L'incontro

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Il pavimento ero freddo, mi girava la testa e sentì un leggero tocco sulla spalla. Mugolando cercai di aprire gli occhi, ma una luce accecante mi trafisse costringendomi a richiuderli.
- Stai tranquilla, non avere fretta.- disse una voce gentile in lontananza.
Con tutte le forze che avevo in corpo riuscì a mettermi seduta e mi presi la testa fra le mani. Avevo un martello pneumatico che mi trafiggeva il cranio.
- Adesso ti riprendi, vedrai.- continuò la voce gentile, adesso più vicina.
Lentamente riuscì ad aprire gli occhi e mi trovai a pochi passi da un ragazzo paffuto.
Sembrava più alto di me, ma era decisamente in sovrappeso, aveva due bellissimi occhi verde mela e folti capelli castani. Appena si accorse che lo stavo fissando indietreggiò di due passi imbarazzato.
- Come ti senti?- chiese timido, fissando la mia maglietta.
Io non risposi, mi guardai intorno spaesata, dove ero finita?
Ero chiusa in una stanza dalle pareti bianche, senza finestre ne porte, l'unico arredo erano due letti singoli appoggiati alle pareti, uno scaffale bianco, un box in acciaio in un angolo e un tavolo con due sedie in mezzo alla stanza, anch'esse bianche. Il neon appeso al soffitto rendeva tutto ultraterreno, come se ogni oggetto splendesse di luce propria.
- Capisci la mia lingua?- disse il ragazzo, gesticolando.
Provai a parlare, ma uscì un grugnito al posto delle parole.
- Si, perché?- risposi dopo essermi schiarita la gola e aver lanciato uno sguardo minaccioso.
Il ragazzo divenne leggermente rosso in volto e alzandosi si diresse verso uno dei due letti.
- Scusa, mi stavi preoccupando.- disse una volta rannicchiato sul materasso.
Mi alzai con calma, reggendomi alle pareti. Senza rispondere al mio coinquilino iniziai ad esplorare meglio la stanza. Il box in acciaio si rilevò essere un box doccia con gabinetto e lavandino all'interno, lo scaffale appoggiato al muro conteneva solamente due asciugamani grigi e un cuscino bianco. Non c'erano accessori o oggetti futili in quella stanza.
Solo una cosa attirò la mia attenzione, una parete era completamente spoglia fatta eccezione per due quadri di metallo decorati con due piccoli led. Mi avvicinai per toccarli, avevano le maniglie infossate, ma quando provai ad aprirle nessuna delle due si aprì.
- Quelle si aprono solo quando la luce rossa è accesa.- disse il ragazzo dal suo letto.
Io mi girai e lo fissai spaesata.
- Dove siamo?- chiesi quasi supplicando una risposta.
- Non lo so.- rispose lui soddisfatto di poter essere utile. - Mi sono svegliato qua un giorno prima di te, tutto solo, con la testa che scoppiava. Sembra non succeda niente di strano, anzi da una delle botole esce da mangiare tre volte al giorno, dall'altra non lo so ancora.
Comunque piacere, mi chiamo Max.- disse sorridendo.
Io lo guardai diffidente:- Alex.- risposi poi senza sorridere.
- Bel nome.-
Ignorai il suo sorriso bonario e continuai a girare per la stanza. Mi fermai davanti al minuscolo specchio appeso sopra il lavandino quando notai il mio riflesso. Era da tantissimo che non mi guardavo allo specchio.
Avevo folti capelli castani raccolti in una treccia che mi arrivava sotto le spalle, il volto pallido e magro metteva in risalto i miei occhi color ambra e un livido sullo zigomo destro, le mie labbra erano fine e secche e dovetti distogliere lo sguardo alla vista delle mie guance scavate. Prima di quella strana stanza non dovevo aver passato un bel periodo, al contrario del mio coinquilino, pensai girandomi a guardarlo.
- Sembra tu abbia visto un fantasma. - disse Max con un mezzo sorriso. In quel momento il mio stomaco emise un brontolio che quasi riecheggiò nella stanza e nello stesso momento si accese un led rosso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 27, 2019 ⏰

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