Cap 3 - Un perfido bambino

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Passò una settimana dalla convocazione e tutto sembrava essersi sistemato, Fisk era silenziosa come sempre e la megera non mi aveva più richiamato.

Ero in negozio, stavo mettendo a posto un paio di scatoloni sugli scaffali e un bambino iniziò a pedinarmi.
All'inizio non ci feci caso, ma non demordeva.

< Hem... non dovresti seguirmi, i tuoi genitori potrebbero preoccuparsi non vedendoti intorno >

Il bambino mi rispose con una pernacchia.
"Oddio, già mi sono svegliata col malditesta, ci mancava il bambino insolente"

< Ok... vieni con me che andiamo a cercare i tuoi... >
Non feci in tempo a finire la frase che ricevetti una chiamata. Strano. Guardai lo schermo e mi comparve un numero sconosciuto.

< Pronto? Chi parla? >
< Salve signora Scarlet, chiamo dalla segreteria della scuola, sono il preside Cambert, dovrebbe venire immediatamente >

Persi un battito. "Cosa diamine è successo per avermi chiamato il preside?"

Lasciai il bambino alla prima collega che trovai, urlandogli che dovevo scappare per un emergenza.
Infilai le chiavi in macchina e sfrecciai sull'asfalto. Probabilmente infransi qualche regola della stada, ma poco importa.

Davanti alla porta del preside, sentì degli schiamazzi acuti e dei 'non ho parole' pronunciati a voce troppo alta.
Entrai di corsa, avevo il fiatone e gli occhi fuori dalle orbite dalla preoccupazione.

Una donna con di fianco il suo bambino stava gesticolando animatamente.
Il suo sguardo si posò su di me, aveva un espressione schifata in viso.
< Oh, quindi è lei la madre di quella bambina? > mi squadrò da capo a piedi, probabilmente sorpresa dalla mia giovane età.

< Sono la sua tutrice > risposi seccata.

Era una donna sulla quarantina, aveva ancora i bigodini in testa, probabilmente conduceva una vita da casalinga senza gioie, visto che aveva tutte le buone intenzioni di rovinarmi la giornata.

< Cosa è successo? > mi rivolsi al preside, ignorando la donna. Un signore cicciotto ma con una faccia amichevole, probabilmente l'unico gentile in questa scuola del cavolo.

< Vede, stamattina durante l'intervallo Frisk ha spinto giù dalle scale Robert, il bambino di fianco alla signora.
Per fortuna si è sbucciato solo un ginocchio, ma rimane comunque il gesto >

"Cosa? Frisk non farebbe mai una cosa del genere, deve esserci un equivoco."

< Mi scusi, ma è sicuro che sia stata Fisk? >

< Lei sta per caso insinuando che il mio bambino sta mentendo? >
"È probabile, con una madre come lei"

< Voglio dire, forse stavano correndo sulle scale o giocando, può succedere >

Guardai per la prima volta il bambino.
Non mi sorpresi, vedevo chiaramente il suo sguardo malizioso. Si stringeva la gamba incriminata fingendo un dolore atroce.
"Adesso capisco, piccolo bastardo cosa gli hai fatto a Frisk?"

< Io non credo proprio!> rispose l'orco coi bigodini, incrociando le braccia al petto.

Strinsi i denti, con le persone false era difficile ragionare.

< Dov'è Frisk? > chiesi con una leggera nota di rabbia. Non riuscì a nasconderla.

< È in punizione, sta scrivendo un tema di scuse a Robert. Finché non avrà finito non lascerà la scuola, queste sono le condizioni della signora per non sporgere denuncia >

"Ma quale denuncia? Non ha proprio un cazzo da fare"

< D'accordo, se questo basta per mettere fine all'accaduto >
Sospirai, che situazione ridicola.

< Veramente pensavo ad una punizione più esemplare, ma il preside ha insistito che non c'è ne fosse bisogno visto che è la prima volta che succedeva >

"Dannato orco, ritornatene sotto un ponte"
Almeno il preside sembrava avesse un po' di sale in zucca, non lo ringrazierò mai abbastanza.

< Beh, spero che questo la faccia riflettere su come si educano i bambini >

"Cosa ha detto?" Fremevo dalla voglia di scaraventare lei è quella piccola peste fuori dalla finestra.
Tentai di calmarmi pensando alla mia sorellina, dovevo vederla.

< Posso andare a vedere come sta? > chiesi al preside. Non avrei più rivolto nemmeno uno sguardo a quella donna falsa.

< Certamente, spero solo che questo fatto non si ripresenti più. Le auguro di chiarire le cose con Fisk e di fargli capire le azioni del suo gesto >

Ringraziai il preside e uscì, sentì dei mugugni dietro di me, probabilmente non era contenta che l'avessi passata liscia.
Sorrisi soddisfatta.

Arrivata alla classe di Frisk, sbirciai dentro, era appoggiata al suo banco con la testa sul 'foglio delle scuse'.
Si era addormentata, non era abituata a quegli scombussolamenti.
Accarezzai la sua testolina, il respiro era dolce e regolare.
Non importa quello che potevano dire, sicuramente c'è una spiegazione dietro tutto questo.

Continuai a coccolarla, gli spostai un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, notai una macchia violacea sotto l'attacatura dei capelli.
"Figlio di..."
Gli aveva tirato i capelli, quindi si era solo difesa.

La svegliai dolcemente. Aveva gli occhi arrossati e il foglio aveva delle macchioline bagnate.

< Ciao sorellina, ho saputo quello che è successo oggi, che ne dici di andare a casa adesso? >

< Ma il tema... >
< Non ti preoccupare per quello, ci penso io >
< Va bene... >
Presi il foglio, era arrivata circa a metà, era evidente che non sapesse più cosa aggiungere.

Prima di uscire passai dal preside, adesso solo, gli piantai il foglio sulla scrivania.
< Questo è quanto, e dica a quella signora che dovrebbe badare di più a suo figlio o la denuncia glie la faccio io >

Rimase un attimo sconcertato e mi chiamo diverse volte. Ma ormai mi ero decisa che mia sorella non avrebbe mai più messo piede in questa scuola.

Andammo a casa, Frisk si diresse sul divano a guardare i cartoni, era rimasta in silenzio per tutto il viaggio e voleva essere lasciata in pace.

*** ora di cena***

Stava giocando con la minestra, non aveva appetito.
< Elis... > mi chiamò imbarazzata.
< Scusa > disse con la voce strozzata.

< Oh no, Frisk non ti devi scusare, penso di aver capito cosa è successo >

< È che, stavo disegnando quando Robert mi ha preso il quaderno, non voleva ridarmelo e l'ho rincorso fino alle scale.
Ero riuscita a prenderlo ma lui mi ha tirato i capelli > guadò il brodo ricordano l'accaduto.

< Era il mio quaderno preferito, gli ho detto di ridarmelo perché avevo fatto i disegni di mamma e papà, ed era molto importante.
Lui mi ha detto che sono una stupida orfana e che merito di restare sola >

Strinsi talmente forte i pugni da conficcarmi le unghie nel palmo.

< A quel punto... io... mi dispiace, non sapevo cosa fare per allontanarlo e l'ho spinto, non avevo fatto caso alle scale dietro >

Presi il suo visetto tra le mani e gli asciugai le lacrime.
< Tu non hai fatto nulla, e quel Robert, beh se lo è meritato >
Gli sorrisi e mi ricambiò.

< Che ne dici se ci guardiamo un film fino a tardi stasera? Domani ti faccio stare a casa così ti riposi >
"intanto che cerco un istituto migliore"

< Sii! > esclamò entusiasta.
< Io scaldo i popcorn, tu intanto scegli il film >
< Ok! > saltellò verso la tv.

"Troverò una soluzione sorellina, stanne certa"

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