Prologo - Questa è casa mia

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Abigail (Abby)

Non mi sembra vero.
E non sembra vero nemmeno alle amiche a cui l'ho raccontato. O alle persone a cui lo hanno detto i miei genitori.

E non sto parlando del fatto che, tra qualche mese, inizierò a lavorare con mio zio, no, ma della villetta.

Una ragazzina con una casa tutta sua?

Sì, proprio così, e non vedo perché dovrei vergognarmene.
La villetta l'hanno pagata quasi tutta mamma e papà, è vero, ma anche io ho fatto il mio; ho lavorato durante l'estate e anche tutti i fine settimana del resto dell'anno come cameriera per mettere da parte i soldi per contribuire all'acquisto.

E poi, ai miei non è pesato aiutarmi. Si fidano di me, visto che mi sono sempre dimostrata una ragazza con la testa sulle spalle, sanno con certezza che me la caverò senza intoppi con la mia nuova vita e sono felici di avermi dato una mano a compiere un passo verso l'indipendenza.

Basta, Abby.
Non devi giustificarti con nessuno e nemmeno sentirti in colpa, ma soltanto grata per questo dono.
Prendi un respiro profondo e preparati a vivere a testa alta la tua nuova esistenza da giovane donna indipendente.

Inspiro ed espiro prima di parcheggiare l'auto (l'unico catorcio che ho potuto comprare con gli ultimi risparmi rimasti) nel garage.

Mi rigiro tra le mani il mazzo di chiavi della villetta. Prima di infilare quella giusta nella toppa, mi fermo ad osservare le altre case adiacenti (e quasi identiche, tutte immerse in simili giardini dal prato verde e rigoglioso) alla mia.

Il mio nuovo vicino di casa, un ragazzo carino dai capelli corvini, sta controllando la posta che gli hanno lasciato sullo zerbino.

Presa dall'euforia, grido per farmi notare e porto in alto la mano per salutarlo. Lui, inizialmente perplesso, si decide poi a sorridermi e ad agitare in alto a sua volta le dita.

Non so che dirgli.
E inizio a sentirmi in imbarazzo.
Mi decido, quindi, ad entrare in casa.

Una volta dentro, inizio a guardarmi intorno. La villetta è già ammobiliata. Il figlio del vecchio proprietario ce l'ha venduta così e, sinceramente, non mi dispiace.
Mi piacciono molto i divani bianchi del soggiorno e il parquet. E le ampie finestre che ci sono in tutte le stanze del pianterreno; illuminano incredibilmente la casa.
E adoro il cortiletto a cui si accede da una porta che sta in cucina.

Butterò via qualche mobile, forse. Più tardi, però. O con il tempo, anzi.
Oggi vorrei soltanto riposare e fare un giro per il quartiere nel tardo pomeriggio. Ho intenzione di farmi degli amici.
Non so come.
Potrei preparare dei biscotti per i vicini, magari.
Ci penserò più tardi.

Poso la borsa sul divano e mi dirigo verso il piano superiore. Voglio farmi una bella doccia.

Niall

Mi soffermo a contemplare la villetta per un po' prima di entrare. Non riesco ancora a credere che zio me l'abbia lasciata in eredità.

Una volta dentro, lancio la giacca sul divano e raggiungo subito il piano superiore.

Percorro il corridoio e mi fiondo nell'ultima stanza a destra, quella degli ospiti in cui dormivo sempre. Mi avvicino subito alla chitarra abbandonata accanto alla scrivania e ci faccio scorrere sopra le dita.

Mi decido a prenderla dopo un po' e mi siedo sul letto.

Chiudo gli occhi. Li riapro di scatto quando inizio a strimpellare e, contemporaneamente, sento il getto della doccia che si aziona nel bagno.

Una casa per due [ IN REVISIONE ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora