo a chiedere.
«Venire in tanti sarebbe stato troppo rischioso, Signore. Avremmo avuto più probabilità di farci scoprire.»
Liam aggrotta le sopracciglia, analizzando quelle iridi verdi ma opache, come un prato visto attraverso un muro d'acqua, uno strato di nebbia.
È sicuro che Jimmy stia prendendo ancora le Pillole Bianche, di nascosto, sotto il naso della fazione più grande della Resistenza inglese.
«Sei stato... bravo a non farti scoprire» constata.
«Imito molto bene le persone, Signore.»
Le mani di Liam tradiscono un leggerissimo tremolio.
«Qual è il tuo nome completo?»
«James Tennant, Signore.»
Liam trattiene il fiato.
Ne ha sentito parlare, degli individui che venivano chiamati attori, ha letto montagne di file segreti riguardo a loro, a ciò che facevano, al modo in cui indossavano le idee di qualcun altro, ma non li ha mai visti svolgere il proprio lavoro, né tanto meno li ha mai incontrati dal vivo.
Non avrebbe potuto, dopotutto; i film che andava a vedere con la Scuola, quand'era piccolo, non avevano attori. Avevano solo vittime e carnefici veri.
Liam è certo che Jimmy sarebbe uno di quegli attori, se solo esistessero ancora.
E poi s'irrigidisce, i muscoli che si contraggono addosso alla parete, perché le Pillole evidentemente non sopprimono quel talento che il ragazzo esercita del tutto inconsciamente.
Per un attimo Liam si chiede se quest'impulso non sia intrinseco all'istinto di sopravvivenza di Jimmy, perché se così fosse si dovrebbero tenere sotto osservazione parecchie cose e parecchie persone.
E poi si dice che non lo vuole fare e le labbra gli tremano dal terrore.
«Hai imitato il dolore dei Ribelli?»
Jimmy annuisce, serio.
«Li ho osservati durante l'attacco, Signore.»
Liam sa che dovrebbe congratularsi col ragazzo, a questo punto, ed elogiarlo per il lavoro svolto, ma non lo fa.
Non lo fa perché ha lo stomaco chiuso e si sente soffocare nell'immaginare Jimmy che cammina fra i Ribelli mentre i suoi compagni li ammazzano uno ad uno, Jimmy che studia il loro dolore smorfia dopo smorfia con sguardo critico, Jimmy che impara a memoria il loro ultimo rantolo, il loro ultimo grido d'aiuto, solo per poterlo riprodurre di nuovo.
Liam prende un respiro profondo, serrando la mandibola.
«Sei in contatto con la base militare centrale?» chiede infine.
Il ragazzo scuote la testa.
«Al momento no, Signore. Quel biondo non permette a nessuno di comunicare con l'esterno. Per questo devo portarla fuori al più presto, così potremo raggiungere la base e dichiararla al sicuro.»
«E poi?» domanda Liam con un soffio di voce.
Jimmy rimane in silenzio per un istante.
«Poi facciamo esplodere questa fazione, Signore.»
Liam gela sul posto, la bocca spalancata da cui non esce il minimo suono.
«Payne.»
I due si voltano simultaneamente verso il proprietario di quella voce familiare.
Zayn è a pochi metri da loro, con le braccia incrociate al petto e un sopracciglio inarcato, e non sembra affatto contento.
«Solo perché non ti ho rimesso le manette non significa che sei libero di andartene in giro a flirtare con chiunque, chiaro?» sbotta irritato, facendoli rilassare impercettibilmente perché non ha sentito.
Jimmy fa meccanicamente un passo indietro.
«Allora a presto... Liam.»
Con un'ultima occhiata che non tradisce assolutamente nulla, Jimmy si volta e si allontana seguendo la linea verde della metropolitana.
Lo sguardo che Zayn riserva a Liam è tutta un'altra cosa.
«Non ti sei divertito abbastanza nei Centri di Correzione?» sibila sprezzante, scagliandosi verso la sua figura immobile, aggredendolo sia verbalmente che fisicamente.
«Avevo tredici anni quando ci sono entrato, Malik» risponde, la rabbia che ribolle in tutte le sue cellule. «E quindici quando ne sono uscito, praticamente senza più stimoli in corpo. Non mi sono divertito, è stato un inferno.»
«E io ne avevo sedici quando ho perso i miei genitori per colpa vostra, pensa un po'» ringhia Zayn di rimando.
«Sono vivi» gli ricorda Liam.
«Oh, hai ragione, perché non ci ho pensato prima?» lo sbeffeggia l'altro con tono provocatorio. «Magari potremmo tornarcene a Londra tutti insieme e andare a trovare i miei giusto in tempo per il tè delle cinque. Oh, beh, sempre che non mi ammazzino prima, s'intende.»
C'è tanto di quel veleno nelle parole di Zayn che Liam quasi si stupisce nel non vederlo colare dai lati delle sue labbra, dalle sue iridi, come lacrime piene di ricordi di crimini atroci.
Apre la bocca per rispondere e si ritrova la canna di una pistola premuta sotto la mandibola, il viso di Zayn a pochissimi centimetri dal proprio, il suo fiato che gli s'infrange sul mento.
«Non dire niente, Payne» sussurra minaccioso, mandandogli scariche di brividi in tutto il corpo. «Non osare controbattere. Lo sai chi ha tradito Lottie.»
Liam deglutisce, il movimento del suo pomo d'Adamo che fa inarcare la pelle della gola contro l'arma fredda.
Poi annuisce, leggermente, solo una volta, e Zayn lo lascia andare e si allontana, dandogli le spalle.
Liam lo segue, qualcosa di ben diverso dal dolore a incendiargli la carne.

Twenty-eight past ten. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora