Flashback 2 - Guantoni

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{20/Aprile/2003  Londra}

Un frastuono di passi riecheggiava tra le stradine logore di Londra. Le urla, le provocazioni, le risate erano coperte dal rumore del vento che gli colpiva le orecchie. I capelli fin troppo lunghi gli coprivano la faccia, non permettendogli spesso di vedere bene dove stesse andando.
Ringraziò il fatto che anche quel giorno avesse indossato una tuta, altrimenti sarebbe stato più complicato muoversi.
Strascicò la suola delle scarpe rumorosamente sull'asfalto, finché un muro non gli si presento davanti arrivando al capolinea di quell'inseguimento infernale.
<<Fine della corsa, pivello!>> gli urlò una voce sinistra, che provava fin troppo godimento.
<<Cazzo...>> sibilò una volta con le spalle al muro.
Il suo sguardo si soffermò sui dintorni in modo confusionario. Un vicolo cieco; le uniche cose visibili erano quattro volti scuri con un ghigno accecante che sbucava dall'oscurità.

Non era la prima volta che si ritrovava in una situazione del genere, ma fino ad allora era sempre riuscito a fuggire.
Ma adesso che non vi erano più vie di fuga, l'ansia incominciava a farsi sentire. La sensazione d'impotenza non gli era mai piaciuta.
La maggior parte dei ragazzi di undici anni non viveva situazioni simili, ma vivendo in un quartiere degradato era molto più difficile che non accadessero. E fino a quel momento era stato solo fortunato.
Adesso però si trovava ad affrontare quella realtà.
Da quel momento in poi avrebbe capito chi fosse: una preda o un cacciatore.
Anche se la situazione non era delle migliori.

Una mano gli afferrò i capelli biondi, strattonandolo. Un colpo arrivò al suo stomaco facendolo piegare in due emettendo un gemito di dolore.
Un altro prese la rincorsa mentre la presa sui suoi capelli era ancora ben salda, facendo partire un calcio che lo colpì in faccia.
Cadde per terra stringendo i pugni.
Aveva giurato a sé stesso che mai più si sarebbe sentito così.
Mai più.
Perché non era capace di mantenere una promessa fatta a sé stesso?

L'ultimo ragazzo che lo colpì sghignazzò, piegando le ginocchia per guardarlo con aria soddisfatta.
<<Che c'è? Ora non fai più tanto il duro, eh?>>
Liam piantò i palmi sul pavimento alzando il busto da terra per guardarlo con un mezzo sorriso devastato dal dolore.
<<Se credi... che colpirmi serva per farti smettere di essere una testa di cazzo... colpisci pure.>>
Il suo viso si fece ancora più cupo, pieno di rabbia, muovendosi velocemente per tirargli un calcio nello stomaco che quasi gli fece sputare sangue. E poi un altro ancora.
<<Quando capirai... che devi tenere chiusa quella tua fottuta boccaccia!?>>
Anche un terzo calcio lo colpì, mentre il suo corpo dolorante si contorse sul rigido suolo.
Un ragazzo di loro afferrò il braccio del suo aggressore, tirandolo via: <<Basta, vuoi per caso ammazzarlo?>>
Il quarto di loro fece una smorfia sadica, prendendo la parola mentre iniziavano ad allontanarsi.
<<Non vale la pena sporcarsi le mani con quel figlio di puttana. Lo sapete perché sua madre è così giovane? Perché a furia di fare la prostituta è finita per rimanere incinta di quell'aborto umano!>>
Il gruppetto si allontanò tra una risata e l'altra, ignari di quel che avevano appena scatenato.
Quelle voci continuarono a ronzargli nel cervello anche quando cessarono. Aumentarono d'intensità, s'ingigantirono, finché non riprese piena coscienza di quel che stava accadendo.
In lui si risvegliò la rabbia più pura. Gli occhi iniettati di odio, i denti stretti.
Non lo sentirono neanche rialzarsi, quando ad uno dei quattro arrivò un colpo in testa che lo fece barcollare e poi cadere.
Controllarsi era impossibile, una scarica di adrenalina gl'invase il corpo. Nella sua testa sentiva solo delle voci che gli urlavano "VENDETTA".
I tre ragazzi non fecero nemmeno in tempo ad accorgersene, che Liam colpì un altro di loro con un diretto in faccia che gli spaccò il setto nasale.
Se non era possibile scappare dai bulli, allora sarebbe diventato uno di loro.
Basta essere una preda, era il momento della caccia.

Ormai dimezzati i due si accalcarono contro Liam, mentre uno cercava di tenerlo fermo per le braccia.
<<Che gran figlio di puttana!>> urlò il ragazzo una volta che l'altro riuscì a bloccarlo per bene.
Pur sapendo di essere bloccato, Liam continuò a guardar loro con odio. Li sfidava con lo sguardo, quasi li implorava di continuare. Perché ogni pugno che riceveva accresceva la sua forza, era necessario.
Stava per arrivargli un pugno in faccia, che ormai stava bramando, quando qualcosa cambiò.
Un braccio forte bloccò da dietro il pugno del ragazzino, mentre gli altri due doloranti, accortasi della situazione si stavano già dando alla fuga.

<<Quattro contro uno, non è una battaglia molto leale.>>

Una voce forte, profonda. Una di quelle capaci di spaccare le pietre, di infrangere le acque.
I due ragazzi erano ormai tremolanti. Non ci misero molto a seguire i loro amici.
Una volta libero, Liam posò le ginocchia per terra, come se tutta quell'adrenalina si fosse improvvisamente esaurita.
Alzò lo sguardo in quell'attimo, facendo fatica a tenere gli occhi aperti come abbagliato da una luce fortissima.
Era un uomo forte, scuro di pelle, con grandi occhi castani, mani grandi. Sembrava una specie di gigante buono.
Sentì le forze mancargli. Ma non ci fu bisogno di fare molto, perché l'uomo lo prese sulle sue spalle trascinandolo via di lì.
La vista era confusa. Riusciva a vedere solo il pavimento sottostante e a sentire il rumore deciso di quei passi.
Qualche minuto dopo l'uomo lo fece scendere, potendo toccare nuovamente terra.
Si lasciò cadere su quello che sembrava una specie di sacco imbottito.
L'uomo si allontanò da lui.
Alzò lo sguardo, notando che si trovasse in una grande palestra sbandita, piena di polvere e con un ring di media grandezza bianco.
La luce filtrava dalle finestre rotte. Attorno a loro il silenzio più assoluto smorzato solo dal rumore dei passi dell'uomo.
Quella mano grande gli avvicinò una bottiglietta piena d'acqua fresca.
<<Tieni, hai bisogno di idratarti.>>
Prese la sua gentile offerta senza farselo ripetere due volte, mentre con lo sguardo lo scrutava colpito.
Chi era lui? E perché lo aveva portato lì?
Bevve un sorso d'acqua, lasciando la bottiglia ancora aperta sul sacco sotto di lui.
Fu quella voce ad attirare nuovamente la sua attenzione.
<<Erano molti più di te, non hai avuto paura?>>
Il ragazzo in un primo momento lo guardò, poi scosse la testa in modo orgoglioso.
<<Di chi? Di quei quattro decerebrati? Neanche un po'.>>
Mentiva. Inizialmente aveva avuto paura, ma l'aveva ignorata. Eppure quando sentì quel sangue caldo scorrergli velocemente nelle vene, della paura non riuscì a trovarne traccia.
Sul volto dell'uomo si disegnò un sorriso, come se gli avesse appena letto nel pensiero.
Si chinò verso di lui, prendendogli una mano e osservandone le nocche arrossate e con qualche livido che s'intravedeva. Liam ritrasse subito la mano, come imbarazzato delle sue stesse ferite, perché non abituato a tirare pugni. Eppure lo sguardo comprensivo dell'uomo lo fece sentire a suo agio.

<<Quel pugno... quello che hai tirato, era un perfetto diretto destro.>>
Vi fu qualche secondo di silenzio dopo quell'affermazione. Aveva proprio detto "diretto destro"?
L'uomo si alzò, mostrandosi ancora una volta in tutta la sua altezza.
<<Se istigato sei capace di sprigionare un'incredibile forza, peccato che senza il giusto controllo la precisione andrà a mancare.>>
Liam rimase sempre più interdetto. Gli stava veramente dando dei giudizi tecnici su quel che era appena accaduto?
Si alzò dal sacco sentendosi in qualche modo criticato. Anche se quell'uomo l'aveva aiutato, nulla gli dava il diritto di prendersi gioco di lui.
<<E allora?>>
L'uomo sorrise ancora. Quel sorriso lo confondeva ogni volta.
<<Credevo solo che, con il giusto allenamento, potresti diventare più forte di così.>>
Forte. Più forte. Era riuscito a centrare il punto in pochi secondi. Era questo quello che più di ogni cosa voleva.
Diventare forte, invincibile, finché ogni suo nemico non si sarebbe prostrato ai suoi piedi. Avrebbe abbattuto chiunque si fosse presentato sul suo cammino, avrebbe finalmente ucciso l'uomo che aveva infestato la sua esistenza.

Alzò lo sguardo con aria più determinata che mai, stringendo i pugni con violenza.
<<Cosa devo fare?>>
Dopo qualche secondo, la figura davanti a sé si allontanò, lanciandogli addosso un paio di guanti da boxe.
<<Combattere. D'ora in poi, questa sarà la cosa che saprai fare meglio.>>

~ Liam's Life ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora